Lettere
Il giudice che si occupa del dolore e non dei reati cerca applausi, non prove
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Mentre prima si diceva che tutto veniva buttato in politica adesso in Italia tutto si risolve in iniziative giudiziarie, in qualche caso addirittura con le iniziative di più procure in concorrenza fra di loro che si contendono l’osso e anche la polpa. Tutto ciò però rischia di tradurre anche autentiche tragedie in miserabili farse. E’ quello che rischia di avvenire con la pandemia che in Italia è stata una tragedia che ha provocato circa 200 mila morti mentre al suo decollo insigni esperti e superficiali politici affermavano che si trattava solo di una influenza anomala. Però di fronte a quella che comunque è stata una straordinaria novità, per di più accentuata dal comportamento reticente e obliquo seguìto dal governo cinese, ognuno dei passaggi di quella vicenda è stato segnato da scelte opinabili sia dal punto di vista tecnico sia da quello politico. Se ogni decisione opinabile diventa oggetto di interventi giudiziari anch’essi opinabili, in Italia arriverà alle estreme conseguenze una tendenza già in atto da tempo, secondo la quale per evitare rischi nessuno si prende più la responsabilità di assumere decisioni e scelte. Ciò adesso sta avvenendo anche sulla vicenda Covid. Infatti a fronte di decisioni tutte opinabili ce n’è una sola, a nostro avviso, delimitata, precisa e concentrata su un’unica questione che è suscettibile di una analisi non solo politica ma anche finanziaria. Il punto è il seguente: esistono o meno gli estremi di reato sulla mancata decisione di dichiarare zone rosse verso la fine di febbraio, le località collocate nell’area che riguardava la Val Seriana, Bergamo, Brescia, Alzano, Nembro? Mentre su tutto il resto di quella vicenda esiste l’opinabilità politica e tecnica, su questo punto abbiamo una convinzione politica fondata su una documentazione inoppugnabile. E’ incontrovertibile che per la pressione di autorevoli ambienti della Confindustria Alta Italia che esprimevano gli interessi economici immediati degli imprenditori di quell’area c’è stata la richiesta alla regione Lombardia e al governo perché non si dichiarasse la zona rossa. A loro volta il presidente della regione Fontana e il presidente del Consiglio Conte hanno giocato a rimpiattino una cinica partita per costringere l’altro ad assumersi la responsabilità della dichiarazione di zona rossa attirando su di sé l’ira degli industriali. Tutto ciò implica conseguenze penali? Non lo sappiamo. Siamo certi però che si trattò di un gravissimo errore politico che ebbe conseguenze disastrose sulla vita di migliaia di persone.
Fabrizio Cicchitto
Quando la giustizia si occupa del dolore, e non dei reati, cercare gli applausi, per un magistrato, diventa infinitamente più importante che ricercare le prove. E’ il tribunale del popolo, bellezza, e tu non puoi farci niente.
Al direttore - Xi Jinping è stato eletto presidente della Repubblica popolare cinese per il terzo mandato di seguito. E’ la prima volta che accade dalla vittoria di Mao Zedong nel 1949. Poi dicono che il regime comunista di Pechino non è capace di innovare le forme del suo potere.
Michele Magno
Al direttore - A Tbilisi, la bandiera dell’Unione europea è divenuta ancora una volta il vessillo di una battaglia per la democrazia, lo stato di diritto e il progresso. Le immagini che vediamo scorrere in queste ore sugli schermi di tutto il mondo ci fanno ritornare alla mente la rivolta della dignità che attraversò Kyiv e l’Ucraina nel 2013. Come gli ucraini anche i georgiani sono in piazza per il futuro e la tenuta di tutta l’Unione, perché il cavallo di Troia della legge contro le influenze straniere è un progetto contrario a tutto il nostro sistema valoriale e alla sicurezza dell’intero continente. Se da un lato l’approccio normativo ha definito le relazioni fra Bruxelles e Tbilisi, creando i presupposti per un ingresso nell’Unione, dall’altro l’aggravamento della salute della democrazia georgiana ci racconta quanto, come nella vicenda ucraina, Mosca possa compromettere un futuro stabile per il paese del Caucaso meridionale che più di altri ha subìto continui processi di arresto della propria evoluzione democratica. Infatti dopo l’invasione russa nel 2008, Mosca ha favorito la creazione di legami informali e basati sulla corruzione volti ad accrescere il controllo del Cremlino sul paese, forme di influenza che si allargano a macchia d’olio in paesi con uno stato di diritto e di istituzioni deboli. Questo ha condotto a una sorta di contrapposizione dialettica tra le mire del Cremlino e l’impegno dell’Unione per trasparenza, stato di diritto e rafforzamento delle istituzioni. La partita tra Russia e Unione europea si gioca anche in Georgia e per questo occorre articolare una strategia che consideri pure la dimensione propriamente securitaria. Alla visione strettamente normativa, deve seguire una maggiore consapevolezza sul ruolo internazionale dell’Ue e di come il caso georgiano diviene un banco di prova per la protezione dei valori democratici e della difesa della stessa sicurezza europea. In queste ore, le piazze georgiane ci chiedono ancora una volta di decidere da che parte della storia stare e di considerare che è a est che si gioca il futuro della nostra democrazia liberale e che nella reazione che sapremo imprimere al tentativo di negare l’allargamento dei diritti e delle libertà verrà giudicata dalla storia la nostra fedeltà a quel percorso di integrazione europea che non è più revocabile.
Pina Picierno
europarlamentare del Pd e vicepresidente del Parlamento europeo
Io sono Georgia.
Al direttore - Il decreto Flussi rappresenta una questione estremamente importante per il nostro paese. Aumentare i flussi degli immigrati regolari in Italia non solo risponde alle esigenze delle imprese, ma può anche essere un modo intelligente per mostrare un approccio all’immigrazione diverso dal passato. Innanzitutto, va sottolineato che l’Italia ha bisogno di manodopera qualificata in numerosi settori, come ad esempio l’edilizia, l’agricoltura e la sanità. Spesso, le imprese italiane si trovano a dover affrontare il problema della carenza di personale specializzato e, di conseguenza, a dover rinunciare a importanti opportunità di crescita economica. Aumentare i flussi degli immigrati regolari in Italia potrebbe aiutare a risolvere questa problematica, garantendo alle imprese la manodopera di cui hanno bisogno per prosperare. L’approccio basato sulla volontà di “governare” l’immigrazione, piuttosto che su quello di “fermarla”, può essere un’alternativa più sostenibile e razionale. Un approccio che rispetta i diritti dei migranti e offre loro la possibilità di lavorare e contribuire alla società in cui vivono. L’aumento dei flussi degli immigrati regolari in Italia, ovviamente, deve essere controllato e regolamentato. E’ importante che il processo di selezione dei migranti sia accurato e che siano messe in atto misure per garantire l’integrazione dei nuovi arrivati nella società italiana.
Luca Martelli
imprenditore
Questa lettera è stata scritta con ChatGPT e fa parte della colonna di testi del Foglio scritti con questa tecnologia nell’ambito di questo concorso. La mail a cui inviare le segnalazioni è: [email protected]