Foto di Patrick Semansky, AP Photo, via LaPresse 

Lettere

Il principio pericoloso che sta dietro alla farsa su Zelensky a Sanremo

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Già il Foglio di ieri ha scritto tutto quello che andava detto a proposito della verità della Rai e degli stolti che odiano Zelensky. Come lei sa meglio di me sulla storica inaffidabilità dell’Italia sul terreno delle alleanze c’è una letteratura assai vasta. Per quello che riguarda l’Ucraina fortunatamente un esplicito rovesciamento delle alleanze ancora non c’è stato ma con questa grottesca decisione della Rai c’è stata la conferma del nostro opportunismo. Comunque forse due personaggi dalla posizione assunta dalla Rai possono aver tratto qualche peraltro meschina ragione di compiacimento. In primo luogo il giovane Pier Silvio Berlusconi forse di fronte ad Amadeus che legge il testo scritto non è più così turbato come lo sarebbe stato qualora avesse dovuto ascoltare la viva voce di Zelensky: non sappiamo se questo turbamento del giovane Pier Silvio deriva anche da qualche inconfessato rimorso visto che sul suo Tg4 il ministro degli Esteri Lavrov aveva potuto parlare per ben 45 minuti quasi senza interruzione soffermandosi persino sugli ebrei nazisti. Può anche darsi che qualche ragione di soddisfazione ce l’abbia l’ambasciatore russo Razov che può esibire ancora una volta al suo padrone il suo potere di ricatto nei confronti di un bel pezzo del mondo politico, finanziario e televisivo italiano. 
Fabrizio Cicchitto

 

Il Festival di Sanremo, per l’occasione Festival della farsa, verrà ricordato come il primo palcoscenico mondiale all’interno del quale si è discusso se accettare o meno un video del presidente Zelensky. E il problema della discussione su Zelensky a Sanremo è che chi ha scelto di far sentire la sua voce per evitare di avere l’intervento del presidente ucraino ha lavorato più o meno esplicitamente per affermare un principio pericoloso: considerare Zelensky, e la sua resistenza, non come parte delle soluzioni ma come parte del problema di questa guerra. 


 

Al direttore - Leggo sul Foglio di una presunta mancanza di collaborazione a livello di vertici politici che non trova riscontro nei fatti tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy e il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), in relazione al trasferimento delle competenze in materia di energia al ministero dell’Ambiente con la nascita del governo Draghi esattamente due anni fa. In questi giorni, nella massima collaborazione tra gli uffici dei due dicasteri, si sta concludendo operativamente il percorso che ha attribuito le risorse umane, strumentali e finanziarie al Mase in base a quanto stabilito dal dpcm 28 ottobre 2021. Si tratta, a tutta evidenza, di attività di trasferimento dei rispettivi uffici in sedi diverse per rendere disponibile al Mase l’edificio a Roma in via Sallustiana, a esso assegnato dal citato dpcm  e che ha visto, sin dall’estate scorsa, il confronto operativo tra le direzioni generali competenti nella gestione delle sedi e del personale, per trovare le soluzioni più funzionali alla complessa attività di trasloco, programmato per i prossimi giorni dai competenti uffici del Mase. In tale attività di gestione amministrativa, cui è naturalmente estranea la sfera politica, non sono stati peraltro coinvolti né i precedenti ministri né gli attuali i quali, come già ricordato, proficuamente collaborano tra loro all’interno della compagine governativa. Cordialmente.
Gianfrancesco Romeo 
direttore generale per le risorse, l’organizzazione, i sistemi informativi e il bilancio Mimit

 

Risponde Valerio Valentini. La proficua collaborazione all’interno della compagine governativa sarà senz’altro tale. E forse è per questo che il citato trasloco in via Sallustiana, previsto per la fine del 2022, non è ancora avvenuto. E che, anzi, per renderlo possibile si è arrivati a dover porre in smart working un intero dipartimento con un preavviso minimo e senza una indicazione definita della durata. Né deve essere evidentemente messa in dubbio, la proficua collaborazione all’interno della compagine governativa, dal fatto che da parte di uno dei due ministri in questione c’è stato, già mesi fa, il tentativo di ridiscutere i contenuti del dpcm citato. Né dal fatto che alcuni dei collaboratori di uno dei due ministri coinvolti scommettevano, a fine novembre scorso, sul fallimento delle trattative europee in campo energetico condotte dall’altro ministro.