Roma allagata e il Movimento 5 scuse. Basta soldi alla ricerca sul biodinamico
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 9 giugno 2021
Al direttore - Però questa Virginia Raggi sempre a galla, eh?
Giuseppe De Filippi
Nel 2015, Virginia Raggi prese in giro l’allora sindaco Ignazio Marino ironizzando sull’incapacità di Roma di governare fenomeni non del tutto imprevedibili come la pioggia. “Roma: domani piove. Gonfiate i gommoni”. Sei anni dopo, a Roma siamo allo stesso punto del 2015. Piove, i tombini non funzionano, le strade si allagano e Roma festeggia a modo suo la giornata mondiale degli oceani. Urge una rifondazione nel grillismo: da Movimento 5 stelle a Movimento 5 scuse.
Al direttore - Laddove il premier è bravo a tessere e rispettare, con egual misura, le iniziative di Letta o di Salvini (dalle aperture alle tasse, dai referendum alle alleanze), in molti opinionisti prevale la sdegnosa sufficienza: ogni iniziativa o polemica dei partiti di maggioranza è liquidata come velleità e disturbo al manovratore. Che invece, saggiamente, fa mostra di una consapevolezza: il suo tentativo, oltre che al governo dell’emergenza, è finalizzato al riassetto bipolare della politica italiana e alla fuoriuscita dalla dialettica impazzita imposta dal populismo e dal sovranismo, negli anni del pre-Covid. Laddove Draghi traghetta alla normalizzazione della competizione, molti opinionisti (e qualche leader in panchina) trattano, con fastidio, ogni mossa dei partiti di dare visibilità alla propria offerta politico-elettorale. Vale per le “anglosassoni” idee di Letta sulle patrimoniali, per i suoi tentativi di alleanze locali con il M5s, per il coraggio di Di Maio sulle gogne, per i tentativi di Conte di liberarsi di Rousseau, per l’idea di Salvini di federare il centrodestra. Tutte cose che, prese una per una, segnerebbero un avanzamento, un segnale di normalizzazione, un miglioramento della dialettica tra i partiti. Su certa carta stampata, invece, il giudizio è scontato e ripetitivo: mosse di disturbo, tatticismi, rumore, inciampi per il manovratore e la sua agenda. Così non si dà una mano né a Draghi né al ritorno della normalità politica in Italia.
Umberto Minopoli
Al direttore - La lettura del Foglio è diventata indispensabile non solo per chi vuole capirci qualcosa nelle complicate vicende della politica del nostro paese, ma anche per quelli che vogliono vederci chiaro nella politica della ricerca scientifica. Mi riferisco in particolare a quanto scritto da Enrico Bucci e Silvio Garattini in merito ai finanziamenti pubblici a progetti sull’attività dei preparati cosiddetti “biodinamici”, un settore di ricerca ampiamente sconfessato dalla comunità scientifica perché privo di qualsiasi solida evidenza scientifica e da qualcuno addirittura indicato come “un cumulo di sciocchezze“. Un aspetto paradossale della vicenda è constatare che anche ricercatori assolutamente convinti dell’inutilità di questi studi si apprestano e invitano a partecipare ai bandi per non perdere i relativi finanziamenti. Questa vicenda dimostra ancora una volta che la ricerca scientifica italiana, ampiamente sottofinanziata rispetto ad altri paesi europei, non può permettersi di sprecare denaro in studi inutili, ma deve destinare le risorse disponibili a progetti di ricerca basati su solide evidenze da affidare ai tanti validi ricercatori che nel nostro paese non mancano. Sarebbe certamente opportuno che il mondo accademico e quello della ricerca si facciano promotori di un appello volto a bloccare finanziamenti pubblici diretti a progetti di ricerca come quello sopra indicato.
Elmo Mannarino
ordinario di Medicina interna Università di Perugia