Lettere
L'occasione persa di Landini e quella che il Pd non può perdere
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Il pippete.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Sarei stato curioso di osservare, caro Cerasa, l’espressione del volto di Mario Draghi quando ha sentito proporre da Maurizio Landini le stesse richieste contenute nel documento di Giuseppe Conte.
Giuliano Cazzola
Siamo sempre alle solite purtroppo con la Cgil: chiedere di dividere la torta senza preoccuparsi di come creare le torte e chiedere di difendere i garantiti senza preoccuparsi di come proteggere chi garantito non è. Un’altra occasione persa.
Al direttore - Il risultato delle amministrative è stato positivo per il Pd. Attorno ad esso si sono costruite coalizioni politiche e civiche vincenti. Ora si apre una doppia questione: come trasformare il “voto civico” in “politico” e come attraversare la crisi del concetto di “campo largo” così come era stato immaginato, quando alcuni erano arrivati a vedere in Conte il leader di tutto il campo progressista e riformista e in alcuni partiti di centro i titolari del “voto moderato”. Secondo tale visione il Pd avrebbe dovuto operare una doppia delega, di leadership e di rappresentanza. Uno schema che ha dimostrato la propria inadeguatezza. La crisi dei Cinque stelle porta a una nuova riflessione. Più di qualcuno ha riproposto l’Ulivo come modello. Credo sia una prospettiva corretta, ma con alcune precisazioni. L’Ulivo, prima di essere una sommatoria di partiti, è stato una straordinaria occasione di partecipazione. Se dunque oggi si vuole rilanciare la stagione dell’Ulivo, con il Pd allora il tema è quello di aprire una stagione di partecipazione, di entusiasmo. E’ il progetto delle Agorà democratiche volute da Enrico Letta, che oggi deve prendere ancora maggior vigore. E’ questo il modo per trasformare il voto civico delle amministrative in voto politico. In questa prospettiva tanto più forte sarà il Pd tanto più forte sarà l’alleanza. E’ dunque necessario rafforzare l’identità del Pd e poi elaborare un programma attorno al quale costruire la coalizione. Programma e alleanza vanno definiti sulle profonde linee di faglia che attraversano il nostro tempo: democrazia/autoritarismo, europeismo/sovranismo, rappresentanza/populismo, transizione ecologica e digitale/stagnazione, recessione economica e crisi climatica e sociale. Essere baricentrici significa per il Pd allargare la rappresentanza sociale e dunque aumentare il bacino elettorale puntando decisamente verso il 30 per cento, senza appaltare nulla a nessuno. Per fare questo dovrà rispondere alla potente domanda di protezione che da innumerevoli anni emerge anche nel nostro paese. Dovrà guidare il processo della transizione ecologica e digitale per creare benessere, giustizia sociale e competitività. Lotta alla crisi climatica, guida alla transizione ecologica e digitale, diritti sociali, giustizia e benessere: queste le linee da seguire.
Andrea Ferrazzi, senatore del Pd
Per fare quello che chiede lei, gentile senatore, ci sarebbe solo un modo: prepararsi alle elezioni andando sostanzialmente da soli, fregandosene della legge elettorale e soprattutto fregandosene dell’alleanza con il M5s. Se non ora quando?