Matteo Salvini durante la sospensione dell'udienza del processo Open Arms (Ansa)

Lettere

Su Open Arms, Salvini è vittima solo di se stesso (in bocca al lupo!)

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Che cosa aspetta il Foglio a proporre Alfonso Berardinelli senatore a vita? Quanto agli “altissimi meriti” basterebbe il suo articolo di due giorni fa (ultimo di una serie eccellente i cui singoli pezzi sono sempre ossigeno al cervello) sull’arte “che si dichiara superflua e presente in assenza”. Aggiungo una nota, mesta, alla sua osservazione che fa da titolo al corsivo: il suicidio “che non genera lutto ma applausi sempre più convenzionali” non è purtroppo solo quello delle arti visive, è quello di una civiltà, in alcuni casi è il suicidio tout court.
Ubaldo Casotto

Viva Berardinelli!

 


 

Al direttore - La senatrice del Pd Susanna Camusso, ex segretaria della Cgil, si è astenuta nel voto che proroga gli aiuti militari all’Ucraina. Una posizione tartufesca che ricalca quella del suo successore a Corso d’Italia. E’ triste vedere il sindacato di Di Vittorio, Lama e Trentin al rimorchio dei partiti della sinistra d’antan e del neomovimento pacifista di Giuseppe Conte. Quando erano in gioco la libertà e i diritti umani di un popolo, quei leader hanno sempre scelto con chiarezza da che parte stare e hanno sempre indicato con chiarezza le condizioni imprescindibili di un negoziato realistico e di una pace giusta. Ai miei tempi, si chiamava autonomia del sindacato anche di fronte ai grandi conflitti internazionali. Forse è giunto il momento di aprire una riflessione seria sulla Cgil, sulla sua involuzione in una cultura terzista alternativa a quella di chi nel 1956 si scontrò col Pci di Togliatti sui “fatti di Ungheria”.
Michele Magno

E’ anche triste vedere il Pd che si disinteressa del tutto di un fatto grave e ormai ricorrente: la presenza, tra le sue file, di parlamentari ed europarlamentari incapaci di scegliere con chiarezza da che parte stare quando in ballo vi è la difesa dei confini della libertà. Vale quando si parla di Susanna Camusso (dal Pd non è arrivata neppure una nota di disapprovazione) e vale quando si parla anche del recente voto all’Europarlamento sulla definizione della Russia come stato terroristico. Il centrodestra italiano, che in teoria dovrebbe essere la coalizione più ambigua nel confronti del putinismo, in quell’occasione ha votato in modo compatto, mentre nella stessa occasione il gruppo del Pd si è spaccato e non ha votato a favore. Compreso Andrea Cozzolino, europarlamentare del Pd, che ieri ha rassegnato le dimissioni dalla commissione Pegasus e dalla delegazione Maghreb per chiarire la sua posizione sul Qatar gate.

 


 

Al direttore - Sono totalmente in disaccordo su questa levata di scudi contro gli ultras che esercitano il loro sacrosanto diritto a incontrarsi tra loro secondo modalità convenute sempre tra loro. Sono davvero sconcertato nel vedere come vengono calpestati questi tribali e antichi sistemi di espressione. Certo, discutiamo pure sulla scelta dei luoghi opportuni per questi rendez-vous. Meglio non in autostrada, davanti agli asili, all’interno dei conventi, eccetera. Per carità, pienamente d’accordo. Questi scontri vanno organizzati negli stadi, nei giorni feriali o comunque quando non sono occupati da manifestazioni diversamente sportive. In questi siti gli ultras saranno liberi di massacrarsi senza regole e senza limiti, offrendo peraltro uno spettacolo altamente piacevole a un pubblico pagante (anche cifre simboliche). La soluzione sarebbe davvero perfetta perché, prevedendo prudentemente qualche centinaio di decessi, costoro potrebbero essere sostituiti da individui presenti tra il pubblico ed estratti secondo regole da definire o, ancor meglio, individuati dallo stesso biglietto di ingresso trasformato in un “gratta e vinci”. Oltre a tutto, questa semplice soluzione è oggi alla portata di mano in un momento davvero magico e con un governo ideale. Se queste ottime manifestazioni potessero essere trasmesse in diretta, sarebbero certamente fonte di sicuro reddito e si potrebbe recuperare la piattaforma franceschiniana del Netflix italiano della cultura restituendole la giusta dignità. Con ossequi.
Sandro Parenzo

 


Al direttore - “Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’aula bunker dell’Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo Open Arms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”. Lo ha detto ieri Salvini. E mi sono chiesto, per la prima volta, se il ministro sia più vittima della giustizia o più vittima di se stesso.
Maria Marini

Fu Salvini, nel 2019, a dire, su queste vicende, “processatemi pure”. Fu Salvini, nel 2019, a rivendicare il diritto del governo di cui era vicepremier a sfidare il diritto del mare. E fu Salvini, nel 2019, a spacciare per protezione dei confini la volontà di spingersi a un passo dal violare alcuni trattati internazionale (nel 2019  il tribunale dei minori di Palermo descrisse il caso della Open Arms come “una situazione che equivale, in punto di fatto, a un respingimento o diniego di ingresso a un valico di frontiera” e il respingimento come è noto è vietato sia dalle leggi italiane sia da quelle internazionali). Sul caso Open Arms c’è da augurarsi, di cuore, che Salvini sia innocente, ma più che vittima della giustizia, ancora una volta, Salvini dimostra di essere vittima solo di se stesso. In bocca al lupo di cuore.

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