Si chiama refurtiva, non diplomazia. L'incredibile Salvini su Mariupol
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 1 giugno 2022
Al direttore - Nel 2021 il pil russo è stato pari a 1.439 miliardi di euro (nello stesso anno, quello italiano a oltre 1.781 miliardi): occupa il dodicesimo posto nella classifica mondiale del Fmi. Il suo pil pro capite, inoltre, è pari a 27.900 dollari (quello italiano a 38.200 dollari): occupa il settantaduesimo posto nella medesima classifica. La Russia è certamente una grande potenza nucleare e un gigante nei combustibili fossili, ma dai piedi d’argilla.
Michele Magno
A proposito di Russia. Sarebbe interessante sapere chi ieri ha scritto sull’account di Salvini un tweet che non può aver scritto il leader di un partito occidentale. Salvini ieri ha commentato così la notizia del primo cargo che lascia il porto di Mariupol dopo mesi di blocco dovuto alla guerra. “Bene, le armi più potenti sono dialogo e diplomazia, l’impegno per la Pace vale più di qualsiasi critica”. In pratica, Salvini elogia la Russia che dopo aver raso al suolo una città ha scelto di “far partire” da quella città rasa al suolo un cargo, che di fatto la Russia aveva sequestrato. Un messaggio di pace da parte di chi ha portato la guerra, dimostrato da un cargo inviato in Russia con la refurtiva saccheggiata da Putin. Salvini farebbe bene a licenziare in fretta chi gli ha scritto quel tweet. E se quel tweet lo ha scritto Salvini qualcuno nella Lega farebbe bene a licenziare Salvini.
Al direttore - Proprio nel giorno in cui Invitalia e ArcelorMittal hanno firmato la proroga dell’accordo di investimento per l’aumento di capitale pubblico in Acciaierie d’Italia, è arrivato dalla Corte d’appello di Taranto il parere negativo alla richiesta di dissequestro dell’area a caldo dello stabilimento. La proroga si è resa indispensabile considerato il mancato avveramento delle condizioni sospensive necessarie, ovvero proprio il dissequestro degli impianti. Nessun investitore al mondo comprerebbe una fabbrica sotto sequestro. Quella di Taranto è nelle mani della magistratura per un provvedimento cautelare imposto dal gip nel 2012. E proprio ieri cadeva anche il primo anniversario dalla sentenza di primo grado di quel processo. Ma dopo un anno, e 27 condanne, quello stesso collegio che ieri ha negato il dissequestro ancora non ha pubblicato le motivazioni delle condanne. A chiederlo, in vista proprio del closing del contratto, erano stati i commissari dell’amministrazione straordinaria proprietari degli impianti. Loro, e non il gestore, avevano detto che l’azienda non inquinava più. Cosa che dicono anche tutte le autorità e gli enti preposti ai controlli. Lo ha detto anche il governo in carica rispondendo alla Cedu. Ma non è cosi, ancora, per la Corte d’appello di Taranto, investita di potere industriale, che dopo 10 anni non riesce a esprimere le motivazioni ma tiene sotto sigillo la più grande fabbrica siderurgica di Europa. La motivazione è che non è ancora stato terminato il piano ambientale, completo al 90 per cento, che la Corte costituzionale ha stabilito essere l’equilibrio tra salute e lavoro. Oppure che questo piano non è sufficiente, dicono i giudici di Taranto superando quelli costituzionali. Tolto lo scudo penale, lontani dal quorum referendario, arrancando persino sulla riforma Cartabia, vien difficile, persino per lo stato fare investimenti e politica industriale in questo paese. In Ucraina ArcelorMittal resiste.
Annarita Digiorgio
Al direttore - I tabù della versione “eroica” dell’ambientalismo ideologico cadono uno dopo l’altro: prima il nucleare, poi il ritorno al gas (e al carbone), oggi gli Ogm. Una nemesi clamorosa. La crisi alimentare propone la drammatica urgenza della revisione di idee portanti dell’Europa agricola, versione Green deal. Si prevedevano più terreni “liberati” (incolti), riduzione dell’uso dei pesticidi e maggiore quota di biologico. Tutto da rivedere. L’Europa dovrà rimettere a coltura milioni di ettari di terra. Come per il gas russo, anche per la dipendenza da mais, grano e fertilizzanti si dovrà ricorrere a fonti sostitutive e nuovi approvvigionamenti. Che, però, in questo caso, dovranno essere, necessariamente, produzioni interne. C’è una sola alternativa al ritorno della vecchia agricoltura, estensiva e basata sulla chimica: gli Ogm. La genetica agraria permetterebbe di avere piante migliorate in poco tempo, rispondendo al dramma che sta ponendo la guerra russa. L’Europa lo ha capito e si appresta a fare marcia indietro sugli Ogm. Ascolto l’ex ministro dell’Agricoltura Martina, che ha appoggiato in passato la crociata contro gli Ogm, sostenere con imbarazzo che l’intervento genetico che si rende necessario non sarebbe Ogm. Qui l’autodifesa e il sofisma sfidano la logica. E non fa onore al bravo vice dg della Fao. Si dica onestamente che sugli Ogm l’Europa ha clamorosamente sbagliato.
Umberto Minopoli
Precisazione. Il signor Riccardo Crastello ha chiesto di rettificare, nella parte a lui riferita, l’articolo “E’ sempre crisi Ilva. A Taranto lo sciopero per il lavoro snobbato dal patto Pd-M5s”, pubblicato il 7.5.2022, atteso che il dottor Crastello “ha partecipato alla manifestazione del 6.5.2022 e che lo stesso non ha mai condiviso un post ove definiva assassini i suoi datori di lavoro”.