Lettere
Rileggere Paolo Borsellino sulla legalizzazione della cannabis
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - “Mai così tanti dovettero così tanto a così pochi”. Con queste parole Winston Churchill volle riconoscere il ruolo svolto dai piloti della Raf nella Battaglia d’Inghilterra. Senza voler fare paragoni tra la diversa situazione di allora e di oggi, anche noi possiamo dire: “Mai così tanti dovettero così tanto a due sole persone”: Sergio Mattarella e Mario Draghi.
Giuliano Cazzola
Al direttore - Sono qui che mi interrogo sulla liberalizzazione della cannabis. Non è che sia favorevole, però è anche vero che se qualche noto commentatore/trice o scrittore/trice e categorie equiparabili, dall’irresistibile desiderio di farsi notare o peggio di spiegarci come campare, ecco se passasse esclusivamente all’irresistibile desiderio di farsi una canna… Beh, tutto sommato.
Valerio Gironi
Spiace ma sono contrario. E lo sono almeno per due ragioni. Primo: non trovo giusto legalizzare l’uso di sostanze che possono provocare danni alla salute. Secondo: mi sembra una sciocchezza dire, come fa Roberto Saviano, che legalizzare la cannabis serve a contrastare la criminalità organizzata. Lo è per ragioni numeriche (su 100 persone che fanno uso di sostanze stupefacenti solo il 5 per cento usa droghe leggere. Di questi solo il 25 per cento è maggiorenne, mentre l’altro 75 per cento è composto da minorenni, che continuerebbero a comprare cannabis illegalmente dunque anche a seguito della legalizzazione della cannabis, a meno che non si voglia autorizzare la vendita di hashish e marijuana anche ai minorenni). Ma lo è anche per altre ragioni spiegate poco prima di morire da Paolo Borsellino. Sentite qui: “La legalizzazione degli stupefacenti non può rappresentare uno strumento per combattere la mafia. Oggi è vero che il business più importante della mafia è il traffico delle sostanze stupefacenti e qualcuno ha sostenuto: ‘Se noi eliminiamo il traffico clandestino e legalizziamo il consumo di droga abbiamo contemporaneamente levato dalle mani alla mafia la possibilità di ottenere tutti questi guadagni illeciti ed essere così potente’. Tuttavia forse non si riflette che la legalizzazione del consumo di droga non elimina affatto il mercato clandestino, anzi avviene che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime a essere investite dal mercato clandestino (…) Resisterebbe poi un ulteriore traffico clandestino che è quello delle droghe micidiali, che per le stesse ragioni lo stato non potrebbe mai liberalizzare (…) Ci sarà un’ulteriore parte del mercato clandestino dovuto a tutti coloro che per qualsiasi ragione non vorranno ricorrere al mercato ufficiale: per non essere schedati, per non essere individuati, per ragioni sociali, eccetera”. Sorry, io non firmo.