lettere al direttore
Il rapporto tra giustizia e democrazia in Israele, oltre la faziosità
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Questo quotidiano ha da sempre raccolto le voci che, da destra a sinistra, si sono mobilitate per le ragioni dello stato di Israele. Di fronte ai cambiamenti in corso nella politica italiana, nelle settimane in cui Israele vive una grave crisi, credo che i politici, gli attivisti, gli intellettuali amici di Israele nella sinistra italiana debbano lanciare una nuova iniziativa politica, e lo dico da giovane iscritto al Pd. Per la democrazia israeliana, al fianco dei partiti che scendono in piazza in Israele contro le scelte pericolose dell’attuale governo. Contro ogni tentativo di delegittimazione, demonizzazione, boicottaggio da parte dei tanti nemici dello stato ebraico, che proprio ora si faranno sentire. Le due battaglie si tengono e dobbiamo condurle insieme, perché Israele nasce ebraico e democratico e alle sue ragioni storiche e politiche siamo profondamente legati.
Marco Pierini
Onestamente, non condivido e la inviterei a rileggere con attenzione e curiosità quanto scritto su queste pagine, giorni fa, da Giuliano Ferrara: “La pretesa della maggioranza Netanyahu di impedire per legge, con correzioni che aumentano il peso del legislativo, lo sfondamento del sistema democratico elettivo da parte dei funzionari non eletti che stanno a presidio della regola giudiziaria ha un suo fondamento. I rischi sono evidenti, ma la maggioranza di israeliani che ritiene giustificata la correzione di sistema in discussione alla Knesset e nelle strade di Gerusalemme non ha tutti i torti”. L’alleanza del Likud di Bibi con intolleranti e fanatici è criticabile, ovviamente, ma il rapporto tra giustizia e democrazia merita una riflessione seria, ponderata e non faziosa. Grazie.
Al direttore - Il Foglio ha pubblicato in data 10.3.2023 un articolo a firma Ermes Antonucci intitolato “Le spese pazze dei P.M.”, sottotitolo “A Pesaro tutti assolti in un processo costato 4 milioni di euro in intercettazioni”. La notizia relativa ai costi delle intercettazioni è falsa. Le spese per intercettazioni del procedimento n. 4356/2010 R.G.P.M., istruito per ipotesi di cui all'art. 314 c.p. (peculato), ammontano a euro 71.472,08, cifra elevata, poiché nel 2010 le intercettazioni “ambientali” erano ancora una novità tecnica, e dunque costose. Le spese annuali per intercettazioni della procura della Repubblica di Pesaro ammontano a circa 250.000,00 euro, spalmate su centinaia di procedimenti. Stupisce l’evidente leggerezza con la quale si pubblica un dato la cui falsità risulta palese a chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le statistiche giudiziarie e la cui verifica è un’operazione elementare, poiché annualmente, in allegato alla relazione dell’anno giudiziario, ogni Corte d’Appello pubblica le statistiche delle spese di giustizia di ogni procura del distretto. Distinti saluti.
Cristina Tedeschini
procuratore della Repubblica di Pesaro
Risponde Ermes Antonucci. Gentile Tedeschini. Il dato in questione è stato riferito in dibattimento dall’avvocato Pia Perricci, legale di uno degli imputati poi assolti, non generando reazioni da parte dei pubblici ministeri, e ci era stato confermato dallo stesso avvocato, che ha dichiarato di aver svolto in prima persona il calcolo delle spese per le intercettazioni esaminando il materiale contenuto nei fascicoli di indagine. Evidentemente, il calcolo era sbagliato. La ringraziamo della precisazione e ci scusiamo dell’errore.
Al direttore - Ho apprezzato la lettera della signora Paola Tommasi e non intendo esprimere giudizi tanto meno sul piano dell’egoismo. Le mie riflessioni vertono su un altro punto. La signora dice di non aver trovato l’uomo giusto e che dunque un bisogno-desiderio fondamentale come quello della maternità non poteva aspettare. Trovo nella lettera un paio di elementi su cui andrebbe riflettuto. Il primo riguarda il concetto di “uomo giusto” che tradisce un’idea, in vero molto comune se non universale, per cui l’amore non si costruisce, ma è o non è, da cui tutti i luoghi comuni (comuni nel senso di appartenenti alla comunità) per cui “al cuor non si comanda”, “colpo di fulmine” ecc. Purtroppo non ci si rende conto che l’amore è una sfida e un impegno, una responsabilità e un orizzonte, qualcosa che dà il senso alla vita, non per la dedica all’altro, ma perché ci coinvolge in prima persona e pretende risposte (responsabilità deriva da respondere) nelle scelte quotidiane all’interno di un orizzonte più ampio. Il secondo riguarda il coinvolgimento di nonni e zie che, sicuramente felici di venire incontro all’amata nipote, svolgono il ruolo di sostituti del padre, senza averne la responsabilità, dal momento che dipendono de iure e de facto dalla madre. Insomma credo che la signora non meriti alcun giudizio negativo, ma eviterei tutta la prosopopea che esprime nella lettera, una lettera che, dal mio modesto punto di vista, mostra come la signora abbia scelto una strada molto semplice, in un’epoca in cui invece le relazioni sono complesse e richiedono uno sforzo per rispondere a un quadro storico e sociale profondamente diverso anche solo a dieci anni fa. E’ una scelta che rispetto, ma che è del tutto priva di interesse e prospettive.
Prof. Emilio Sisi