Lettere
L'ultima lezione di Draghi: restare ottimisti, nonostante Meloni
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Caro Cerasa, se la vita fosse vissuta al contrario forse saremmo tutti più ottimisti, come auspica la festa fogliante di oggi. La racconta così un geniale Woody Allen: “Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare alla posta per ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo”. Auguri.
Michele Magno
Non ci prenda troppo alla lettera, caro Magno, siamo ottimisti della volontà, non della realtà, e sappiamo, Woody Allen a parte, quanto sia difficile osservare il presente dando il giusto peso alle cattive condizioni di salute del mondo. Eppure, dal nostro punto di vista, essere ottimisti non significa voler stravolgere la realtà ma significa provare a osservare il futuro con uno sguardo diverso da quello convenzionale, cercando schumpeterianamente di trasformare ogni possibile crisi in un’opportunità di crescita. Siamo ottimisti anche oggi, anche nelle ore che accompagnano i primi passi di un governo potenzialmente pericoloso, il nostro ottimismo, in parte, è simile a quello che ha messo in campo ieri Mario Draghi nel corso del suo ultimo Consiglio europeo. Vale la pena riportare il passaggio per intero: “C’è una cosa che volevo ricordare della mia esperienza in Europa come presidente del Consiglio degli ultimi 20 mesi. Pensate alle manifestazioni di unità che l’Europa ha avuto nelle risposte alle sfide di questi ultimi due anni. Cominciamo dalla campagna di vaccinazione, che era partita male, i vaccini non arrivavano, molti criticavano il fatto che si fosse deciso di andare con acquisti comuni. Beh, quella è stata un successo straordinario da parte dell’Europa. Secondo, la lotta al cambiamento climatico. Anche quello è stato un passo straordinario perché l’Europa ha dimostrato di essere all’avanguardia nel mondo. Tanto che alcuni dicono un po’ troppo. Però è un fatto che tutti gli investimenti nelle rinnovabili che sono stati fatti in questi anni e soprattutto la mobilitazione culturale dei cittadini europei nella lotta al cambiamento climatico non esito a dire è superiore a qualsiasi parte del mondo. Pensate all’Ucraina. L’Europa non era mai stata così unita come nel caso della guerra all’Ucraina. L’Ucraina è stata accolta a braccia aperte dall’Europa. In questo l’Europa è stata straordinariamente unita e sta cambiando ai nostri occhi. Sta evolvendosi, secondo me, in una direzione straordinariamente positiva. E arriviamo alla risposta di ieri sera sulla crisi elettrica. Di nuovo è un’altra manifestazione di unità. Io credo che, nonostante tutte le sfide, ci sia da essere molto ottimisti sul futuro dell’Europa. Questa è la mia esperienza degli ultimi 20 mesi”. Applausi. E grazie, caro Draghi.
Al direttore - Credo vada ringraziato l’ambasciatore a Londra, Inigo Lambertini, per la sagacia con la quale ha commentato il settimanale Economist, che ha messo in copertina spaghetti e pizza in salsa britannica. Con spirito scaramantico voglio pensare che il nuovo governo sarà più duraturo di quello di Liz Truss, appena caduto. Credo anche che i guai del Regno Unito si chiamino Brexit e di questi guai, sicuramente, il prossimo premier farà tesoro. Ma dico subito che non c’è affatto da vergognarsi né degli spaghetti né della pizza. L’Italia può continuare a essere il Belpaese se saprà costruire anche un’offerta turistica moderna e competitiva. Il governo che – mi auguro – nascerà ad horas avrà tante priorità. La più urgente è un tetto al costo dell’energia che, nonostante la condivisione di gran parte dei paesi, ha trovato una prima modesta risposta in sede comunitaria. Le imprese italiane vanno tutelate, in primis il made in Italy. Per farlo in modo efficace serve anche una struttura istituzionale più moderna. Non basta l’autonomia regionale, occorre una disciplina stringente ed efficace anche per realtà come la città metropolitana di Milano. Altrimenti provvedimenti tesi a salvaguardare l’ambiente (come Area B) rischiano di essere controproducenti, spostando l’inquinamento a qualche chilometro di distanza. Milano è la capitale della ricerca ed è bene che il nascituro governo se lo ricordi. Perché se vogliamo superare fino in fondo gli stereotipi da “pizza e mandolino” occorre coltivare e sviluppare questa grande prateria là dove è più fertile.
Alessandro Spada
presidente di Assolombarda