(foto Ansa)

lettere

È vero, c'è proprio differenza tra essere liberali ed essere cretini

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Europa, Nato, Vaccini. Basterebbe questo trittico di parole per definire perimetro e programma di una forza politica liberale e moderata. Il partito che non c’è ma che oggi rocambolescamente governa, con Draghi. Siccome però prima o poi gli italiani saranno chiamati a rieleggere il Parlamento chi avrà il coraggio di smarcarsi dalle tentazioni sovraniste e no vax, ma anche da quelle filocinesi e filorusse, e scrivere “Europa, Nato, Vaccini” sui manifesti 6x3?
Piercamillo Falasca 

 

Alcune coordinate giuste per identificare i liberali con la testa sulle spalle sono anche in questo formidabile tweet di Carlo Calenda: “Mi scrivono che la posizione giusta per un liberale sarebbe: libertà dal vaccino, no green pass, no chiusure e no obblighi in generale. C’è un po’ di confusione tra essere liberale e essere cretino”. Perfetto. 

 



Al direttore - In un paese normale la nomina di un’economista  di fama mondiale, come Elsa Fornero,  in un Consiglio di indirizzo sulla politica economica  sarebbe salutato come una scelta felice del governo, come un segnale di un impegno serio in un momento tanto importante come l’attuale. Invece si sta ripetendo – sul versante opposto – l’infamia che ha indotto  150 economisti a sottoscrivere una lettera di protesta contro l’ingresso, in un altro organismo operativo della Presidenza del Consiglio, di due esperti tacciati di neoliberismo. Tuttavia, tra le due fatwe c’è una differenza:  l’iniziativa dei  “magnifici 150” ha suscitato un coro abbastanza generale di critiche. Nel caso di  Fornero  vi sono stati commenti discutibili, anche da parte di grandi giornali, con ammiccamenti beoti al ruolo che l’ex ministro ha svolto nel campo delle pensioni, come se fosse assodato, ormai in sede storica, che la  sua era una riforma  sciagurata che ha impedito agli italiani di andare in quiescenza. Ciò  in un paese il cui le pensioni di anticipate sono quasi due milioni più di quelle di vecchiaia. La cancel culture è tra noi. 
Giuliano Cazzola 

 

Lo spettacolo del governo che trolla i populisti è uno degli show migliori dell’èra Draghi: speriamo che duri.


 

Al direttore - Quando il pensiero corre a Cuba, al suo straordinario popolo, le prime parole che vengono in mente sono dignità e generosità. Ma oggi, nel 2021, dopo più di mezzo secolo di regime, è giunto il momento che la gente di Cuba si appropri anche di una “nuova” parola. E quella parola è libertà. Per troppo tempo la sinistra italiana ha eluso una seria riflessione sulle reali condizioni di vita nell’isola caraibica arroccandosi dietro la narrazione epica dell’epopea rivoluzionaria. Troppo difficile rinunciare ai miti fondativi della propria identità, troppo doloroso aprire gli occhi su una realtà che racconta uno spaccato diverso rispetto agli ideali che avrebbero dovuto trovare piena realizzazione ma sono miseramente naufragati in un mare di retorica. Troppo cinico, tuttavia, intestardirsi a giocare a fare i rivoluzionari con la miseria, le privazioni, i sacrifici degli altri. Nessuno di noi potrà mai dimenticare gli eroici medici cubani che vennero in soccorso del nostro paese nell’ora più buia della pandemia. Nessuno potrà cancellare le sofferenze di un popolo dovute anche a un embargo ingiusto e immorale che lo stesso Barack Obama provò a mitigare in cambio di aperture e riforme. Ma il secolo delle ideologie che ingabbiavano le legittime aspirazioni di libertà dei popoli è alle nostre spalle. Ora anche per Cuba è arrivato il momento di una nuova rivoluzione, una rivoluzione democratica. Chi ama Cuba, chi ha a cuore il destino del suo popolo, non può fare altro che sperare  che un capitolo di storia, con le sue luci e le sue ombre, vada in archivio e lasci il posto a un futuro tutto da scrivere. Un futuro di speranza, libertà e democrazia.
Davide Faraone

 

A proposito di Cuba. Colpisce il silenzio di grandi e piccoli giornali sulle gravi minacce rivolte a Loris Zanatta all’Università di Bologna, reo di aver espresso ripetutamente il suo punto di vista fortemente critico contro il regime di Cuba. Il tutto nella stessa università dove anni fa alcuni così detti collettivi fecero irruzione in aula per insultare Angelo Panebianco, reo a sua volta di aver scritto sul Corriere un articolo non gradito sulla Libia. Sarebbe bello se il Pd avesse il coraggio di invitare Loris Zanatta a parlare di Cuba in una delle sue grandi feste dell’Unità. Bologna, che aspetti?

Di più su questi argomenti: