Lettere
Le ipocrisie dei giornali sulle differenze tra Francesco e Benedetto XVI
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Non sappiamo se la cosa sia nata spontaneamente o se invece sia partito il classico ordine di scuderia urbi et orbi, con il preciso scopo di evitare il più possibile (vedremo se fino a oggi o anche dopo) di alimentare polemiche e attriti tra le opposte fazioni e tifoserie. Sta di fatto che è a dir poco strabiliante, eufemisticamente parlando, lo spettacolo offerto in queste ore dalla stampa italiana (e non solo), in particolare da certi addetti ai lavori delle cronache ecclesiali. A confrontare i commenti di oggi, ora che l’Emerito è morto, con quanto su di lui gli/le stessi/e andavano scrivendo in occasione di una sua uscita, di uno scritto, ecc., la distanza non potrebbe essere più siderale. Al punto che neanche sembrano le stesse persone. Che sarà mai successo? D’accordo, ci sta che se anche in vita Benedetto XVI (e prima ancora il Prefetto dell’ex Sant’Uffizio e prima ancora il teologo) è stato duramente contestato, questo non esclude un gesto di umanità e compassione ora che non c’è più, e che diamine. Resta il fatto che certi commenti che si sono letti in questi giorni emanavano un nauseabondo odore di tappo e di ipocrisia. O ce lo siamo dimenticati, così per dirne una, che quando uscirono i famosi “Appunti” dell’Emerito sugli abusi sessuali del clero, tanto eccellenti quanto puntualmente inascoltati, qualche aedo della chiesa della misericordia cosiddetta arrivò niente meno ad intimare a Benedetto XVI di tacere una volta per tutte? L’elenco potrebbe continuare a lungo. La verità è che Joseph Ratzinger soprattutto negli ultimi quattro decenni è stato un “segno di contraddizione” per molti, fuori ma in primis dentro la Chiesa. E questo non gliel’hanno mai perdonato. Ora fanno le faccine compunte e vergano articolesse intrise di un cordoglio peloso e di maniera (mentre dietro magari fanno salti di gioia), già pregustando l’aria nuova che si respirerà ora che il “panzer-kardinal”, il “rottweiler di Dio” non c’è più. Però occhio gente, che ora che il katechon è stato rimosso presto o tardi si arriverà al dunque. E con un finale già scritto. So sorry guys.
Luca Del Pozzo
Un Papa interessato a difendere l’occidente, un Papa disinteressato a difendere l’occidente. Un Papa interessato a difendere l’Europa, un Papa disinteressato a difendere l’Europa. Un Papa interessato a combattere la secolarizzazione della Chiesa, un Papa disinteressato a combattere la secolarizzazione della Chiesa. Un Papa che ha cercato di responsabilizzare i laici nella difesa del cristianesimo, un Papa che ha cercato di sedurre i laici provando a modernizzare la Chiesa. Un Papa che ha cercato di intendere il cristianesimo come una religione della salvezza, un altro che ha cercato di spingere il cristianesimo verso la dottrina sociale, quindi verso una dottrina mondana. I giornali, in questi giorni, salvo rare eccezioni, hanno scelto di dedicare molta attenzione a come è finito il papato di Benedetto XVI per evitare di dover parlare di cosa è stato il papato di B-XVI e costringere il lettore a ragionare sulle differenze, abissali, tra il Papa mondano di oggi e il Papa non mondano di ieri. Noi, nel nostro piccolo, continueremo a parlare anche nei prossimi giorni di cosa ci lascia in eredità B-XVI, che è qualcosa di decisamente più importante, più profondo, anche se meno iconico, di un gesto potente come quello delle dimissioni.
Al direttore - Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni (Fëdor Dostoevskij).
Michele Magno