Le verità oltre ogni ragionevole dubbio. Ci scrive Guido Salvini
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - A leggere tutte le malattie attribuite a Putin viene da pensare che allo zar manchi solo il “ginocchio della lavandaia” (copyright Jerome K. Jerome: ‘”Tre uomini in barca’”).
Giuliano Cazzola
Ho visto cere peggiori.
Al direttore - “Il governo Draghi ha interrotto il percorso che con Conte avevamo avviato. Giorgetti ha chiuso nel cassetto Ilva, e io non ho la delega per parlarne”. Sono state queste le parole riferite ieri ai sindacati metalmeccanici durante il tour elettorale a Taranto della Cinque stelle Alessandra Todde, viceministro di Giancarlo Giorgetti.
Annarita Digiorgio
Andrà tutto bene.
Al direttore - Il caso Calabresi è forse l’unico dei così detti misteri d’Italia in cui un esecutore materiale abbia confessato, eppure non è chiuso. Ce lo dicono i giornali di questi giorni, sembra eternamente sospeso nel presente, come piazza Fontana. Ha segnato il cuore e la vita di troppe persone, non solo dei famigliari, ma dalla parte degli uomini con le divise e dalla parte dei giovani con l’eskimo. Deve succedere qualcosa prima che tutti i suoi protagonisti spariscano lasciando bianca la pagina più importante. Si sa come l’omicidio venne eseguito. Solo un ex militante in malafede o un complottista può pensare che quella mattina Leonardo Marino non fosse alla guida di quella Fiat 125 che attendeva lo sparatore. Ma non si sa come l’esecuzione fu discussa e decisa, magari quali scontri ci furono, credo, nell’intellighenzia di Lotta Continua. L’Italia ha il diritto di chiedere che un suo cittadino, come Giorgio Pietrostefani, condannato per omicidio non viva indisturbato all’estero. Ha il dovere, se sarà in Italia, di collocarlo, senza vendette, dove possa essere curato, certamente non in carcere. Nello stesso tempo Pietrostefani, che ha snobbato per 30 anni la giustizia italiana e di cui l’Italia ha chiesto l’estradizione dalla Francia, ha il dovere civile e morale di raccontare, anche senza fare nomi, quanto successo prima di quella mattina del 17 maggio in via Cherubini. Probabilmente solo lui può chiudere questa pagina. Se non lo fa, lui e i suoi sostenitori perdono il diritto morale di chiedere la verità su Pinelli, su piazza Fontana e sul resto. E la verità può anche avere un effetto a catena. Molti la aspettano. Non li deluda.
Guido Salvini, giudice presso il tribunale di Milano
Caro Salvini, lei aggiunge all’elenco delle quattro verità poste ieri da Giuliano Ferrara la necessità, legittima, di altre due verità. Senza le quali la verità tutta intera, secondo lei, non ci sarà. La prima è la verità su quella mattina – e sarebbe pur sempre la verità di Pietrostefani. Che l’Italia è legittimata a chiedere, ma che l’ex militante, in quanto imputato e condannato, non è tenuto a fornire, non ha obbligo morale. La seconda verità a cui fa riferimento è “la verità su Pinelli, su piazza Fontana e sul resto”. E’ una verità che meriterebbe di essere messa a fuoco con forza, che tutta l’Italia ha diritto di avere e che nemmeno i “sostenitori” eventuali di Pietrostefani “perdono il diritto morale di chiedere”. Quanto al resto, sulle verità che lei richiama, ci sarebbe molto da discutere, dato che, come ha scritto magnificamente ieri Ferrara, il ragionevole dubbio al di là del quale si deve essere giudicati colpevoli è deflagrato con evidenza dentro il processo.