(foto LaPresse)

Normalità, non rivoluzione, per la giustizia. Silenzio sulla Murgia

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - L’ottimismo di Bonafede: i 5 stelle sono come gli altri.
Giuseppe De Filippi



Al direttore - Come ha mostrato di sapere una che se ne intende, la ministra Cartabia, “giustizia ritardata è giustizia negata” (Montesquieu).
Michele Magno

 

Come ha mostrato di sapere uno che se ne intende, Draghi, la vera rivoluzione per l’Italia, quando si parla di giustizia, non è rivoluzionarla, ma è provare a tornare alla normalità, cercando, molto semplicemente, di costruire uno stato di diritto rispettoso della nostra Costituzione. Articolo 27: l’imputato non sia considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Articolo 111: ciascun cittadino ha diritto a una durata ragionevole del processo. Articolo 112: l’obbligatorietà dell’azione penale sia volta a garantire l’indipendenza del pubblico ministero, quale organo appartenente alla magistratura, e l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Normalità, non rivoluzione.



Al direttore - Come docente dell’Università di Padova, che fu medaglia d’oro per la Resistenza, vorrei qui esprimere la mia tristezza per una vicenda che potrebbe gettare un’ombra sul buon nome del mio ateneo. In breve: nell’ambito della cerimonia per l’attribuzione del Premio “Elena Lucrezia Cornaro Piscopia” (prima donna laureata al mondo), la scrittrice Michela Murgia è stata invitata a tenere una Lectio sull’importanza delle parole nella discriminazione femminile. Fin qui, tutto bene, un evento di altissima civiltà. Sta però di fatto che, come riportato anche dal suo giornale, una settimana fa, Michela Murgia su Instagram ha dichiarato, dicendosene fiera: “La penso come Hamas”. All’intervistatore che le chiedeva se stesse scherzando, Murgia rispondeva: “Su Gaza non scherzo mai”. A questo punto qualsiasi persona ragionevole si aspettava una revoca dell’invito da parte dell’Università di Padova o, almeno, un comunicato ufficiale di estraneità dell’ateneo patavino alle clamorose esternazioni della scrittrice sarda. Nulla di tutto ciò è successo, nonostante io e altri docenti avessimo insistentemente sollecitato le autorità accademiche a prendere posizione, e così la Lectio da una storica sala dell’Università è stata regolarmente tenuta e anche trasmessa online. Nessuna parola è stata pronunziata sulla questione Hamas da parte dell’autorità che ha presenziato alla cerimonia, se non per definire l’interessante intervento di Murgia “commovente”. Concludo testimoniando che tutte le persone – docenti, personale amministrativo, studenti – con cui ho parlato della cosa si sono dette sconcertate. Mi consola perciò pensare che l’Università di Padova sia  altro da questo che, confido, rimarrà solo un increscioso e brutto incidente.
Franco Rampazzo

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