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Il Papa, Spadaro e quell'odio di sé dell'occidente davvero strano

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - “Qual è il problema che abbiamo con la complessità?”, twittava lunedì pomeriggio padre Spadaro riferendosi ai commenti, per lo più critici, all’intervista di Francesco in cui il Pontefice – rispondendo a una domanda sulla guerra in corso in Ucraina – ha affermato: “Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi”. Ora, mettendo da parte per un momento il fatto che se è vero che dividere il mondo in buoni e cattivi può suonare semplicistico o manicheo, è altrettanto vero che è stato Gesù Cristo in persona a dire che alla fine dei tempi ci sarà un Giudizio che inevitabilmente sarà divisivo nella misura in cui dividerà, appunto, chi sarà salvato da chi sarà condannato, sono due i punti che la domanda posta da p. Spadaro solleva.

Il primo e più immediato è che per chi si muova in un ambito come quello proprio del cattolicesimo, la complessità è un tema da maneggiare con estrema cautela in quanto può, certo involontariamente, indurre un approccio ultimamente relativistico. L’altro punto problematico è che è forte l’impressione che la realtà sia complessa a corrente alternata, che cioè le situazioni diventino improvvisamente complesse a seconda degli interlocutori e degli interessi in gioco. La qual cosa accade soprattutto quando c’è di mezzo l’occidente (o, a parti rovesciate, la Cina). Come se il problema fosse l’occidente, non chi vuole distruggerlo. Questo ovviamente quando l’occidente è sotto attacco, che si tratti di Putin o dell’Isis poco cambia (in questo caso poi le cose sono talmente complesse che neanche si riesce a connotare come islamico il fondamentalismo in questione); che se invece è l’occidente a comportarsi in un certo modo allora tutto è chiaro, limpido, cristallino. Come nel caso di chi alza muri, ad esempio al confine tra Usa e Messico, e che per questo non può dirsi cristiano. Il miglior servizio alla verità resta chiamare le cose per nome. Sempre e comunque.
Luca Del Pozzo

 

L’asse anti occidentale è così affollato che non si capisce perché quell’asse debba essere presidiato anche da chi l’occidente piuttosto che incriminarlo dovrebbe difenderlo. Non so a lei, ma le parole di Papa Francesco sull’abbaiare della Nato, sull’occidente che avrebbe provocato Putin, mi hanno ricordato un formidabile scritto di Joseph Ratzinger, pubblicato nel 2005: “C’è qui un odio di sé dell’occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’occidente tenta sì, in maniera lodevole, di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se vuole davvero sopravvivere”. Perfetto, no?

 


 

Al direttore - Sì o No è una scelta troppo secca per gli italiani. Aggiungiamo: sì però, no ma, vedremo, forse e ripeta la domanda (Altan).
Michele Magno

 


 

Al direttore - Ricordo ancora questo titolo del Fatto Quotidiano. Era il 12 giugno. Titolone a tutta pagina. “Conte punta Palermo: ‘Pronto a trasferirmi lì per il secondo turno per due settimane’”. Sa dirmi dove si è trasferito ora il presidente?
Luca Mazzei

Sarà anche per questo che i palermitani, popolo saggio, si sono dati un gran da fare per risolverla al primo turno.