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Il vero colpo di teatro del Cav. sul Quirinale? Provarci davvero

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Approfitto della sua cortese ospitalità, caro Cerasa, per rivolgere un appello ai grandi elettori riformisti. Se ci saranno votazioni con candidati di bandiera, scrivete sulla scheda il nome di Elsa Fornero. Sarà un modesto segno di riconoscimento del servizio reso al paese e di risarcimento per i torti subiti.
Giuliano Cazzola


Al direttore - Il paradosso è il lusso delle persone di spirito, diceva Leo Longanesi. Candidandosi al Colle, Berlusconi conferma di essere una persona di spirito. Poscritto: intendo qui per paradosso tutte quelle ipotesi per il Quirinale che imbarazzano il pensiero, sorprendenti perché poco probabili ma molto credibili, o molto probabili ma poco credibili.
Michele Magno

Berlusconi è una persona di spirito, ma dubito che la sua candidatura viva solo nel suo spirito. Il Cav. lo vuole fare davvero e vuole scendere in campo forse per l’ultima volta. E pur avendoci abituato a grandi colpi di teatro (ricordate nell’ottobre del 2013 quando confermò la fiducia al governo Letta solo pochi minuti dopo aver dato mandato al capogruppo del suo partito, Renato Brunetta, di presentare al Senato una mozione di sfiducia?) questa volta il vero colpo di teatro potrebbe essere fare il contrario di quello che tutti si aspettano: provarci davvero.
 


Al direttore - Secondo un’antica tradizione – più scaramantica che nobile – alla carica di presidente della Repubblica non ci si candida, ma in virtù di alchimie, equilibri, veti contrapposti, accordi e, talvolta, pressioni esterne (si pensi all’elezione di Scalfaro o, anche, a quella quasi unanime di Cossiga e Ciampi) finiscono per convergere (e far convergere) le elettrici e gli elettori, spesso senza disciplina di partito o di gruppo, su una personalità, politica o tecnica, che incontra il maggior consenso (o il minor dissenso). Le elezioni del 2022 confermano e smentiscono queste prassi politiche, perché vedono, a un tempo, tanti candidati navigare sotto il pelo dell’acqua e tanti altri, al contrario, vittime o protagonisti di una sovraesposizione mediatica. E’ davvero difficile azzardare il benché minimo pronostico, ma si può senz’altro riflettere ad alta voce sul contesto nel quale si celebreranno le elezioni. Ma esaurita la generazione della Resistenza e quella dei costituenti, oggi bisogna necessariamente fare i conti con candidature di politici (alcuni di lungo corso), di tecnici (esterni alla politica in senso stretto) o di personalità che nel loro curriculum possono vantare tanto l’una appartenenza, quanto l’altra, che hanno l’indubbio vantaggio della competenza (tecnica) e della sensibilità (politica). Fra queste personalità può senz’altro essere annoverato Giuliano Amato. Paga, forse troppo pesantemente, l’aver messo le mani nelle tasche degli italiani con un prelievo forzoso nel luglio del 1992, l’essere stato vicesegretario del Psi di Bettino Craxi – mai neppure sfiorato dalle vicende di Tangentopoli – e, più di recente, l’essere stato indicato da Berlusconi quale candidato alla presidenza della Repubblica nel 2015 (entrò, appunto da Papa e ne uscì da parroco). Credo, tuttavia, che l’enciclopedica cultura istituzionale e giuridica lo rendano una “riserva della Repubblica” di particolare qualità, almeno agli occhi di molti parlamentari. Ma come è sempre accaduto, chi si lancia in un pronostico verrà di sicuro smentito dai fatti e dalle circostanze!
Saverio F. Regasto

Giuliano Amato è certamente un perfetto candidato per la presidenza della Repubblica e se nel Parlamento ci fosse una maggioranza composta da Pd e Forza Italia avrebbe ottime probabilità di finire dove poteva finire già sette anni fa.

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