Lettere
Le sanzioni contro l'esercito di Putin. Ciò che resta di Mani pulite
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Nella crisi Ucraina vi è un paradosso. Le questioni – giuste o sbagliate che siano – poste da Putin riguardano la sicurezza e come tali possono essere affrontate solo attraverso un negoziato con gli Usa (e la Nato). Biden non ne vuole sapere e ha scaricato il problema sull’Europa, la quale non dispone delle prerogative necessarie per essere un interlocutore, su quei problemi, del presidente russo. Sia Macron sia Scholz sono andati a Mosca inutilmente perché non avevano nulla da offrire a Putin, se non la minaccia delle sanzioni economiche. Ma, come ha affermato il prof. Paolo Magri dell’Ispi nel corso di una intervista televisiva: “Qui stiamo avendo sanzioni implicite che stanno toccando tutti paesi europei. Le sanzioni creano controsanzioni e tutti paghiamo, soprattutto chi ha più interscambio. Le sanzioni più sono forti più sono efficaci, ma più incidono su chi le impone’’.
Giuliano Cazzola
La penso come Jeremy Hunt, ex ministro degli Esteri inglese: “Se vogliamo evitare di essere due passi indietro, dobbiamo fare cose che Putin non si aspetta. Per esempio adottare sanzioni che siano abbastanza dure da ridurre la capacità dello stato russo di finanziare l’esercito russo”.
Al direttore - Nell’alluvione di libri e talk-show su Mani pulite, anche quando affiora qualche dubbio sul senso che ebbe quel dramma nazionale, non ho mai sentito nominare l’intervento di Craxi alla Camera del 3 luglio 1992: “Tutti sanno che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’Aula che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro”. Tutti tacquero. Ancora oggi, trent’anni dopo, nessuno ha il coraggio di riconoscere che Craxi aveva ragione nel riportare in Parlamento la questione che era stata violentata da Mani pulite.
Massimo Teodori
Di quel discorso, caro Teodori, c’è un altro passaggio, che trent’anni dopo meriterebbe di essere ricordato con altrettanta forza. “Nella vita democratica di una nazione non c’è nulla di peggio del vuoto politico. Da un mio vecchio compagno e amico che aveva visto nella sua vita i drammi delle democrazie, io ho imparato ad avere orrore del vuoto politico. Nel vuoto tutto si logora, si disgrega e si decompone”. Il vuoto è quello creato dai partiti di fronte al potere giudiziario. Trent’anni dopo siamo ancora lì.