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La “cattiva complessità” di chi non si schiera contro Putin

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - La Lega contraria all’espulsione di 30 diplomatici russi. Eppure vengono qui a rubare il lavoro agli opinionisti italiani.
Giuseppe De Filippi


 

Al direttore - “[…] le vittime, secondo l’analisi dettagliata che ha prodotto l’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia – al quale si rimanda – sono più di 23.000 in circa 5.550 episodi, compresi nell’arco cronologico che va dal luglio 1943 al maggio 1945. Al di là degli episodi noti – Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto-Monte Sole – quello delle stragi naziste e fasciste risulta un fenomeno diffuso e capillare sul territorio nazionale. I reparti responsabili appartengono sia alle Forze armate regolari del Reich (la Wehrmacht), sia alle SS, sia alle formazioni della Rsi” (Anpi, “Le stragi nazifasciste in Italia”, 16 giugno 2016). E tutto senza commissioni internazionali d’inchiesta, quelle oggi invocate a gran voce dai nostri “dubbiosi e precauzionisti” sul massacro di Bucha e non solo, per accertare la veridicità degli eccidi, dei loro mandanti e dei loro esecutori. 
Michele Magno


Al direttore - Sono diverse settimane che il Foglio, pur rimanendo il miglior giornale italiano, non perde occasione per ironizzare sul tema della complessità; fino all’articolo dell’ottimo Guido Vitiello che sviluppa il tema in modo più ampio. La maggiore complessità di individui e società di oggi non significa che siano scomparsi aspetti semplici: ci sono momenti in cui devo scegliere, o questo o quello (vedi anche Borges in “Saggi danteschi”) e la guerra è uno di quelli. Ma attaccare la complessità in quanto tale significa privarsi di strumenti importanti per analizzare e progettare. Ciò che passa dal vostro approccio è quello che si diceva una volta: buttare via il bambino con l’acqua sporca. La complessità non nega il dato, l’informazione, anzi non esiste complessità senza contenuti e informazioni: gli idioti usano la complessità (che non è complicazione) per negarla. La complessità è fatta di reti, di hub, di link, di vision, di strategia, di priorità e richiede un approccio mentale nuovo ed è ciò che manca a persone e istituzioni (in primis la scuola). Negare la complessità o ironizzare su di essa dà proprio ragione agli idioti perché il semplicismo è il nutrimento degli idioti: bene e male, giusto e sbagliato, cattiveria e bontà, accusa e difesa, realtà e propaganda, morti e vivi, Inter contro Milan, Juve contro Napoli, insomma una cosa da bar. Una società e una realtà complesse richiedono una continua rielaborazione per definire gli orizzonti: gli idioti binari e semplicisti scambiano la complessità con l’accatastamento per confondere il pubblico, insinuare dubbi, creare nebbie in modo da ammorbidire lo sdegno nei confronti del macellaio. Una volta schierati con l’Ucraina, i passi successivi non sono binari e tanto meno semplicistici; richiedono un approccio complesso che vuol dire responsabilità, quella responsabilità che gli idioti semplicisti non si assumono.
Matteo Pascale

La sua lettera è bellissima, caro Matteo, ma come ha giustamente scritto ieri il nostro Guido Vitiello “la cattiva complessità serve a sormontare e a nascondere la cattiva semplicità”. E la cattiva complessità, ci pare, è quella messa in campo da chi cerca di rendere complessa una questione ovvia: da che parte stare di fronte agli orrori messi in campo da un macellaio di nome Putin.