Parlare di intercettazioni senza demagogia, altrimenti è solo fuffa
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - “E’ nella natura di questo modello di produzione e di consumo esigere, estrarre, non produrre senso” (Goffredo Bettini, “A sinistra da capo”). Mi sembra un pensiero molto profondo, però non ho capito che significa.
Michele Magno
Direbbe Flaiano che per la sinistra, in Italia, la linea più breve tra due punti è sempre l’arabesco.
Al direttore - L’afasia del governo italiano sul pacchetto di misure protezionistiche americano (Inflation reduction act) è un sintomo grave di assenza di idee dell’esecutivo e bene ha fatto il Foglio a sollevare il tema dell’agenda della fuffa che sembra piacere tanto a Meloni e compagni vis à vis l’agenda della sostanza sulla quale cala il silenzio. Il primo a reagire pubblicamente alla mossa protezionistica americana è stato Macron, poi Scholz. Poi poco altro. Il rischio che l’Europa finisca per reagire in ordine sparso alla mossa americana e che l’Italia ne esca penalizzata è molto alto. Molto grave mi sembra poi la responsabilità dei media nazionali che con poche eccezioni tra cui questo giornale omettono di incalzare il governo su temi capitali come questo. Certo la fuffa è materia più maneggiabile che si vende a sconto. Ma questa connivenza non nuova sulla fuffa è pericolosa non solo per il paese ma per le fortune stesse del sistema mediatico.
Marco Cecchini
A proposito di fuffa. Un altro argomento che potrebbe tranquillamente rientrare all’interno di questa categoria è il dibattito sulle intercettazioni. Diciamoci la verità. E’ ovvio che le intercettazioni siano pazzescamente utili. E non solo quando queste riguardano i reati che hanno a che fare con la mafia e con la corruzione (in Italia si può intercettare per pene superiori ai cinque anni). Lo abbiamo visto con il caso di Matteo Messina Denaro. E con il caso Qatar. E i garantisti che combattono astratte battaglie ideologiche contro le intercettazioni fanno sorridere. Il punto è un altro. Il punto è avere cura di concentrarsi sui problemi veri. Che sono due. Primo: entrare nella vita degli altri, in modo discrezionale e indiscriminato violando la privacy dei cittadini come accade nelle non democrazie, è un problema o non lo è? Certo che lo è. Secondo punto. Il fatto che le indagini oggi siano basate spesso solo sulle intercettazioni è un problema o no? E il fatto di aver costruito un sistema di indagini che si basa sulle intercettazioni ha contribuito o no a diseducare una parte della magistratura nell’esercizio della ricerca non di sospetti ma di prove? Certo che sì. Vogliamo parlare di intercettazioni senza demagogia, né giustizialista né garantista? Bene, allora partiamo da qui, grazie.