Manifestazione contro il caro bollette a Torino, lo scorso febbraio (Ansa)

Essere onesti con i cittadini sulle bollette e detassarli. Sarà dura

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Meno di trenta giorni ci separano dalle elezioni. Alcune cose devono accadere prima per consentire alle imprese (cartarie e non) di non compromettere definitivamente la propria competitività e di rimanere al servizio del paese come un settore essenziale, come nel 2020 all’inizio della pandemia e come ribadito dalle linee guida dell’Ue sugli aiuti di stato. Con prezzi del gas a 290 euro per Mkwh, fatalmente, molte aziende che si sono fermate in agosto non ripartiranno per l’impossibilità di trasferire tali costi sull’intera filiera. A questa emergenza, va aggiunta quella straordinaria e impossibile da affrontare per delle imprese “gasivore”: la mancanza di offerte per rinnovare i contratti del gas per il prossimo anno termico, che inizia a ottobre. Ciò mentre le imprese lottano nel mercato alla ricerca di commesse per il prossimo autunno. E’ un’ulteriore emergenza di questi giorni, che coinvolge certamente le istituzioni, ma che non può vedere estranee tutte le forze politiche. Il governo in questo periodo ha creato il contesto giusto per non rimanere indietro e, anzi, per fare tanti passi avanti, non solo con specifiche misure, ma con un’autorevolezza senza pari. Pur in una situazione di crisi, si sta “correndo il rischio” di concretizzare l’idea di fare dell’Italia un hub energetico, grazie ai tanti accordi conclusi dall’Italia e ai due nuovi rigassificatori. Ma le due emergenze energetiche di questi giorni sono un prezzo del gas troppo alto, al di là di ogni limite immaginabile, e la mancanza di offerte sui tavoli aziendali per rinnovare i contratti, nonostante l’instancabile ricerca da parte delle imprese. Su questo si gioca la sopravvivenza di interi comparti industriali. Ormai Ferragosto è passato (come una sorta di Natale estivo). Due proposte da realizzare con rapidità entro il mese: un price cap europeo e un sistema di garanzia pubblica che spinga i fornitori a presentare le offerte per i rinnovi dei contratti del gas.
Massimo Medugno
 

Caro Medugno, la sua lettera segnala purtroppo un problema reale, che in mancanza di misure capaci di incidere sul costo delle bollette può produrre disastri, a livello famigliare e a livello industriale. I dati in possesso del governo, a quanto ci risulta, sono ancora più preoccupanti rispetto ai dati già registrati in questi giorni. La stima di Palazzo Chigi, secondo un documento consultato dal Foglio, prevede un aumento tra l’80 e il 90 per cento delle bollette energetiche e del gas nell’ultimo trimestre dell’anno rispetto ai costi già raggiunti alla fine del secondo trimestre del 2022. Un problema, si diceva, ma cosa si può fare? Non molto, purtroppo. Primo tema: la situazione dipende da ragioni oggettive, su cui difficilmente si può intervenire. Il price cap sarebbe una soluzione, certo, ma al momento una linea comune in Europa non sembra essere vicina e, a meno di sorprese, la giusta strada proposta dal governo italiano difficilmente offrirà soddisfazioni. Secondo punto: di fronte a una crisi del genere il governo può cercare di arginare un problema ma non impedirlo. Quindi, ancora, che fare? Essere purtroppo onesti con cittadini e imprese e riconoscere che l’energia costerà molto per molto tempo e agire allo stesso tempo sul lato fiscale per sostenere le imprese e le famiglie con detassazioni, scommettendo non solo su grandi piani del governo ma su soluzioni e scelte di efficientamento messe a disposizione dei singoli cittadini. Sarà dura. Ma la strada è questa.

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