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E il nucleare allora? Si può fare. Niente male, detto da Greta
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Gli errori dei figli (soprattutto se terzogeniti) non ricadono sui padri né sugli zii (Robert e John Kennedy).
Giuliano Cazzola
Spiace dirlo, ma chiunque in questi giorni abbia dato voce, sui giornali e sui media, alle parole deliranti di Robert Kennedy Jr. senza aver presentato il suddetto signore come merita di essere presentato, un fuori di testa, ha scelto anche solo per un attimo di dare dignità alle tesi di chi sostiene, come Kennedy Jr., che sulla pandemia “i politici sono asserviti a Big Pharma”; che i governi “amano la pandemia perché consente di imporre il controllo sulla popolazione”; e che persone come Bill Gates e Anthony Fauci “hanno pianificato e pensato a questa pandemia per decenni”.
Al direttore - Dopo aver esaltato l’attivista ecologista Greta Thunberg, gran parte dei media ha cambiato atteggiamento e ha iniziato a criticarla severamente qualificandola come qualunquista e opportunista. Essendo fra coloro che fin dal primo momento hanno nutrito dei dubbi sull’efficacia del movimento d’opinione creato da Greta Thunberg, basato su una sterile protesta senza alcuna proposta, sono anche in grado di riconoscere le critiche strumentali. Che cosa è cambiato per trasformare così l’atteggiamento dei media? Semplicemente è cambiata la leadership mondiale, non c’è più Donald Trump a guidare e ispirare i sovranisti, e i governi hanno mutato il loro colore politico. Per questo motivo gli attacchi di Greta Thunberg non sono più graditi, ma così si smaschera anche un uso puramente strumentale delle tematiche ecologiste, e si dimostra quanta indifferenza ci sia nei confronti dei problemi reali.
Cristiano Martorella
Su Greta Thunberg bisognerebbe dire una piccola verità. Anzi, doppia. Greta ha avuto certamente un merito: ha costretto l’opinione pubblica a mettere al centro del dibattito i temi del riscaldamento globale. Il problema di Greta non è l’aver posto alcune domande ma è l’aver offerto risposte allarmistiche a problemi che, come ripetuto da Barack Obama, necessitano di essere affrontati non con l’accetta ma con gradualità. E dunque il tema non sono le domande di Greta, ma sono alcune risposte trasformate in verità dogmatiche, assolute, dagli integralisti dell’ambientalismo, disposti a trasformare l’abbattimento delle emissioni in un obiettivo persino superiore alla lotta contro le diseguaglianze (non c’è transizione ecologica possibile senza un’attenzione costante alla crescita). Anche se in realtà ultimamente c’è una risposta offerta da Greta a un problema planetario come l’abbattimento graduale delle emissioni che meriterebbe di essere presa sul serio. Francesco Giavazzi, consigliere del presidente del Consiglio, la scorsa settimana, nel corso di un dibattito organizzato a Bergamo, ha raccontato un dettaglio dell’incontro tra Greta e Draghi. “Ricordo quando abbiamo incontrato Greta Thunberg. Lei accusa sempre tutti i governi di andare troppo lenti. Ma ha dovuto convenire con noi sul fatto che per portare a termine la transizione con il massimo della velocità ci vorrebbero comunque vent’anni”. Giavazzi racconta di aver chiesto a Greta: e nel frattempo, durante questa transizione, cosa facciamo, usiamo il carbone? Risposta di Greta: “No, l’energia nucleare”. Niente male.
Al direttore - Con i dati di crescita del paese e la prospettiva di ulteriori miglioramenti, siamo sicuri sicuri che qualcun altro possa far meglio di Draghi da presidente del Consiglio? Oddio, è vero che gli riesce abbastanza bene tutto, per cui anche al Quirinale farebbe la sua figura, però.
Valerio Gironi
Nessun però, caro Gironi. Avere Draghi presidente della Repubblica sarebbe la migliore assicurazione sulla vita dell’Italia, oltre che del Pnrr. E per far governare Draghi dal Quirinale non serve un sistema semipresidenziale. Serve solo avere Draghi al Quirinale. Il resto poi verrà da sé.
Al direttore - Suggerito dall’inchiesta Open e dalle intercettazioni di oggi ad uso della stampa, un aggiornamento. Si è appena conclusa un’altra storia ormai d’antan. E’ finita pochi giorni fa negli scantinati di Palazzo dei Marescialli l’indagine sulle intercettazioni del 2014 di Renzi con il gen. della Gdf Adinolfi, nate nell’inchiesta napoletana Cpl Concordia, con conversazioni che toccavano anche Letta e il presidente Napolitano. Il Csm e la Procura generale hanno interrogato decine di magistrati, ufficiali di polizia giudiziaria, funzionari, ma non si è riuscito a scoprire chi abbia passato al Fatto le intercettazioni riservate, irrilevanti per i processi ma utili per inquinare con pettegolezzi il quadro politico. Questa volta non è nemmeno colpa del Consiglio. Non ci sarebbero riusciti nemmeno Sherlock Holmes o l’investigatore Hercule Poirot. La rivelazione di intercettazioni segrete è, per sua natura, il delitto giustizialista perfetto.
Guido Salvini, giudice presso il Tribunale di Milano