Lettere
La sfida per il Terzo polo? Evitare la gara a due Meloni-Schlein
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Piantedosi: affermatevi e verremo a prendervi.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Sono un fan delle primarie, un fan sfegatato. Per questo motivo ho rispetto per la decisione del popolo democratico che ha incoronato Elly Schlein come segretaria. Del nuovo corso si giudicherà soprattutto la coerenza con le dichiarazioni della campagna per la segreteria, improntate a un populismo, seppur gentile, di gran moda tra gli elettori, tanto di destra che di sinistra. Personalmente ritengo il Pd un interlocutore essenziale, ma non a tutti i costi, e considero l’ossessione per la politica delle alleanze uno dei mali del centrosinistra, più preoccupato di dire con chi va piuttosto che esplicitare dove e perché. Sulla sua collocazione internazionale, sul profilo garantista e sulla propensione a un accordo strategico, inevitabilmente subalterno in queste condizioni, al Movimento 5 stelle, si potrà valutare il peso che potrà avere per una possibile alternativa al governo più a destra che l’Italia abbia mai avuto. Proprio per questo mi pare indispensabile ripensare al progetto riformista di cui questo paese ha dannatamente bisogno. Un progetto che non può essere la somma di ceti politici, ma una visione del paese con saldi valori costituzionali e una prospettiva per il futuro. Perciò considero fuori tempo il tentativo di accelerare la costituzione di una fusione piuttosto fredda tra due segmenti di politica riformista, Azione e Italia viva, che con tutta evidenza non possono esaurire il campo dei riformisti. Insistere, come fa Calenda, e non solo, per “finire tutto” entro l’anno per realizzare un “nuovo partito”, a mio giudizio vuol dire non comprendere la natura profondamente complessa di un partito politico e soprattutto il bisogno che c’è di un “partito nuovo”. In questo momento preferirei un’opzione di tipo “ulivista”, con un percorso aperto a tutti coloro i quali si riconoscano in questa latitudine, tralasciando per il momento il tema della leadership individuale e puntando alla costruzione di un gruppo dirigente plurale e autorevole. Costruire un partito necessita peraltro di alcuni requisiti fondamentali: una bussola strategica, un quadro di regole condivise, una buona dose di umiltà nel riconoscere la propria parzialità in un percorso realmente fondativo, o rifondativo. E poi, come si fa a ignorare il fatto che se si costituisse subito un nuovo partito ciò significherebbe chiudere la porta in faccia a coloro i quali non ritengano più di trovarsi a casa loro nel Pd? Si badi, non parlo dei dirigenti, o almeno non solo di loro, ma dei tanti militanti ed elettori che dovranno elaborare questa nuova fase politica senza essere presi tra l’incudine e il martello del nuovo corso Pd e del sedicente nuovo partito riformista. Per non parlare del nuovo e interessante corso di +Europa con Magi e Pizzarotti. Sono queste le domande che mi pongo di fronte a un chiaro mutamento di scenario che potrebbe rilanciare l’idea di una forza realmente in sintonia con il paese: una lista unitaria per le europee, non ripetendo gli errori fatti in Lombardia, e un percorso realmente partecipato per puntare alla guida del paese fra cinque anni, quando il tema della leadership sarà davvero cogente e non un esercizio di ginnastica politica; una stagione interessante e ricca di sfide che potrebbe ridare un senso all’impegno di molti di noi.
Gennaro Migliore
L’Italia è un paese che ama dividersi, bianco o nero, guelfo o ghibellino, destra o sinistra, e la vera sfida del Terzo polo, più che la costruzione di un nuovo partito, sarà quella di evitare che la competizione del futuro sia quella tra le due vere novità della politica: Schlein e Meloni. Possono non piacere, e sapete come la pensiamo noi su entrambe, ma il fatto nuovo è questo, prescinde dai contenuti e bisogna farci i conti.