Le lettere al direttore
Le ragioni e i torti di Lagarde. E i torti della Sapienza con B-XVI
Chi ha scritto a Claudio Cerasa
Al direttore - Le previsioni sull’eventualità di una recessione, grande, meno grande o concretantesi in una lievissima contrazione, appaiono anche “piegate” a seconda della linea che si intende sostenere sui tassi di interesse e sull’inflazione, di cui si scrive in un editorialino del Foglio del 20 gennaio. Non a caso, per esempio, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha nettamente ridimensionato il rischio di una recessione e ha riconfermato la linea dura contro l’inflazione che merita di essere contrastata “da qualsiasi parte la si riguardi”. Sarà fondato il ridimensionamento? In una situazione del genere, vi è maggiormente bisogno dell’oggettività dei dati e del miglioramento delle previsioni. Anche perché il grave errore commesso dalla Bce, la quale per oltre un anno ha continuato a sostenere che l’aumento dell’inflazione era transitorio, mentre veniva progressivamente sconfessata dai dati, non milita certo perché le affermazioni dei suoi vertici siano recepite come oro colato. Siamo ad Achille che non raggiunge la tartaruga. Con i migliori saluti.
Angelo De Mattia
Lagarde ha spesso ragione nelle cose che fa ma ha quasi sempre torto nel modo in cui le dice e avere un presidente della Bce che quando parla tende a spaventare chi dovrebbe tranquillizzare sta diventando ormai un problema a cui è difficile abituarsi e non si può biasimare se nel mondo finanziario europeo c’è qualcuno che vedrebbe come una manna dal cielo una mossa della Lagarde alla Jacinda Ardern.
Al direttore - Porte aperte (Bonaccini), spalancate (Schlein) a D’Alema e Bersani. Per le prossime elezioni il Pd gioca d’anticipo. Ha deciso di perderle ora.
Michele Magno
Un passo alla volta. Prima è necessario pensare a come perdere le elezioni regionali (allearsi con il M5s in Lombardia, dove il M5s non conta nulla, e non allearsi con il M5s nel Lazio, dove il M5s conta qualcosa, è un’operazione degna di un Pd guidato dall’agenda Tafazzi). E poi è necessario pensare a come evitare che un’eventuale e non remota sconfitta alle regionali (14 febbraio) possa non avere un impatto drammatico sulle primarie convocate con intelligenza alternativa pochi giorni dopo (26 febbraio). Pd, partito debosciato.
Al direttore - Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro il codice di procedura penale si arricchisce di una nuova fattispecie: la latitanza domiciliare.
Giuliano Cazzola
Al direttore - Ho molto apprezzato, anche come lettore assiduo e abbonato al Foglio, la decisione di pubblicare il testo del discorso non pronunciato da Benedetto XVI nel gennaio 2008 ma che, per mia determinata decisione, fu letto nell’aula magna della Sapienza alla presenza del mondo scientifico e politico. La mancata visita del Papa all’ateneo dipese da considerazioni di ordine pubblico anche se i firmatari della lettera appartenenti all’area di Fisica che ne contestavano la presenza erano soltanto 70 sugli gli oltre 4.500 docenti della Sapienza e senza l’adesione della stragrande maggioranza degli studenti. Il discorso del Papa, profondo e magistrale, non ebbe la diffusione che meritava perché l’opinione pubblica era distratta dalle vicende politiche di quel periodo. La lettura del discorso dimostrò anche che molte cose sul suo contenuto formulate dai contestatori erano infondate. Il Papa nel suo discorso ha parlato da vecchio professore al mondo accademico, dimostrando la sua visione veramente limpida della funzione dell’università laica, libera e indipendente nel mondo occidentale e la definizione del percorso per poter portare i giovani alla scoperta della verità. Dopo qualche anno decisi di chiarire quegli avvenimenti che occuparono giorni e giorni gli organi di informazione e ristabilire la verità. Con il mio amico, il giornalista Pier Luigi De Lauro, scrivemmo un libro: “Sapienza e libertà. Come e perché Papa Ratzinger non parlò all’Università di Roma” edito da Donzelli nel quale, oltre a un resoconto dettagliato di tutta la vicenda e una mia intervista, sono stati sentiti alcuni protagonisti: Carlo Cosmelli, uno dei fisici contestatori, padre Vincenzo D’Adamo, allora rettore della Chiesa della Sapienza e Gianluca Senatore, allora responsabile degli studenti dell’università e il testo integrale del discorso di Benedetto XVI. Volume che è stato presentato direttamente da me e da padre D’Adamo in tre colloqui personali al Papa emerito Ratzinger che, dopo una approfondita lettura, ne ha apprezzato il contenuto.
Renato Guarini, professore e Rettore emerito della Sapienza
Pier Luigi De Lauro, curatore del libro
Caro Guarini, la sua è una bella lettera, ma nulla riuscirà a cancellare, temo, l’oscenità di quel 17 gennaio 2008 nella sua Sapienza. E per quanto, nel riavvolgere il nastro, è possibile vi sia qualche fotogramma da aggiungere alla storia, il sentimento di allora è lo stesso di oggi ed è quello che sintetizzò così con queste parole in quei giorni l’elefantino Giuliano Ferrara: “Vergogna per il fatto che una grande università europea, fondata da Bonifacio VIII nel Quattordicesimo secolo, è stata degradata ulteriormente e addirittura abbassata sotto l’infimo rango che purtroppo è suo da molti anni, quello di epicentro dell’insolenza intellettuale, dell’idiosincrasia epidermica verso il confronto delle idee e delle culture, di una corsa irrazionalistica verso il vuoto nichilista nella forma della beceraggine, del dileggio, del linciaggio in effigie travestito da goliardismo e da anticlericalismo”.