Lettere
La strategia del capovolgimento dei fatti che piace a Lavrov
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Il capovolgimento dei fatti a proposito dell’odio antiebraico a cui stiamo assistendo nella propaganda russa di guerra si aggiunge a una lunga serie di strategie linguistiche e retoriche. La più nota è giustificare l’invasione con la volontà di denazificare l’Ucraina. Un presidente ebreo e discendente da sopravvissuti come Zelensky alla sua guida risulta poco credibile come seguace del regime nazista. Ma la cosa importante è il capovolgimento dei fatti che viene operato. Anche nelle stragi di massa di civili avvenute durante questa terribile guerra gli ucraini sono stati accusati dai russi di fingere o di aver compiuto essi stessi le stragi. A Katyn nel 1943 fu relativamente facile accusare i nazisti dall’uccisione di ventimila polacchi, fino a quando Gorbaciov ammise nel 1990 che la strage era sovietica. Oggi queste operazioni sono più difficili. Dire adesso [come ha fatto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, ndr] che “Hitler era di origini ebraiche” ma, nonostante questo, nemico degli ebrei, stabilisce il paragone con gli ucraini di oggi che – pur ebrei – potrebbero essere, invece, i peggiori antisemiti. Ci sono molti modi per distorcere la realtà dei fatti quando si parla di ebrei e antisemitismo. Il più tristemente noto è il negazionismo: la Shoah non è mai avvenuta, i morti erano pochi, non c’era una volontà di sterminio. In molti paesi, però, ci siamo dotati di leggi (in Italia nel 2016) per punire chi tenta di cancellare questo fatto storico, uno dei fondamenti della coscienza europea sui diritti umani. Così, è diventato sempre più scomodo e rischioso professare un antisemitismo aperto. E’ ovviamente molto diffuso in varie altre forme (cospirazionismo, odio contro Israele etc.) ma deve in qualche modo nascondersi perché illegale e quasi vergognarsi di se stesso. La barriera eretta nel Dopoguerra ha voluto preservare un simbolo potente del punto a cui si può ma non si deve arrivare. Anche i dittatori, gli autocrati, i governanti senza scrupoli devono mostrare di obbedire a questo codice morale che impedisce di uccidere persone innocenti o civili in guerra, discriminare le minoranze in quanto tali, perseguitare qualcuno, direbbe Liliana Segre, per la colpa di essere nato. Il capovolgimento dei fatti serve dunque ad aggirare una legge morale che vale per tutti, addossando la colpa alle vittime. Questa strategia retorica sembrerebbe inutile: perché non dichiarare chiaramente che si vuole distruggere il nemico? Perché la persecuzione degli ebrei “in quanto tali” ripugna alla coscienza umana, e quindi devono essere accusati di fare essi stessi quello che subiscono. In altro modo, anche la propaganda no vax, che si maschera in modo vergognoso dietro a uniformi di deportati o stelle gialle, non dice “la Shoah non esiste”, ma che la si può “paragonare a una vaccinazione”. La manipolazione a cui siamo sottoposti nel web impedisce di distinguere tra informazione e disinformazia e contribuisce, anche grazie alla perizia di gruppi di haker russi che hanno fatto scuola nel mondo, a creare confusione morale. Ricordiamoci che i “Protocolli dei Savi di Sion” – uno dei falsi più famosi del mondo, pubblicati tra il 1903 e il 1907 in Russia, ripresi da una letteratura francese di scarsa qualità e oggi diffusi nel mondo arabo e in America latina e il cui protagonista era il Diavolo in persona – dovevano dare le prove che i satanici ebrei fossero un pericolo da annientare. Non dovremmo indebolire quella coscienza morale costruita dopo la Shoah, anche grazie a una profonda trasformazione del mondo cattolico, che guida molti e costringe anche chi fa del male a doversi giustificare.
Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo
Perfetto, grazie.
Al direttore - Vedo molte polemiche sul caso Sangiuliano, direttore del Tg2, e la sua partecipazione alla convention della Meloni. Mi chiedo: da quando i direttori dei tiggì della Rai sono espressione dello spirito santo e non della politica?
Luca Martoni
Curioso che le critiche arrivino da un partito che negli ultimi anni ha serenamente candidato, al Parlamento italiano, al Parlamento europeo, alla regione Lazio, un numero impressionante di giornalisti e di direttori Rai (da Piero Badaloni a Michele Santoro passando per Corradino Mineo e Piero Marrazzo). E curioso, poi, che chi oggi a destra difende la legittima scelta di Sangiuliano nel 2015, quando Renzi annunciò la presenza del direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto alla Leopolda (presenza che poi non fu confermata), urlò allo scandalo. Anche meno, grazie.
Al direttore - Oggi è la Giornata della libertà di stampa e Gariwo organizza al Giardino dei giusti di tutto il mondo al Monte Stella di Milano la prima importante iniziativa internazionale ed europea a sostegno dei giornalisti e delle voci indipendenti che si battono a Mosca contro le menzogne del regime di Putin e per questo pagano un prezzo pesante non solo per la loro professione, ma per la loro stessa libertà e incolumità personale. Con noi ci saranno Galina Timchenko, la direttrice di Meduza, e Zoja Svetova di Novaja Gazeta. Questi giornalisti stanno conducendo una battaglia fondamentale contro l’uso di parole malate che distorcono il significato degli avvenimenti. Non solo una aggressione per il regime diventa una operazione militare, un attacco alla sovranità e alla libertà di un paese diventa una operazione di denazificazione, ma si è arrivati oggi a sostenere che il presidente ebreo Zelensky è un protettore dei nazisti e che lo stesso Hitler era di sangue ebreo. E’ come dire che sono gli stessi ebrei che hanno prodotto il nazismo nella più grande manipolazione della memoria della Shoah che è avvenuta dopo la Seconda guerra mondiale in Europa. E tutto questo viene fatto in nome della negazione del diritto all’esistenza della nazione ucraina. E’ chiaro che con questa impostazione per Putin diventa “legittimo” compiere i più terribili crimini contro l’umanità perché se gli ucraini sono presentati come un popolo nazista tutto diventa lecito sul piano politico e militare. Per questo motivo noi dobbiamo sostenere la battaglia coraggiosa di questi giornalisti che ricorda la stessa battaglia per la verità contro la menzogna di grandi oppositori del totalitarismo sovietico come Andrej Sacharov, Elena Bonner, Alexander Solgenitsin. La fine dell’aggressione all’Ucraina dipende anche da questi uomini e sta a noi creare un ponte politico e morale tra i resistenti in Ucraina e i combattenti per la verità e la libertà a Mosca. I russi e gli ucraini si possono ritrovare assieme sugli stessi valori democratici. Su questo punto si ricostruisce il futuro dell’Europa e si difende la memoria degli ebrei dalla più incredibile delle manipolazioni storiche.
Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, la foresta dei giusti