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Appello per le donne, per i diritti e contro l'islamismo. Noi ci siamo

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Gentilissimo Cerasa, non posso esimermi dal disturbarla, perché il Suo odierno articolo, sull’ipocrisia del sovranismo nostrano (e non solo), merita un apprezzamento sincero. Dovrebbe essere studiato da chi desideri comprendere la situazione politica del nostro paese. Grazie, cordiali saluti.
Alfredo Branzanti 


 

Al direttore - Caro direttore, come molte altre volte condivido la diffidenza per il femminismo ideologico che lei esprimeva nel commento “Cosa significa il ritorno del burqa. Femministe ci siete?”, eppure non l’ho visto all’opera in questa circostanza, anzi. Proprio nell’opinione pubblica femminile fin da subito e in pochissime ore, ho visto l’allarme, il dolore e l’indignazione per la riconsegna dell’Afghanistan ai talebani, la preoccupazione e la disperazione per la sorte delle donne e dei bambini. Le donne non si sono rassegnate all’impotenza e all’ineluttabilità dei fatti, nemmeno per un attimo. Ne sono testimonianza le nette prese di posizione e gli innumerevoli interventi sulle piattaforme dei social media e non solo: io stessa ho sentito subito l’urgenza di scriverne e ho ricevuto molte sollecitazioni da parte di tante donne che mi chiedevano indicazioni su qualcosa da poter fare, qualunque cosa. Si sono susseguiti dal primo momento appelli, raccolte fondi, manifestazioni di solidarietà, disponibilità ad aiutare nell’accoglienza di donne, bambini e profughi da parte di reti e amministratrici. Gli appelli di cui sono a conoscenza sono stati battuti dalle agenzie di stampa e hanno raccolto uno schieramento straordinariamente largo e attivo. Lei scrive che non si sono viste manifestazioni di piazza, ma la prego di considerare che è forse segno di responsabilità (femminile), in tempi di pandemia. Abbiamo quindi il problema opposto – mi permetta di farglielo osservare – a quello che lei lamenta, e cioè che le iniziative femministe sono talmente tante che non riusciamo a coordinarle. Già oggi il sottosegretario ai Diritti umani del ministero degli Esteri riceverà una prima, folta delegazione delle associazioni mobilitate, che premono per l’attivazione immediata di corridoi umanitari. Sono reti di centri antiviolenza, case delle donne, organizzazioni non governative impegnate in Afghanistan per l’empowerment delle donne e, oggi, per aiutare chi rischia di più a uscire in fretta da quel paese. E molte sono pure le azioni messe in campo per aiutare chi invece decide di restare lì e non arrendersi. Eppure queste sono soltanto alcune delle iniziative femminili e femministe di cui sono al corrente, e cui ho dato personalmente la mia adesione, ma so per certo che molte altre sono in corso. Sinceramente, credo sarebbe da parte del Foglio molto poco ideologico sostenerle e renderle note.
Valeria Valente, senatrice Pd, presidente commissione d’inchiesta sul femminicidio e contro ogni forma di violenza di genere, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali 

 

Cara Valente, grazie della mail, che mi mette e ci mette allegria, perché sapere che vi sono donne desiderose di mettere al centro del proprio impegno civile la tutela delle donne sottomesse all’islamismo regala ottimismo rispetto al futuro. Dunque, bene. Mi chiedo solo una cosa, a costo di essere considerato provocatorio: siamo, siete, pronti a estendere il vostro impegno civile per combattere ogni forma di estremismo islamista che tiene le donne intrappolate, in nome di una interpretazione letterale del Corano? Detto ancora meglio: vogliamo dire che per le donne impegnate nella tutela dei diritti delle donne non esiste una battaglia più importante di questa? Per le donne, per i diritti e contro l’islamismo. In Afghanistan e in Europa. Noi ci siamo. E grazie.



