Lettere
Tre test per una politica antisovranista e uno anche per Draghi
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Le assicuro, caro Cerasa, che ho letto più volte il programma del Terzo polo perché non credevo ai miei occhi. Alla fine mi sono persuaso di aver capito bene. Nel programma il tema pensioni – lo stesso che ossessiona il dibattito politico e sindacale da anni – viene trattato in modo marginale, come se non fosse una priorità. A parte che i mille euro al mese non sono neppure presi in considerazione, non vi è alcun cenno al “superamento” della riforma Fornero, né a una truffaldina “flessibilità in uscita” che dissimula l’anticipo del pensionamento e neppure alla cosiddetta pensione di garanzia per i giovani. Per quanto riguarda il lavoro, la prima preoccupazione è rivolta al mismatch tra domanda e offerta di lavoro; non vi è traccia del consueto piagnisteo sulla precarietà, ma si chiede una “flessibilità regolata”. Si propongono modifiche ragionevoli del Reddito di cittadinanza, insistendo molto sulla formazione dei beneficiari per renderli occupabili. Infine vengono criticate due misure come il decreto Dignità e l’abolizione dei voucher, che avrebbero prodotto effetti negativi nel mercato del lavoro. Chapeau!
Giuliano Cazzola
Perfetto.
Al direttore - In relazione al dibattito in corso, non si può non essere contro la linea sovranista e i suoi derivati. Ma il problema principale consiste nel far comprendere e, prima ancora, nel promuovere, ad opera delle forze politiche giustamente antisovraniste, una seria iniziativa politica perché si possa compartecipare effettivamente all’esercizio della sovranità a un livello superiore, appunto quello europeo. Insomma, non basta proprio dichiararsi contro il sovranismo; occorre agire “per facta concludentia”, perché non si realizzino mere cessioni di sovranità nazionali, bensì una compartecipazione all’esercizio di una maggiore sovranità, quella europea. In quest’ottica, molta strada deve essere ancora percorsa, a cominciare dalla ricerca delle necessarie convergenze nell’Unione perché si attui una tale linea negli ordinamenti giuridici, nell’economia, nelle tematiche sociali, dell’energia, dei diritti, della politica estera, etc. Naturalmente, ciò comporta la revisione di molte scelte finora operate da diversi partiti. In nome della trasparenza e dell’accountability sarebbe doveroso che di ciò si parlasse nella campagna elettorale, mentre si cerca il voto degli elettori.
Angelo De Mattia
Ci sarebbero tre test utili da mettere a fuoco per capire se esiste davvero una diversa visione del mondo tra sovranisti e antisovranisti. Che fare con Ita? Che fare con Tim? Che fare con Mps? Tre test e una domanda: avvicinarsi al mercato, scommettendo dunque sull’efficienza, sulla globalizzazione e correndo il rischio di perdere qualche voto, o nazionalizzare tutto ciò che si può nazionalizzare, scommettendo sul complottismo antiglobalista e provando a recuperare qualche voto con la scusa farlocca di voler salvaguardare qualche posto di lavoro? Se esiste davvero una politica antisovranista lo si capirà anche osservando le risposte a queste domande. Risposte che riguardano la politica. Ma risposte che forse riguardano anche lo stesso Mario Draghi. Il 22 agosto scade il termine ultimo per la presentazione delle offerte per Ita Airways. In corsa sono rimaste le due cordate: Msc e Lufthansa da una parte e il fondo Centares con Air France e Klm dall’altra. Volendo, mentre i partiti dovranno chiudere il dossier delle liste, Draghi potrebbe chiudere il dossier Ita. E non volerlo fare, per Draghi, sarebbe una macchia sul suo magnifico curriculum. Si può fare, volendo.
Al direttore - Groucho Marx: “Sembra un idiota, parla come un idiota, si muove come un idiota, ma non fatevi ingannare dalle apparenze: è un vero idiota”. Strano, poiché il geniale comico americano non poteva conoscere Dmitrij Anatol’evich Medvedev.
Michele Magno
Al direttore - Però non siamo messi bene se un’affermazione pubblica per quanto sgangherata e arrogante di un Tigellino moscovita diventa “ingerenza” e provoca tutta questa indignazione e timore che possa influenzare l’elettorato. A questo punto, per “rappresaglia” e ritorsione si chieda a Joe Biden o a Emmanuel Macron di elogiare il governo (così si salva anche la par condicio).
Valter Vecellio