Foto di Mauro Scrobogna, via LaPresse 

Lettere

Pettegolezzi fra amici sul totoministri. E perché non affidare la Camera all'opposizione

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Leggo le analisi critiche, anche molto severe, su come Giorgia Meloni e il centrodestra si stanno muovendo in questi giorni che precedono le consultazioni. E devo dirle che siamo ben contenti di riceverle perché “gli attacchi”, come diceva Plutarco, ti portano a fare meglio. Scopri anche dove stai sbagliando. E questo riguarda pure la scelta degli eventuali ministri. Il rammarico è che di questa enorme utilità della critica non abbiano potuto, ahiloro, beneficiare gli ultimi due governi che avevano come ministri, tra gli altri, gli impareggiabili Luigi Di Maio, Fabiana Dadone, Andrea Orlando, Roberto Speranza, Alfonso Bonafede, Paola De Micheli, Lucia Azzolina. Peccato, che si sono persi.
Giovanbattista Fazzolari
Fratelli d’Italia

 

“Non si può restare attaccati sempre e soltanto alle vicende del presente e del passato e farne un pretesto per attaccare gli avversari invece di pensare a costruire insieme un futuro migliore” (Plutarco).


 

Al direttore - La questione dei “tecnici” al costituendo governo sta subendo un’evoluzione che non dovrebbe risultare solo nominale. Si parla ora di “tecnici di area” e appare un passo avanti nella chiarezza. Non si può pensare che il “tecnico” che viene nominato ministro possa fare totale astrazione dall’impostazione politica e programmatica dell’esecutivo di cui fa parte. “Tecnici” di grande valore, quali un tempo gli “indipendenti di sinistra”, erano, sì, gelosi della loro autonomia intellettuale, ma chiaramente si collocavano nell’area della sinistra. Il “tecnico” non può assolvere solo una funzione “garantistica” – a prescindere dai programmi e dalla collocazione anche ideale, della maggioranza di governo – nei confronti del paese e a livello internazionale. Ciò naturalmente vale per qualsiasi “tecnico” e qualsiasi governo. Poi è ben possibile che il “tecnico” prestigioso, dotato di sicura credibilità, condivida il significato pieno della sua partecipazione all’esecutivo (sta qui la qualificazione riferita all’area) e, allora, nessuna osservazione si potrebbe svolgere. Intanto, è progressivamente venuta meno, con la quasi scomparsa dei partiti, la figura di quegli intellettuali esperti in diverse branche del sapere che svolgevano una funzione di alta consulenza dei partiti e di esponenti dei governi continuando a esercitare la loro professione e tutelando la propria autonomia. In queste giornate viene ricordata l’icastica considerazione di Guido Carli, secondo cui il governo di tecnici o è una trovata qualunquista o è una soluzione sovversiva. Come ha notato Pierluigi Ciocca, ciò ha una straordinaria efficacia perché detto dal principe dei tecnici qual era Carli. Con i migliori saluti. 
Angelo De Mattia

 

A proposito di tecnici. Un pettegolezzo gustoso, tanto siamo fra amici. Il nome più forte che in questo momento viene fatto, all’interno di Fratelli d’Italia, per il ruolo di ministro dello Sviluppo economico ha un profilo interessante: si chiama Antonio D’Amato, è l’ex presidente di Confindustria, è apprezzato dal centrodestra e potrebbe guidare un “Super Mise” comprensivo anche di alcune deleghe oggi affidate al ministero della Transizione ecologica. Chissà.


 

Al direttore - Ieri pomeriggio ho partecipato alla manifestazione davanti all’ambasciata russa convocata dal comitato “Stop guerra in Ucraina”. L’ho deciso dopo aver letto la sua piattaforma. E’ stata per me una boccata d’aria fresca, in un clima reso torrido da una surriscaldata retorica pacifista. Mi consenta allora di citarne i punti centrali: “La sola possibilità di spegnere l’incendio che rischia di estendersi anche oltre i confini dell’Ucraina consiste in un immediato cessate il fuoco da parte degli aggressori russi, contestuale all’apertura di negoziati che portino al ritiro delle truppe di invasione, al diritto al ritorno di tutti i profughi e gli sfollati […] “L’invasione dell’Ucraina, voluta dal regime autoritario e reazionario di Vladimir Putin è un crimine senza alcuna giustificazione, di cui l’autocrate del Cremlino porta tutta la responsabilità. La resistenza del popolo ucraino ha messo in crisi i piani dell’invasore, che ora minaccia apertamente l’utilizzo di armi atomiche, con la concreta possibilità di innescare un conflitto nucleare nel cuore dell’Europa” […] Infine: “Siamo solidali con la resistenza del popolo ucraino e con chi in Russia si oppone alla guerra di Putin e si sottrae alla leva obbligatoria, con i pacifisti, il movimento delle donne, gli attivisti sindacali e gli operatori dell’informazione che respingono la mobilitazione e sono vittime della repressione del regime moscovita”. La forte presenza di gruppuscoli trotzkisti fra i promotori è costata, è vero, qualche tiratina d’orecchi anche alla Nato e all’aumento della spesa militare. Ma è stato un prezzo sopportabile, a mio avviso, se confrontato con i deliri di giganti del pacifismo etico come Luigi de Magistris e Giuseppe Conte. A loro, e al côté di intellettuali epigoni del neutralismo di Ponzio Pilato (che però fece crocifiggere Gesù, non Barabba) va ricordato che “Vim vi repellere licet”, è lecito respingere la violenza con la violenza, è un principio accettato da ogni ordinamento giuridico e dallo stesso catechismo della Chiesa cattolica, come ha sottolineato più volte il segretario di stato della Santa Sede Pietro Parolin. 
Michele Magno


 

Al direttore - Mi chiedo, caro Cerasa, ma sarebbe così sbagliato immaginare di affidare la presidenza della Camera all’opposizione? Non sarebbe un gesto distensivo che potrebbe aiutare a stemperare gli animi e a creare un clima positivo in vista delle possibili riforme future?
Luca Gambini

 

Le giro un messaggio ricevuto da un importante volto del partito di Meloni. Messaggio anonimo, ovviamente, proprio su questo tema, ma interessante per capire cosa potrà succedere in futuro. “Non avrebbe senso farlo. Avrebbe però senso dare due vice alla Bicamerale se si fanno le riforme. E poi: tu devi dare apertura e non chiedere di mettere la maggioranza sotto tutela. Neppure di Mattarella. Non ce ne sarà bisogno. Vedrete: Meloni sarà più moderata di quanto lo fu Renzi che voleva rivincite”. Pettegolezzo ulteriore sul tema, ma tanto si è sempre tra amici. Fratelli d’Italia, e in particolare Giorgia Meloni, non aveva preclusioni all’apertura all’opposizione per una delle Camere. Addirittura, un segnale è arrivato anche a Enrico Letta, per la presidenza della Camera. Segnali di fumo, subito stoppati dagli alleati di Meloni, e che dimostrano però un filo da seguire: i rapporti futuri tra il partito di Meloni e quello che un tempo fu di Letta. Sorprese? Chissà.