Al direttore - Con la presente le chiedo un’immediata rettifica dell’articolo di Salvatore Merlo dal titolo “Per i partiti le suppletive di Primavalle sono da disertare”. Il tono e le parole espresse sulla mia persona sono diffamatorie e offensive e viene riportato un solo fatto su di me che non corrisponde a verità e per il quale ho sporto querela nei confronti del giornalista che lo inventò e del direttore del suo giornale. Ritengo che la stampa sia la base della democrazia ma un articolo come quello pubblicato ieri è uno strumento di killeraggio mediatico che vorrei non leggere su un giornale come il Foglio. La prego gentilmente, quindi, di pubblicare questa rettifica così com’è e di cancellare dal sito e dai social la notizia. Cordiali saluti.
Elisabetta Trenta

Risponde Salvatore Merlo:
L’articolo, che non è certo un killeraggio, non riguardava il cagnolino Pippo mandato a casa con l’auto blu. Quel dettaglio, l’unico che la signora smentisce, è preso pari pari dai giornali. Se non è vero, me ne scuso. Comunque lo sapremo presto, perché certamente la querela che la dottoressa Trenta ha fatto “al giornalista che se l’è inventato” andrà a buon fine.



Al direttore -  A leggere il magistrale intervento del cardinale Sarah sul Figaro e opportunamente ospitato dal Foglio martedì scorso  (“La Chiesa è ancora in grado di rispondere alle domande dell'uomo d’oggi?”), si ha chiara la misura della distanza siderale che separa buona parte del discorso pubblico ecclesiale da quello che è il vero problema che affligge oggi la chiesa, a prescindere che si tratti delle turbolenze in odore di scisma della chiesa tedesca o degli scandali finanziari, dei mal di pancia di una fetta dell’episcopato Usa nei confronti di Roma o di provvedimenti che si volevano (forse) inclusivi ma che alla prova dei fatti si stanno dimostrando divisivi. Problema che il cardinale Sarah ha messo a fuoco con la lucidità che gli è propria nel momento in cui ha ricordato un paio di concetti spesso e volentieri sottaciuti: a) innanzi a un mondo che bussa e chiede alla chiesa di svolgere un ruolo di “fondamento solido” della civiltà e della società, la chiesa  – ricorda il porporato – “non ha altra realtà sacra da offrire che la sua fede in Gesù, Dio fatto uomo. Non ha altro scopo che rendere possibile l’incontro degli uomini con la persona di Gesù”; b) ne consegue che per poter “rispondere alle attese del mondo, la chiesa deve quindi ritrovare se stessa, e assumere la parola di san Paolo: “Non volevo conoscere tra voi altro che Gesù e Gesù crocifisso”. Ma ciò implica a sua volta che la chiesa deve “smettere di considerarsi un sostituto dell’umanesimo o dell’ecologia. Queste realtà, benché buone e giuste, sono per la chiesa nient’altro che conseguenza del suo unico tesoro: la fede in Gesù Cristo”. Come si vede, torna la questione attorno alla quale tutto ruota: cosa predica oggi la chiesa? Cosa sta in cima alla sua agenda? Quali le sue priorità? Questioni certo non nuove, se è vero che il 19 agosto del 1981, l’allora pontefice Karol Wojtyla rivolgendosi ai giovani pellegrini convenuti a Santiago de Campostela per la Giornata mondiale della gioventù, a un certo punto disse:   “Sono convinto che, come quasi tutti i giovani d’oggi, voi siete preoccupati per l’inquinamento dell’aria e del mare e che il problema dell’ecologia vi sta a cuore. Siete colpiti dal cattivo uso dei beni della terra e dalla distruzione progressiva dell’ambiente. E avete ragione. Occorre intraprendere un’azione coordinata e responsabile prima che il nostro pianeta subisca dei danni irreparabili.  Ma, cari giovani, esiste anche un inquinamento delle idee e dei costumi, che può condurre alla distruzione  dell’uomo. Questo inquinamento è il peccato, da cui nasce la menzogna.  La verità e la menzogna. Occorre riconoscere che molto spesso la menzogna ci si presenta sotto le spoglie della verità. E’ quindi necessario acuire il discernimento per riconoscere la verità, la Parola che viene da Dio, e rifuggire le tentazioni che vengono dal “Padre della menzogna”. Proprio in quel 1989 in cui sarebbe crollata una delle più grandi menzogne della storia, Giovanni Paolo II parlò di un “inquinamento delle idee  e dei costumi” ben più grave dei pur importanti problemi ecologici. Sono passati appena tre decenni e la questione ecologica sta in cima ai pensieri della chiesa. Non credo serva aggiungere altro. 
Luca Del Pozzo

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