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Meloni, una sovranista folgorata sulla via dell'antinazionalismo
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Ma più che farsi domande su Macron, che non l’ha invitata mercoledì a Parigi nel colloquio con Zelensky, Meloni non farebbe bene a farsi domande su se stessa?
Maria Attanio
Meloni dovrebbe chiedersi perché l’Italia in Europa oggi viene apprezzata non per quello che vuole fare, per la sua agenda, ma per quello che, rispetto al passato, non vuole più fare. Ma a proposito di Meloni. Segnalo, sugli aiuti di stato, una frase eccezionale della premier, arrivata ieri da Bruxelles: “Sull’economia mi aspetto che le legittime aspirazioni delle singole nazioni non vadano a scapito delle altre e si possa trovare un equilibrio”. Una sovranista folgorata sulla via dell’antinazionalismo. Che spettacolo.
Al direttore - C’era una volta la Cgil. La Cgil di Peppino Di Vittorio, che nel 1956 si scontrò con Palmiro Togliatti sui “fatti di Budapest”. La Cgil di Luciano Lama, che nel pomeriggio del 13 dicembre 1981, poche ore dopo l’introduzione della legge marziale in Polonia, improvvisò un comizio a piazza Vittorio (vicino alla Camera del lavoro di Roma) a sostegno di Solidarnosc. La Cgil di Bruno Trentin, sempre al fianco degli intellettuali e dei movimenti ostracizzati nei paesi del blocco sovietico. C’è ora la Cgil di Maurizio Landini, che ha indetto una mobilitazione per la pace, “a un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina” (virgolettato Ansa). No, caro Landini, a un anno dall’aggressione russa e dalla guerra contro l’Ucraina. Le parole, comprese le preposizioni, contano. Intervenendo al congresso della federazione del commercio, ha così proseguito (sempre virgolettato Ansa): “E’ il momento della diplomazia, oggi essere contro la guerra significa affermare un modello economico e sociale diverso che vada in una direzione di altra natura”. So che quando si parla a braccio il pensiero si espone a qualche volo pindarico, ma che significa? Oggi essere contro la guerra significa creare le condizioni, politiche e militari, per una pace “giusta” (aggettivo sconosciuto al segretario di Corso d’Italia); e, nell’immediato, per fermare i massacri ordinati da un signore che nei giorni scorsi ha inaugurato una statua di Stalin. Un tempo l’autonomia del sindacato era il mantra della confederazione maggioritaria dei lavoratori italiani. Spiace vederla oggi subalterna al pacifismo etico della Comunità di S. Egidio e al pacifismo elettorale di Giuseppe Conte.
Michele Magno
Al direttore - Da Damasco, capitale di una Siria sventrata da bombe e scosse telluriche, Assad fa sapere che è disposto a far arrivare gli aiuti anche ai terremotati “ribelli”, tra cui i cittadini di Aleppo, città martire della guerra e ora del sisma. Bontà sua. Ma c’è un modo diretto e immediato di sostenere gli abitanti di Aleppo, ed è quello di sostenere chi è tra loro da anni con un ospedale che cura gratuitamente e con altri progetti umanitari e di sviluppo. Sono i volontari italiani di Avsi. Basta andare sul loro sito (Avsi.org) e si fa in un minuto. Si fa per le vie brevi , senza scomodare Assad.
Ubaldo Casotto