Passato e presente: Giuseppe Conte e Mario Draghi (Ansa)

Lettere

Immobilismo e governi fragili ieri, governo dei sogni oggi: le diverse declinazioni del trasformismo

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Sabato 5 giugno si è spento per un malore improvviso Giorgio Armillei, cattolico e riformista di Terni, avido lettore del Foglio: una copia di questo quotidiano non mancava mai in casa. Negli ultimi anni era particolarmente concentrato sul tema delle città e delle politiche urbane, e sul loro rilancio per la crescita economica e sociale dell’Italia. In un suo recente saggio sullo stato della Pubblica amministrazione italiana alla luce del pensiero weberiano scriveva: “La questione è cruciale: occorre valorizzare e non mortificare il dinamismo delle città, la loro capacità di combinare diversità e densità, anche in prospettiva post pandemica, rifuggendo dalle frettolose sentenze sulla loro inesorabile crisi. Naturalmente questo richiede in prima battuta robusti e mirati investimenti per il rafforzamento e la qualificazione delle burocrazie delle pubbliche amministrazioni locali, un coinvolgimento strategico delle utilities a partecipazione pubblica, programmi mirati, questi sì a gestione statale, per l’accompagnamento delle città a crescita più lenta, individuate tuttavia fuori dai consueti parametri geografici e regionali”. La scomparsa di Giorgio Armillei lascia un grande vuoto. Lo ricordano con profondo affetto il figlio, la moglie, la famiglia e gli amici tutti.
Francesco Armillei

Lo ricordiamo con affetto anche noi. Grazie e un abbraccio.


 

Al direttore - L’aumento dell’inflazione nell’Eurozona al 2 per cento, come riporta il Foglio, viene colto dai “rigoristi”, in particolare in Germania, per chiedere che si avvii il rientro delle operazioni non convenzionali di politica monetaria della Bce, a cominciare dal Piano pandemico di acquisto di titoli. La maggior parte sostiene, anche ai vertici della Banca centrale, che si tratta di un aumento transitorio e, dunque, non ritiene che le operazioni in questione debbano essere ridotte. Sarebbe questa, in ogni caso, l’occasione per cominciare a riesaminare, come propone il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il target dell’inflazione oggi “intorno ma sotto il 2 per cento” innalzandolo o comunque chiarendo il suo funzionamento, nonché per definire più adeguatamente il mandato dell’Istituto. Si dovrebbe porre sullo stesso piano della tutela della stabilità monetaria la difesa dell’occupazione e il contrasto dei mutamenti climatici. Visco, per la verità, afferma che si dovrà tener conto nell’esercizio del vigente mandato di questi due obiettivi. Tuttavia, non appare facile una operazione interpretativo-applicativa di questo tipo, pur essendo uno scopo sicuramente valido. E’ probabile che si direbbe, dai contrari, che in questo modo si modifica surrettiziamente il trattato Ue e si chiederebbe di cimentarsi su una riforma espressa di quest’ultimo, magari con il nascosto intento di bloccare la revisione. In ogni caso vale la pena sollevare queste esigenze che sono messe in luce dall’esperienza e che dovrebbero essere fatte proprie, pur nel rispetto dell’autonomia della Banca centrale, anche dal governo. Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia


 

Al direttore - Intervistato a “DiMartedì”, su La7, Giuseppe Conte ha detto: “La mia politica è curare le parole, la profondità del pensiero e non affidarsi agli ismi”. Inoltre, ha annunciato la prossima pubblicazione dei suoi discorsi pubblici, per dimostrare che nei due governi che ha guidato è rimasto sempre lo stesso, non ha mai cambiato registro. Le parole dell’ex avvocato del popolo, già punto di riferimento fortissimo delle forze progressiste, dimostrano che egli è un impeccabile rappresentante del nostro “carattere nazionale”. Coniata dai moralisti francesi del Seicento, la locuzione fa ingresso nella nostra letteratura con il “Discorso sopra lo stato presente del costume degl’Italiani” di Giacomo Leopardi (1824). Ma prima che il grande poeta prendesse la penna per dirci in prosa, brutalmente, come siamo fatti, la descrizione del carattere dell’italiano aveva occupato l’ingegno di molti artisti europei e tenuto desto lo spirito di osservazione di una fitta schiera di viaggiatori che, in particolare nel secolo dei Lumi, giungevano nella nostra penisola col proposito di completare la propria formazione classica grazie alla formidabile esperienza del Grand Tour. Tuttavia, partiti con programmi culturali ambiziosi, spesso tornavano in patria con taccuini pieni di massime antropologiche non proprio benevole con il Bel Paese, come quella di Pierre-Jean Grosley: “L’Italie est le pays où le mot ‘furbo’ est éloge” (1764). Giulio Bollati, nel saggio “Il carattere nazionale come storia e come invenzione”, ha scritto che nelle intenzioni degli esponenti della sinistra storica, a partire dal suo inventore Agostino Depretis, “il trasformismo era nato come equazione chimica: il passaggio da uno stato all’altro, dall’arcaicità al moderno, dal vecchio al nuovo. Ma si era rapidamente trasformato nell’opposto: immobilismo, consociazione di diversi solo apparenti, in realtà tenuti uniti dalla chiusura verso la società. Da qui indifferenza agli schieramenti, interessi particolari di singoli capibastone scambiati con l’interesse generale, governi fragili e in mano a drappelli di deputati pronti a vendersi al miglior offerente, affarismo. Per questa via il trasformismo assume definitivamente il significato peggiorativo che ha: distanza tra i propositi dichiarati e i comportamenti effettivi, abilità nel far propri temi e parole dell’avversario per svuotarli di significato, disponibilità a lasciarsi catturare, contrasti in pubblico e accordi in corridoio. Il trasformismo è apparenza, spettacolo, indifferenza al merito delle questioni. Il suo scopo è il potere in quanto tale”. Era ieri, ma sembra oggi.
Michele Magno

 

Caro Magno, dissento. Il trasformismo dell’Italia di oggi non è immobilismo o consociazione ma è, al contrario, movimento, crescita, progresso ed evoluzione. E non vorrei deluderla, ma il governo dei sogni, che è il governo Draghi, è un governo nato anche grazie al trasformismo che si è andato a strutturare in Parlamento (pensi a Italia viva) e grazie alle trasformazioni (che non sono trasformismo ma poco ci manca) di partiti come la Lega e il M5s che hanno scelto di far coincidere il proprio interesse (rifarsi una verginità politica) con l’interesse generale (provare a salvare il paese). E vedrà che anche sul prossimo presidente della Repubblica sarà necessario affidarsi al trasformismo, sotto banco, dei nostri parlamentari. Scommettiamo?


 

Al direttore  - Pur facendo le debite proporzioni tra i due eventi e le loro conseguenze, io trovo tracce della stessa follia tanto nel caso in cui una sindaca viene indagata perché un bambino si è schiacciato le dita in un asilo nido, quanto nelle pesanti condanne inferte a un ad delle Fs, che dormiva nel suo letto a parecchi km di distanza, quando una carrozza di un convoglio ferroviario proveniente dall’estero prese fuoco nella stazione di Livorno.
Giuliano Cazzola