La sede di Unicredit a Milano (foto Ansa)

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Per l'Italia è l'ora delle svolte e lo è anche per le banche

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Numero chiuso sulle spiagge, era la volta buona per un mojito.
Giuseppe De Filippi



Al direttore - Una delle alternative, per il neo amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel – scrive il Foglio del 7 maggio – è dire sì a Draghi, intendendosi con ciò la scelta di aderire al matrimonio con il Montepaschi. Per questo matrimonio, il bilancio pubblico, se si considerano le risorse impiegate in passato per il Monte, potrebbe venire a sostenere, aggiungendo da ultimo la prevista dote dei crediti fiscali, un onere complessivo di circa 11 miliardi. E’ difficile dire se effettivamente il premier abbia chiesto l’adesione di Orcel, rientrando la materia istituzionalmente nelle competenze (quanto meno di prima battuta) del ministro dell’Economia. Il fatto è che comunque, con la recente misura che ha elevato l’ammontare delle perdite fiscali differite trasformabili in crediti di imposte, si è compiuto da parte dello stato il passo che dovrebbe essere conclusivo per celebrare almeno gli sponsali di un istituto, il Monte, i cui gravissimi problemi iniziano con la dissennata, non ostacolata, acquisizione dell’Antonveneta. A questo punto, sarebbe singolare se si volesse fare il “più uno” e tentare di ampliare la dote pubblica prevista. Piuttosto, si dovrebbe discutere, se vi fosse la volontà di aggregarsi, sulle condizioni, sulle aree di riferimento, sulla tutela del personale. Ma ormai “il tempo si è fatto breve” e procrastinazioni di un problema aperto da un anno e più non sarebbero serie. Possono esistere, per entrambe le parti, delle alternative. Si è atteso l’insediamento di Orcel, il quale però, “in pectore” da circa quattro mesi e noto per la sua competenza, si sarà già fatta un’idea della prospettata aggregazione. E’ ora di decidere. Con i più cordiali saluti. 
Angelo De Mattia 

Un’aggregazione possibile per Unicredit, per provare a rafforzare la sua presenza al nord e competere con Intesa Sanpaolo è, come scritto ieri dal Foglio, certamente quella con Banco Bpm, mentre per Mps la sfida è diversa ed è anche una sfida del governo: provare a trasformare Monte dei Paschi di Siena non nella costola di Unicredit (non serve a nessuno dei due) ma nel cuore del terzo polo bancario italiano, cercando di creare un polo unico magari con Carige, Bper e Unipol (e anche con la stessa Bpm, se resisterà alle sirene di Unicredit). Per l’Italia è l’ora delle svolte. Lo è anche per le banche. 


 

Al direttore - “E poi non capisco questa società ipersensibile verso le bestie e indifferente all'umanità. Ho appena visto la pubblicità di un cibo per gatti castrati: ma ci sarà una differenza tra chi muore di fame e non ha da mangiare, 135 milioni di persone nel mondo, e l'attenzione agli animali domestici? Lo dico da uomo che ha due cani, Miele, un labrador, e Lady, un bracco tedesco. Mi incolpano di essere buddista col fucile, di andare a caccia, di togliere la vita, ma voi il pesce lo mangiate e chi uccide il tonno per voi, e i polli e i maiali e i bovini e i conigli e le anatre? ... A me della caccia piace il prima e farei anche a meno dello sparo, ma essere trattato da assassino non mi va". Questo il magnifico calcio al politicamente corretto assestato dal Divin Codino, al secolo Roberto Baggio, intervistato dal Venerdì di Repubblica. Il che, ripensando alle immagini di animali e bestie proiettate sulla facciata di S. Pietro in occasione del controverso sinodo amazzonico (per non dire di certa teologia animalista cosiddetta), da altra angolatura restituisce una fotografia piuttosto nitida sulla deriva in atto di un cattolicesimo sempre più attento alla salvaguardia degli ecosistemi e sempre meno a quella delle anime. Poi ci stupiamo delle chiese vuote?
Luca Del Pozzo



Al direttore - “Il pm non deve avere nessun tipo di parentela con il giudice e non deve essere, come invece oggi è, una specie di paragiudice. Chi, come me, richiede che (giudice e pm) siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell'indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il pm sotto il controllo dell’Esecutivo” (Giovanni Falcone). 
Michele Magno



Al direttore - Caro Cerasa, continui con forza la battaglia a favore del mercato e del profitto, perché siamo solo all’inizio. Guai a pensare che siamo di fronte a un momentaneo abbaglio di chi vuol bucare i salvagenti che ci stanno tirando fuori dalla pandemia e lasciarci indifesi dalla prossima. Siamo purtroppo dentro un classico dopoguerra durante il quale hanno facile corso le peggiori utopie: ricorda il primo Dopoguerra e la volontà in tutto l’occidente di “fare come in Russia”, che aprì la strada alle peggiori dittature mai viste in Europa? Nel secondo Dopoguerra, soltanto la divisione del mondo in due blocchi contrapposti ci evitò di fare la fine dell’Europa dell’est, ma non dimentichiamo che le teorie a favore dell’economia pianificata, per alcuni decenni, ebbero sostegni politici un po’ ovunque anche in occidente. Quindi, forza Cerasa, perché ne vedremo ancora delle belle.
Bruno Bottiglieri

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