Foto di Roberto Monaldo, via LaPresse 

lettere

Un tormentone di successo per Meloni, una camomilla per Musk

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ha ragione Maurizio Crippa, quell’individuo che dice di godere per la sentenza della Cassazione francese è “ancora e soltanto l’assassino che era”. Ha ragione quando osserva che “c’era chi non sparò e morì”. Vorrei aggiungere che all’epoca giornali e tv davano spazio solo a chi sparava. Quanti (mi onoro di essere tra loro) non sparavano e credevano nelle schede referendarie costituzionali, venivano silenziati. Poteva andare in un altro modo. Qualcuno non volle.

Valter Vecellio


 

Al direttore - Occorre proteggere la carne sintetica perché bisogna difendere la sovranità alimentare italiana e le nostre ottime bistecche. A parte il fatto che in Europa vige la libertà di circolazione delle merci e siccome diversi paesi europei la permettono, sarà necessario erigere qualche muro anche contro i bovini stranieri; a parte il fatto che si pretenda per legge di decidere cosa il consumatore debba mangiare, ma le cose stanno veramente cosi? In realtà la carne nazionale soddisfa a malapena il 50 per cento dei consumi nazionali. Secondo i dati Istat, importiamo ogni anno circa 300 mila tonnellate di carne bovina, 1 milione di tonnellate di carne suina e circa 50 mila tonnellate fra pollami e carne equina. Quindi più che difesa della carne nazionale sarà difesa delle carni danesi, argentine, ecc. Un po’ come la difesa dell’olio nazionale che è nazionale per la metà dei nostri consumi se per nazionale intendiamo olive coltivate in Italia. Il resto sono olive spagnole, greche, lavorate in Italia e spacciate per italiane. Intanto penalizziamo l’industria agroalimentare italiana che è maestra nella lavorazione e nella trasformazione. Come esordio della sovranità alimentare non c’è male. A quando una legge di proibizione della Coca-Cola a favore del chinotto, della gazzosa e della cedrata?

Chicco Testa

 

In effetti, Meloni-che-vieta-cose potrebbe diventare un tormentone di successo.


 

Al direttore - Un gruppo di esperti in intelligenza artificiale ha firmato un appello per mettere in pausa lo sviluppo di ChatGPT e dei suoi simili per almeno sei mesi, in modo da sviluppare e applicare protocolli di sicurezza sul futuro dell’intelligenza artificiale. Tra le oltre mille firme dell’appello, ci sono imprenditori, studiosi ed esperti di intelligenza artificiale, tra cui Elon Musk, Steve Wozniak, Yoshua Bengio e Yuval Noah Harari. La richiesta di una pausa mira a focalizzare la ricerca e l’attenzione sul rendere i sistemi già disponibili più sicuri, trasparenti e affidabili. La politica potrebbe utilizzare questa pausa per definire il contesto legale dell’intelligenza artificiale, istituendo autorità per vigilare sul settore, garantendo al pubblico di poter conoscere la provenienza umana o robotica di un contenuto o assicurando che si possa sapere chi è il responsabile di eventuali danni provocati dall’intelligenza artificiale. La conclusione dell’appello invita a godersi una “estate dell’intelligenza artificiale” in cui si raccolgano i frutti, progettando questi sistemi per il chiaro vantaggio di tutti e dando alla società la possibilità di adattarsi. Direttore, e voi quando vi fermerete?

Anna Mattei

 

Si finisce questa settimana, esperimento entusiasmante, sabato vi racconteremo qualche retroscena: forse Musk dovrebbe darsi una calmata. Grazie.

Di più su questi argomenti: