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Dura la vita di Meloni al governo, ma quella del Pd all'opposizione è peggio
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Già il suo giornale ha messo in evidenza i molteplici e contraddittori aspetti di questo governo. Infatti, al netto di una configurazione fondamentalmente conservatrice e moderata invece non mancano posizioni imprevedibili tali anche da accentuare la situazione di grande imbarazzo e difficoltà in cui si trova la sinistra. In primo luogo non basta dire, come oramai è stato ripetuto fino alla nausea, che per la prima volta in Italia una donna diventa premier, ma invece su questo tema vale quello che ha messo bene in evidenza Chiara Geloni già portavoce di Bersani che ha rilevato che è divenuta premier una giovane donna che è stata una militante politica di destra fin dalla prima giovinezza e che si è fatta strada con la sua iniziativa e capacità prima nel partito e poi addirittura nel sistema politico e nella vicenda elettorale. Orbene una simile autopromozione alla leadership da parte di una donna non è mai avvenuta nella sinistra, il massimo a cui si è arrivati ha riguardato le esperienze politiche e culturali di personalità come Rossana Rossanda, Luciana Castellina, nelle istituzioni e nel partito di Nilde Iotti; sul versante Dc possiamo parlare di Rosy Bindi, della Falcucci, della Iervolino e della Anselmi: nessuna di loro, però, è mai diventata leader del partito, ma nemmeno capocorrente. In secondo luogo neanche durante la recente e apprezzabile esperienza di Marta Cartabia si è mai sentito un ministro di Grazia e Giustizia parlare con il linguaggio usato da Carlo Nordio: quasi ogni frase è un pugno in faccia alla corporazione dei magistrati che invece negli ultimi tempi ha avuto nei grillini il suo braccio armato, ma che dal ’92 in poi ha avuto nel Pds prima e nel Pd poi una subalterna cinghia di trasmissione ricambiata da una protezione anche nei confronti di vicende assai imbarazzanti, qualcuna addirittura losca. Certamente esistono molteplici interrogativi e aspetti negativi in questo governo, tali da giustificare una scelta di opposizione ragionata. Ciò detto, però, allo stato l’unico vero pericolo che oggi corre il governo Meloni è costituito da quello che prima o poi possono combinare il corrucciato Berlusconi e anche il silenzioso Salvini. Allo stato per ciò che riguarda la sinistra non è certo percepibile quello che il Pci chiamava “l’artiglio dell’opposizione”. Oggi quasi tutto quello che proviene dal Pd è disarmante, non parliamo solo delle grandi cose, che non esistono, ma anche di quelle piccole. Come si fa a invocare l’unità dell’opposizione da parte del Pd quando esso non concede al Terzo polo neanche un posto di vicepresidente o di questore? Non lo fa non solo per miopia politica, ma anche perché è così forte il peso delle correnti che, come ha rilevato Claudio Petruccioli, quando si è andati al voto in Parlamento su queste cariche minori il Pd si è fatto sottrarre due caselle dalla compattezza dei parlamentari grillini mentre quelli del Pd si sono accoltellati fra loro nel segreto dell’urna.
Fabrizio Cicchitto
Problema serio. Ma mi pare che il Pd abbia un tema ancora più serio da affrontare. Anzi quattro. Primo: perché, ripetiamo, tutte le donne che hanno potere in politica, in Europa, se non vogliamo considerare i casi di piccoli paesi come Finlandia o Svezia, non vengono dalla sinistra? Secondo: che tipo di opposizione può fare una sinistra che come primo atto politico mostra terrore di fronte alla parola merito? E, terzo, che tipo di opposizione può fare una sinistra che accusa la destra di essere fatalmente divisa negli stessi istanti in cui il centrosinistra si presenta fatalmente diviso? E, quattro, che tipo di opposizione può fare un Pd che già dalle prime ore dell’inizio della stagione meloniana è lì a riconoscere (seppur silenziosamente) che su alcuni temi (Ucraina, Russia, Europa, atlantismo) la distanza che ha con Meloni è inferiore rispetto alla distanza che ha con il M5s? Dura la vita di Meloni al governo, sicuro, ma forse non così dura come la vita del Pd all’opposizione.