Lettere
Libero contante in libero Pos. Ma occhio: anche il cash ha un costo
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Libero contante in libero Pos. Ci vuole così tanto a capirlo?
Laura Marconi
Aderisco alla mozione. Usiamo tutti i contanti che vogliamo, ma diamo la possibilità a tutti di usare il Pos, quando si vuole, dove si vuole, per cosa si vuole. Anche se, a proposito di contanti, una piccola storia forse torna utile. Si dice, dice così il governo Meloni, che non rendere obbligatorio il Pos per i pagamenti sotto i 60 euro è cosa buona e giusta, che permette agli esercenti di risparmiare qualcosa (commissioni delle banche). Curioso però che quando il governo ragioni sui contanti non tenga anche a mente una piccola storia interessante, raccontata anni fa dall’attuale capo dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, un libro felicemente intitolato “L’evasione spiegata a un evasore”. Scrive Ruffini che, contrariamente all’idea comune, il contante non è gratis. Come tutti i beni materiali ha una sua vita: bisogna produrlo, distribuirlo, immagazzinarlo e, alla fine, distruggerlo, smaltirlo; e a ogni passaggio occorre garantirne la sicurezza contro falsificazioni e rapine, e per questo la Banca d’Italia lo ritiene “il mezzo di pagamento più oneroso per gli elevati costi di produzione e gestione, nonché per i fenomeni illeciti che gli operatori possono subire” e l’insieme dei costi di tutti gli strumenti di pagamento che imprese, banche, commercianti sostengono è pari a 15 miliardi di euro all’anno. “Di questi – scrive Ruffini – otto sono dovuti al contante, un valore che ci pone al di sopra della media europea: 0,52 per cento del pil contro lo 0,4 per cento di altri paesi. E l’indagine non comprende i costi di produzione del contante (circa 300 milioni di euro) e i costi dei consumatori (furti, difficoltà di approvvigionamento) con una parziale sottostima dei costi sociali complessivi in particolare del contante”. Scommettere più sul contante che sul Pos ha un costo. E quel costo lo paga lo stato. Aderisco però alla sua mozione. Libero contante in libero Pos.
Al direttore - Caro Cerasa, il morbo di Tangentopoli sembra a tratti davvero incurabile. Il tema dei braccianti agricoli extracomunitari, del tutto ignorato anche da gran parte della sinistra italiana, fa improvvisamente notizia sotto il versante giudiziario per il “grave scandalo” che sta travolgendo la famiglia di un parlamentare della Repubblica. Nessuno sembra invece interrogarsi seriamente sulla palese inconsistenza dell’azione politica di quei partiti che sono oggi sospinti dal circo mediatico a prendere subito le distanze dal capro espiatorio di turno o da un sistema elettorale che preclude l’affermazione parlamentare di qualsiasi reale rappresentanza delle battaglie ideali, degli interessi economici, delle categorie produttive o delle semplici istanze territoriali.
Francesco Compagna
Al direttore - Non far sapere a Soumahoro / quanto è duro il fango senza l’oro.
Massimo Teodori