via Ansa

Lettere

E poi c'è la vera trattativa: quella tra magistrati e giornalisti

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - “Sono depresso: nessuno intercetta le mie telefonate” (Francesco Cossiga).
Michele Magno


 

Al direttore - Si annuncia, caro Cerasa, l’avvio di alcune clamorose indagini che potrebbero riscrivere la storia italiana ed europea. La prima riguarda la trattativa tra Giuseppe Garibaldi e la mafia, durante l’impresa dei Mille, per cui è prevista l’ipotesi di imputare all’Eroe dei due mondi il reato di concorso esterno in associazione criminale e di voto di scambio (nel referendum per l’annessione). Camillo Benso di Cavour sarebbe invece incriminato del reato di corruzione internazionale, per aver incaricato la contessa di Castiglione di sedurre Napoleone III allo scopo di ottenere l’appoggio della Francia all’Italia nella Seconda guerra di indipendenza. Nel primo caso sarà importante la testimonianza dei pronipoti e discendenti di esponenti borbonici pentiti. Nel secondo, pare che a suo tempo fossero intercettati i piccioni viaggiatori che portavano i “pizzini” da Parigi a Torino e ritorno.
Giuliano Cazzola

 

La trattativa che prima o poi meriterebbe di trovare un po’ di spazio sui grandi giornali, una volta raggiunta una certa consapevolezza circa le boiate della trattativa stato-mafia, è una trattativa che i giornali si capisce siano timidi nel raccontare: quella tra le redazioni e le procure. Una trattativa indicibile, piena di segreti, come direbbero i professionisti della trattativa, al centro della quale vi è una verità difficile da negare: tu, caro giornale, non parlare male di me, e della mia indagine, e io, uomo di procura, continuerò a darti in anteprima notizie per stare al passo con le indagini della mia procura, che difficilmente otterresti, caro giornale, se iniziassi con costanza a dubitare della bontà delle mie indagini, dando per esempio troppo spazio alle tesi della difesa. È la trattativa magistrati-giornalisti, bellezza, e tu non puoi farci niente.


 

Al direttore - Chapeau a Meloni ed Eni. Che completano Draghi. La crisi del gas si trasforma da tragedia a opportunità dell’Italia: hub del gas, ma anche del futuro idrogeno verde e del gas con cattura della CO2. Quello che la Tassonomia europea definisce sostenibile e utile alla transizione ecologica. Attenzione però: l’hub non ripeta le fallite illusioni tedesche sui gasdotti siberiani. Passando dalla Russia all’Algeria, il nostro modello energetico resta troppo dipendente dall’importazione di gas. Mentre cambia, persino, per i paesi del Nord Africa, del Mediterraneo e per i produttori del gas e del petrolio che importeremo. È un caso che tutti questi paesi – Turchia, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Egitto, Tunisia e la stessa Algeria – stiano dotandosi, o decidono di farlo, di grandi centrali nucleari moderne di nuova generazione? Russia e Corea del Sud sono, ad oggi, i grandi costruttori beneficiari di questi programmi. Insomma i paesi produttori da cui importeremo diversificano il loro mix di energia ricorrendo al nucleare. Non è che, sul medio-lungo periodo, siano più preveggenti di noi?
Umberto Minopoli

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