Lettere
Il vizio mortale dei nostri media: trasformare in reale ciò che è virale
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Le fake news sono sempre esistite: dalla “Donazione di Costantino” ai “Protocolli dei Savi di Sion”, affondano le loro radici nella storia. “La falsità spicca il volo e la verità la segue zoppicando”, recita un aforisma di Jonathan Swift. Tre secoli fa era un’iperbole, oggi invece fotografa perfettamente quel circo Barnum dell’informazione sulla guerra in Ucraina costituita, con un paio di lodevoli eccezioni, dai salotti televisivi nazionali. Ma i talk-show sul piccolo schermo sono la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più vasto, come abbiamo osservato anche durante la pandemia. Le fake news invadono le pagine internet, si diffondono come virus nel web, e spesso riescono a distorcere i fatti e a occultare come stanno realmente le cose. Complice il “libero arbitrio” del web, la loro manipolazione trova così un terreno fertile e si diffonde a macchia d’olio. Come si possono sconfiggere, allora, i professionisti della bugia? Meglio adottare il vecchio principio del “lasciar crescere la gramigna” perché con essa cresca anche il grano. La verità infatti non deve temere più di tanto la diffusione della menzogna, poiché quest’ultima ha comunque bisogno di lei per vivere e prosperare. Lo spiega bene la tradizione, descrivendo il mentitore prigioniero dei suoi inganni. Se infatti ci sono molti modi di mentire, mentre la verità è una sola, ciascuno di quei modi contiene in sé il vero che può distruggerlo dall’intern Ed è quanto dovrebbe fare un’opinione pubblica dallo spirito critico ben allenato, a patto che abbia voglia di o.mettere a tacere quelle che sono in definitiva le sue scimmie, o i suoi giullari: i “bullshitter”. Già, ma quella italiana, quella che si lascia abbindolare dai No vax e dai No Biden, ne ha davvero voglia? Dubito, ergo sum.
Michele Magno
Il problema delle fake news non sono i canali offerti da internet per dire ciò che si vuole ma è l’incapacità di chi le notizie le dovrebbe filtrare di offrire un’informazione capace di non assecondare un vizio mortale del nostro sistema mediatico: trasformare in reale tutto ciò che è virale.
Al direttore - Come non condividere l’auspicio apparso sul Foglio di mercoledì 11 maggio sul tema della semplificazione: “Battaglia da vincere, basta con l’eccesso di regole”. Tutti lo diciamo ma il legislatore non lo persegue, bastano tre dati. a) Dal 1994 (legge Merloni) a luglio 2020 il legislatore è intervenuto con oltre 500 provvedimenti sulla materia dei lavori pubblici, trattasi di circa 2 modifiche al mese per ognuno degli ultimi 312 mesi. b) Dal dl Sblocca cantieri (aprile 2019) a oggi il legislatore è intervenuto con circa 100 provvedimenti sulla materia dei lavori pubblici, trattasi di circa 3 modifiche al mese per ognuno degli ultimi 36 mesi. c) Dal dl Sostegni bis (maggio 2021) a oggi il legislatore è intervenuto con oltre 20 provvedimenti sul solo tema della congruità dei prezzi di appalto, trattasi di circa 2 modifiche al mese per ognuno degli ultimi 12 mesi. Se non si passa dagli auspici a un effettivo snellimento del modo di normare risulterà persa la sfida del Pnrr e con essa la rinascita del paese.
Edoardo Bianchi, vicepresidente Ance con delega ai lavori pubblici
Al direttore - Caro Cerasa, ho una domanda terribile da porle. Ma rispetto alla storia degli alpini molestatori, cosa avrebbero detto Salvini e Meloni se quegli alpini non fossero stati alpini ma fossero stati immigrati?
Luca Martoni
Avrebbero detto che è colpa di Soros, delle ong e del ministro Lamorgese.