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Viva il modello Genova, viva il modello Bucci. Appunti per il Pnrr

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore -  Il tribunale civile di Genova ha respinto il ricorso presentato contro il sindaco Bucci nel tentativo di farlo decadere dalla carica di primo cittadino: il ruolo di commissario straordinario per la ricostruzione del ponte Morandi e di sindaco sono quindi compatibili. La buona notizia viene però oscurata da un fatto politico evidente: il vizio di una certa sinistra, non solo genovese, di utilizzare ancora una volta gli argomenti giudiziari come arma di opposizione. Sì, perché i ricorsi sono legittimi. Ma ciò che non è legittimo è che una parte politica usi l’argomento giudiziario con finalità politiche. Incapaci di battere gli avversari nelle urne, tentano di farlo usando gli argomenti delle aule dei tribunali. Ricordo bene quelli utilizzati contro di me durante la vicenda dell’alluvione che colpì Genova nel 2014: l’aggressione mediatica subita, il giustizialismo imperante. Ovviamente, fui prosciolta da tutte le accuse. Una strategia, fra l’altro, quella del populismo giudiziario militante, che si è rivelata spesso un boomerang, avendo ridato fiato agli avversari ma che è soprattutto inaccettabile in una democrazia la cui Costituzione sancisce in modo inequivocabile la separazione fra i poteri. Questa sinistra che fa del giustizialismo e della decrescita i suoi nuovi vessilli è una sinistra sempre più lontana dagli elettori e priva di quella sensibilità necessaria a comprendere cosa abbia rappresentato per Genova e per i genovesi avere un commissario che fosse allo stesso tempo sindaco. La ferita del crollo del ponte è ancora aperta: la sua ricostruzione non può sanarla ma può rappresentare una sorta di ripartenza, di nuovo inizio. Che la sinistra non abbia compreso tutto ciò dimostra lo stato di difficoltà in cui versa. La scelta di adottare la strategia politica del rancore è ancora più fallimentare sul piano del consenso se si pensa poi che, con il Pnrr, occorrerà sburocratizzare i processi per realizzare nuove opere, essenziali per il paese, ma ancor di più per la Liguria. Contrastare il modello dei commissari è nei fatti una dichiarazione di guerra al modello Genova, al contrasto della burocrazia soffocante, a tutti quei paletti e lacci che per troppo tempo hanno frenato la crescita della Liguria. Genova aveva un tempo una sinistra capace di amministrare di cui mi onoro di aver fatto parte. Oggi ha una sinistra capace solo di attuare politiche rancorose, contro l’avversario, lontane dal bene della comunità. E’ un po’ lo specchio di ciò che avviene a livello nazionale con il Pd: lo schiacciamento su posizioni massimaliste, il rinnegare la stagione del riformismo, stanno portando il Partito democratico all’autodistruzione. Noi del Terzo polo, a maggior ragione ci candidiamo a essere quel centro responsabile, liberale, riformista che agisce per il bene comune, per rendere l’Italia competitiva e forte in Europa e nel mondo: di fronte al vuoto del sovranismo e a quello del populismo, c’è sempre più bisogno di un liberal-riformismo radicale. Genova ne è la prova. Il sindaco Bucci, come tutti, non fa solo scelte giuste, commette errori e non siamo sempre d’accordo su tutto. Ma un avversario in democrazia si critica con gli strumenti della politica, non del diritto. Ad esserne capaci, si intende.

Raffaella Paita
senatrice di Italia viva, presidente del gruppo Azione-Italia viva a Palazzo Madama

 

Si dirà che il modello Genova, che poi è il modello Bucci, è un modello che funziona solo in casi straordinari, come è stata la ricostruzione del ponte Morandi. Ma dato che il Pnrr ha qualcosa a che fare con la ricostruzione dell’Italia, si chiama recovery no? il principio utilizzato per il ponte meriterebbe di essere applicato anche per il Pnrr. E quel principio è semplice: derogare, a partire dal Codice degli appalti, tutte le norme dell’ordinamento italiano, a esclusione di quelle penali, e ponendo come unico paletto, per la realizzazione delle infrastrutture, i princìpi inderogabili dell’Unione europea e quelli costituzionali. Viva il modello Genova, viva il modello Bucci.

 


 

Al direttore - La reazione governativa tutto sommato molto composta alla fin troppo netta bocciatura della manovra da parte della Banca d’Italia è una buona notizia. Chi ha i capelli bianchi ricorda cosa fu la guerra tra governo e Via Nazionale condotta nel regno del primo Berlusconi, anno di grazia 1994, dalla destra di Alleanza nazionale. Alcuni esponenti di allora, come Maurizio Gasparri, sono esponenti dell’attuale maggioranza ma oggi non alzano la voce. Meloni si è affrettata a manifestare rispetto per l’autonomia della Banca centrale. E’ un atteggiamento intelligente anche perché la Banca d’Italia è un’ombra del potente istituto del 1994.
Marco Cecchini

 

Intanto, può piacere o no, ma per il momento c’è un dato di fatto che va rilevato: gli investitori si fidano della manovra meloniana nonostante i rilievi di Bankitalia – e nonostante gli sproloqui di Fazzolari (spread ieri a quota 183, il giorno dopo le dimissioni di Draghi era a 245).
 

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