(foto di Ansa)

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La colpa non è della Nato, ma del nazionalismo tossico di Putin

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Parafrasando George Bernard Shaw, esistono sei categorie di bugie: la bugia semplice, la bugia diplomatica, le previsioni del tempo, i sondaggi, il comunicato ufficiale, il pacifismo di Salvini e Conte.
Michele Magno

 

Se di fronte a te c’è un signore che punta la pistola alla testa di un altro signore e tu chiedi ai due signori di mettersi d’accordo per fare la pace senza aver chiesto al signore con la pistola di mettere giù la pistola non stai facendo il gioco di chi vuole la pace ma stai facendo il gioco del signore con la pistola. 

 


 

Al direttore - Giuseppe Conte & Luigi Di Maio: se Franco Franchi & Ciccio Ingrassia fossero ancora sulle scene avrebbero ottimi spunti per le loro gag. Un saluto. 
Massimo Teodori 

 

Non bisogna essere però troppo irriconoscenti. Aver portato il Movimento 5 stelle al 5 per cento (movimento 5 per cento) è un merito storico che prima o poi dovrà essere riconosciuto con onestà (tà-tà) a Giuseppe Conte.

 


 

Al direttore - I Cinque stelle a furia di cliccare per ogni cosa e per ogni caso in un attimo si sono ritrovati da Rousseau a Robespierre.
Marcella Balestrieri

 

“Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò meglio”. (Samuel Beckett)

 


 

Al direttore - Caro Cerasa, ho quindici anni e le scrivo perché a volte rimango sconvolto dalle affermazioni che sento e leggo, non certo su questo giornale. L’alibi più fornito da quelli che cercano di edulcorare l’invasione russa dell’Ucraina è “l’espansionismo della Nato”. Certo, la Nato si è indubbiamente allargata, ma lo ha fatto in modo quasi sempre pacifico, passivo e prosperoso a livello culturale ed economico. Questo è stato possibile per il semplice fatto che in occidente ci sono le democrazie, dove la libertà delle persone è al centro di tutto. Sono infatti gli altri paesi a chiederci di entrare, non il contrario. La Russia di Putin questo non se lo può permettere, perché qualsiasi stato consapevole di cosa sia una dittatura prenderebbe le distanze. Non a caso, per espandersi, ha dovuto scatenare una guerra sanguinosa. In questo caso la parte giusta è una sola: l’Ucraina. Chi afferma il contrario o cerca di giustificare l’ingiustificabile è forse in malafede.
Flavio Maria Coticoni

 

Anne Applebaum, in una bellissima conversazione in radio con Giancarlo Loquenzi, che abbiamo trascritto qualche settimana fa sul Foglio, ha ricordato su questo punto una questione cruciale. Ha ricordato che no, non ha alcun senso dire che la Russia è stata indotta a tornare in guerra, perché questa è una guerra ideologica, “scatenata perché Putin è convinto che l’Ucraina vada distrutta perché è una democrazia, perché aspira a essere parte dell’Europa, perché Putin odia la democrazia e odia l’Europa e non può sopportare che un’ex colonia russa, prima dentro l’impero russo, poi dentro l’Unione sovietica, abbia questo tipo di aspirazioni”.

Applebaum, giustamente, si chiede come sia possibile non capire che i russi non sono stati “costretti” a invadere, ma lo hanno fatto perché spinti da un’ideologia tossica, nazionalista, imperialista. E se proprio l’occidente ha qualcosa da farsi rimproverare quel qualcosa non è ciò che avrebbe fatto per provocare, ma ciò che non ha fatto per impedire di essere aggredito: “Non abbiamo imposto sanzioni serie, non abbiamo armato gli ucraini a sufficienza, quindi non abbiamo dissuaso i russi dall’invadere di nuovo”. Più chiaro di così