Tamponi gratis al posto dei vaccini? Meno scemenze, più green pass

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 16 settembre 2021

Al direttore - Da accanito referendario di antico pelo, non posso che rallegrarmi per il fatto che l’istituto sia ancora vivo, si siano snellite le procedure per la raccolta firme, che migliaia di cittadini accorrano ai banchetti a sottoscrivere i quesiti referendari, o utilizzino lo strumento dello Spid. Il referendum abrogativo è uno strumento costituzionale; come ci ricordava sempre Marco Pannella è la seconda “scheda” in mano all’elettore. C’è chi sostiene che facilitate le modalità per la raccolta firme è tempo d’alzare il numero necessario per chiedere il referendum, per scongiurarne l’abuso. Si faccia pure: si porti a 700 mila, a un milione, si tracci una ragionevole proporzione con il numero degli aventi diritto di voto.   Al tempo stesso, si varino due “piccole” riforme:   a) abolire il quorum: contano solo i Sì o i No. Chi si astiene non può essere accorpato ai non abrogazionisti (sarebbe sbagliato anche il contrario). Gli “assenti” semplicemente lasciano ai “presenti” la responsabilità di decidere;   b) l’informazione: almeno il servizio pubblico radio-televisivo ha il dovere di assicurare trasmissioni di “conoscenza”: luoghi di confronto e dibattito, ma anche di “tecnica” informazione: cosa e perché si chiede di abrogare questa o quella legge. Un cittadino consapevole e informato deciderà così in scienza e coscienza come votare o (anche) non votare. Come ci ricorda Luigi Einaudi: “Conoscere per deliberare”.
Valter Vecellio


 

Al direttore - Il lavoro agricolo si svolge essenzialmente all’aria aperta. Dai dati delle autorità sanitarie risulta che solo un numero limitato di contagi si è registrato nelle nostre imprese. E l’attività produttiva non si è mai fermata, anche nella fase più dura del lockdown. Detto questo, siamo in ogni caso favorevoli all’estensione della carta verde al settore del lavoro privato. Essenzialmente per due motivi. In primo luogo, vogliamo assicurare le migliori condizioni di sicurezza ai dipendenti, ai fornitori e a tutti coloro che frequentano a vario titolo le nostre strutture, come nel caso dell’agriturismo. Da parte nostra, inoltre, c’è la massima disponibilità a discutere e a concordare con i sindacati modalità e condizioni di applicazione delle decisioni del governo. In secondo luogo, non siamo usciti dall’emergenza sanitaria. Dovremo ancora convivere con la pandemia e la vaccinazione è l’unico strumento attualmente disponibile per limitare i contagi e la circolazione del virus.
L’economia italiana non può permettersi ulteriori blocchi. L’attività produttiva è in forte ripresa e la crescita del pil sarà alla fine dell’anno superiore alle stime più favorevoli, se non ci saranno forzate interruzioni. E’ in forte aumento anche la presenza dei prodotti italiani sui mercati internazionali, come testimoniato dal recente rapporto della Sace. Le esportazioni del settore agroalimentare, in particolare, potrebbero raggiungere a dicembre il livello record di 50 miliardi di euro. In aggiunta, sta per partire la messa in opera del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), da cui dipende la ripresa di un percorso di crescita solida e duratura, dopo una fase di stagnazione del reddito, della produttività e degli investimenti pubblici durata oltre un decennio. In quest’ottica, l’estensione del green pass non è assolutamente una forzatura; bensì una sorta di atto dovuto nei riguardi dei cittadini, dei lavoratori e delle imprese.

Massimiliano Giansanti
presidente di Confagricoltura

 

L’equazione è semplice. Più green pass uguale più vaccini. Più vaccini uguale meno contagi. Meno contagi uguale meno varianti. Meno varianti uguale più libertà. E chiunque tenti in qualsiasi modo di ostacolare questo percorso, facendo il furbo sul green pass, soffiando sul fuoco del complottismo, proponendo tamponi gratuiti come alternativa ai vaccini, sta combattendo una battaglia molto pericolosa, destinata non a proteggere le nostre libertà ma ad aggredirle rendendo la lotta contro la pandemia meno efficace rispetto a quanto potrebbe esserlo. Meno scemenze, più green pass.



Al direttore - L’introduzione a firma di Benedetto XVI – scritta per la pubblicazione del libro “La vera Europa” (Cantagalli) che raccoglie testi scelti del Papa emerito (il Foglio 16/09) – è non solo un contributo di chiarezza offerto alla chiesa cattolica sul terreno teologico e dottrinale intorno a questioni umano-divine quali matrimonio, omosessualità e altre simili, ma anche un potente invito al ritorno metodologico all’argomentare “classico” sulle cose e i conflitti secondo essenze e limpidi sillogismi: insomma “un’adeguazione dell’intelletto” alla realtà, svelandone così contraddizioni irrisolte. Applausi.
Alberto Bianchi

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