Lettere

Ma il Garante per la privacy vive su Marte? Lode a Formigli e Padellaro

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Che peso sul cuore oggi. Le milioni di sofferenze atroci, una per una, giorno dopo giorno, ora dopo ora. E il debito contratto per averle, grazie alla fortuità del caso, scampata. I criminali di Auschwitz, i pazzi del Wannsee non sono nati dal nulla: nel giorno del ricordo rileggiamo Poliakov.
Franco Debenedetti


 

Al direttore - Ho letto la “petizione degli intellettuali” (c’è anche Di Battista) contro l’intervento di Zelensky al Festival di Sanremo. Anche per la penna, come per la pistola, ci vorrebbe il porto d’armi.
Michele Magno


 

Al direttore - Cento giorni dopo, caro Cerasa, lei ha ragione: il governo Meloni è meno pericoloso di quello che poteva sembrare, soprattutto quando la premier fa i conti con il principio di realtà e mette da parte molte delle sue idee tossiche. Cento giorni dopo però, parlando di immigrazione, le chiedo: lei ha capito, esattamente, cosa intendeva Meloni quando diceva che la pacchia è finita?
Maria Antonini

 

Finora, onestamente, l’unica pacchia finita mi sembra essere quella di Meloni, costretta a fare i conti non solo con il prezzo elevato della benzina e delle materie prime ma anche con il prezzo elevato delle promesse demagogiche. Ma a proposito di pacchia finita, e di demagogia che fa i conti con la realtà, un dato interessante. Arriva dal Cruscotto quotidiano del ministero dell’Interno che offre uno spunto di riflessione niente male. Dal primo al 26 gennaio 2023, il numero di migranti sbarcati in Italia ammonta a 4.459 persone. Un anno fa erano la metà (2.074). Due anni fa 872. Chissà che cosa direbbero Salvini e Meloni se al governo oggi ci fosse qualcuno di diverso da Salvini e Meloni. Si accettano scommesse.


 

Al direttore - Caro Cerasa, l’ho seguita giovedì sera a “Piazzapulita” e ho apprezzato il modo in cui ha difeso un principio garantista: denunciare la vergogna di un paese che non si indigna più per la gogna attraverso le intercettazioni. Devo però anche dire che in Italia qualcosa sta cambiando se, come è successo giovedì, due giornalisti arrivano a chiedere scusa per aver diffuso intercettazioni penalmente irrilevanti, come fu ai tempi di Federica Guidi, con la storia della sguattera del Guatemala. Lo ha detto il conduttore, Corrado Formigli, e lo ha detto anche l’ex direttore del Fatto, Antonio Padellaro. Bravi, si può dire?
Luca Maschini

 

Bravi, si deve dire, coraggiosi e scelta non scontata. Ho avuto il piacere, poi, di dialogare con Antonio Padellaro su un altro punto, sempre a proposito di intercettazioni. Padellaro, intelligentemente, ha chiesto perché sul Foglio non ci siamo occupati di una notizia a cui il Fatto ha dato molto spazio, ovverosia le affermazioni del Garante per la privacy, secondo cui in Italia, dal 2020 a oggi, non vi sarebbero stati abusi sulle intercettazioni. E il problema, abbiamo segnalato a Padellaro, è proprio quello: il Garante per la privacy, purtroppo, vive da anni su un pianeta diverso dalla Terra e la sua incapacità di denunciare la violazione sistematica dell’articolo 15 della Costituzione ogni qual volta un giornale pubblica intercettazioni penalmente irrilevanti dimostra che il vero dramma è come l’Italia, Garante per la privacy compreso, ha trasformato in normalità accettabile anche la peggiore immondizia giudiziaria. Per il resto, su Guidi, complimenti a Formigli e Padellaro.