Andrea Scanzi (foto LaPresse)

lettere

Scanzi, i pm e i caregiver del garantismo. Il Foglio in Sardegna

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Il pm di Arezzo ha stabilito che Andrea Scanzi non non aveva diritto a saltare la fila per il vaccino, ma che il responsabile della Asl è incorso in errore ritenendo che Scanzi appartenesse realmente alla categoria dei “caregiver” esibendo una certificazione 104 a carico di soggetto che presenta omonimia con la madre di Scanzi.  Tuttavia non risulta configurato il reato ipotizzato di abuso di ufficio. Il pm definisce la condotta di  Scanzi “eticamente censurabile, ma non penalmente perseguibile”. Ora speriamo che al Fatto quotidiano capiscano che questa differenza vale per tutti. 
Annarita Digiorgio 

 

Resta il fatto che non si capisce su quale base di principio un magistrato si senta in dovere di spiegarci non solo cos’è penalmente perseguibile (che è il suo lavoro) ma anche cos’è eticamente  censurabile (che non è il suo lavoro). Sarebbe bello dire che questa storia potrebbe insegnare qualcosa ai professionisti dello stato etico, ma credo che anche per quello sia necessario un caregiver del garantismo.


 

Al direttore - Il nostro Luciano Capone ripropone la vicenda Inpgi. Mi pare utile documentarne la vecchiaia. Il 3 ottobre 1996 il presidente dell’Inpgi di allora scrive un lungo articolo sul Corriere della Sera dove è detto tra altro: “Quella del dissesto è un’ipotesi del tutto teorica. Ma anche in un caso così drammatico gli iscritti sarebbero garantiti nelle loro aspettative dall’articolo 38 della Costituzione il quale dispone  che i ‘lavoratori hanno diritto  che siano provveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita’”. Il 7 ottobre mando una lettera al Corriere  e sintetizzo come segue il senso di tutto lo scritto: “Teniamoci la nostra cassa finché i conti vanno bene e ci assicurano trattamenti privilegiati pronti a cercare l’ombrello Inps quando le cose cambieranno”. Il Corriere non pubblica la mia lettera e io la mando al presidente dell’Inpgi con un bigliettino: “Almeno lei la possa conoscere”. Il presidente mi risponde il 19 novembre definendo la mia interpretazione “maliziosa e inesatta”. E assicurando che mai e poi mai la categoria farà ricorso al denaro dei contribuenti. Sarà inevitabile ricorrere all’Inps. Lo si faccia applicando tutte le regole Inps con il ricalcolo delle pensioni. Diversamente saranno di nuovo risorse sottratte alle nostre famiglie che non sanno come destreggiarsi nell’assicurare assistenza ai nonni non autosufficienti. Cordiali saluti.
Aldo Amoretti

 

Domanda legittima e doverosa di Salvatore Merlo su questo tema. Molti editori salvano legittimamente i giornali con i soldi dell’Inpgi, prepensionando. I prepensionati continuano legittimamente a lavorare. L’Inpgi fallisce. E i non pensionati pagano per tutti. Oggi e domani. Domanda, si spera legittima. Ma il sindacato chi difende? E la politica che dice? E i segretari che promettono il voto ai sedicenni che dicono? E i giornali che ogni giorno ci invitano a pensare ai giovani con chi stanno? 



Al direttore - Sabato scorso, acquistando l’Unione sarda, ho avuto la graditissima sorpresa di poter acquistare in Sardegna anche una copia del giornale da lei diretto. Vi ho trovato una marea di articoli approfonditi e stimolanti su molti dei più attuali temi della politica e della cronaca nazionale e internazionale. Le faccio i miei più sentiti complimenti.
Enrico Salone

 

Grazie. Siamo tornati in Sardegna: ci saremo per tutti i weekend dell’estate. E forse anche di più. Grazie e buona lettura. 



Al direttore - Non mi era mai capitato di ricevere una mail che iniziasse così: “Car* tutt*”. E’ successo oggi, e la cosa mi ha impressionato. Era un messaggio a sostegno della legge Zan, firmato da un noto politico del Pd. Quegli asterischi non segnalano solo conformismo e disprezzo della lingua italiana (oltre il limite del ridicolo). Io ci vedo una radice comune a tutti i totalitarismi, che da più di due secoli fanno breccia nelle menti ingenue grazie alle buone intenzioni da cui paiono ispirati: l’idea che la società e la lingua non siano sistemi vivi, come tutte le strutture umane, in continua e necessariamente lenta evoluzione, ma una materia plasmabile dall’alto per decisione politica finalizzata ad attuare il regno della virtù. L’eterno giacobino, da Saint-Just a Zdanov ai profeti del gender.
Enea Dallaglio



Al direttore - Basta un articolo per riabilitare il professor Cacciari? Forse Berardinelli è troppo generoso. Io penso che l’illeggibilità di Cacciari e la sua facile “ascoltabilità” siano le due facce di una stessa medaglia. Altrimenti non si spiegherebbe come un filosofo così profondo sappia parlare poi solo terra terra, come un Frate Indovino ai giardinetti. L’ipotesi più probabile è che non abbia niente da dire, se non cose generiche, ovvie e sfumate.
Fabrizio D’Alfonso

Di più su questi argomenti: