Lettere
Perché è rischioso mettere in discussione il primato del diritto europeo
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - È discutibile, dal punto di vista se non altro formale, la tesi della prevalenza del diritto europeo su quello nazionale, come scrive giustamente il Foglio. L’argomento, anche alla luce degli orientamenti che si manifestano in Germania pure con le posizioni di quella Corte costituzionale (tralasciando però, per la sua insostenibilità, la linea ora affermata in Polonia), merita di essere approfondito. Esiste, comunque, il problema, che in alcuni casi si è presentato, del raccordo tra norme comunitarie e Costituzione italiana. In alcuni casi, accade che specifiche norme di Direttive e pure di Regolamenti europei – si pensi a quelle della Direttiva sul “bail in” la quale prevede la possibilità che anche i depositi bancari concorrano alla sistemazione delle perdite di una banca, confliggendo così con l’art. 47 della Costituzione sulla tutela del risparmio – vadano in potenziale contrasto con princìpi della Carta. Certo, qui viene in ballo anche la funzione che svolgono (o non svolgono adeguatamente) i tecnici e gli esperti dei diversi paesi nella fase in cui si redige, a Bruxelles, il progetto di normativa. Ma non è sufficiente, anche se necessaria, la prevenzione, considerato che la proposta di legge deve normalmente affrontare poi il “trilogo” Commissione, Europarlamento e Consiglio. Insomma, non sarebbe fuor di luogo, né significherebbe essere contro l’integrazione europea ovvero, ancora, essere tiepidi rispetto all’avanzamento del processo, spingere per arrivare a un definitivo chiarimento su questo delicato argomento. Con i migliori saluti.
Angelo De Mattia
Ho letto con attenzione la sua lettera, caro De Mattia, ma ho paura di non essere d’accordo. L’Unione europea, come ha ricordato ieri con precisione l’onorevole Stefano Ceccanti, sin dalla sua fondazione si basa sul principio della supremazia o primato del diritto dell’Unione sul diritto nazionale. In base a questo principio, ha ricordato sempre Ceccanti, nelle materie di competenza dell’Unione il diritto europeo prevale su quello nazionale in caso di contrasto. È un principio semplice e si trova al centro di una questione cruciale che è quella di avere una garanzia di uguaglianza degli stati membri, senza la quale “ogni stato membro potrebbe discrezionalmente decidere quali parti delle normative europee accettare o rigettare, cosa che inevitabilmente determinerebbe la disintegrazione del progetto europeo, come auspicano i governi illiberali della Polonia e dell’Ungheria”. Assecondare quelle idee, invece, significherebbe due cose, nota ancora Ceccanti. Primo: demolire il livello di integrazione già oggi esistente. Due: dichiararsi indisponibili a ulteriori livelli di integrazione e, quindi, bloccare di fatto questo necessario processo.
Al direttore - La candidatura di Carlo Cottarelli nelle liste del Pd/+Europa è un gol segnato da Enrico Letta nella porta del “terzo polo”. Cottarelli è un potente antidoto per le pulsioni populiste presenti nella coalizione, fuori e dentro il Pd. Se io fossi nei panni dei due dioscuri centristi mi metterei alla ricerca di alcune candidature forti, prima che a loro arrivi il Pd. Penso a una persona come Marco Bentivogli. Per coprire il fronte sindacale il Pd sta pensando ad alcune “vecchie glorie”, mentre Bentivogli rappresenterebbe la parte più innovativa – ancorché minoritaria – del sindacalismo italiano.
Giuliano Cazzola