L'appello per Evan Gershkovich: è ora di scegliere da che parte stare. Ci scrive il presidente Fnsi
Vittorio di Trapani: "Caro direttore, le lotte per la libertà e i diritti non hanno colore, né 'bandiera aziendale', né confini". Il nostro appello si diffonde e offre un assist per presentarne uno simile rivolto al nuovo ambasciatore russo e firmato anche dai direttori di molte testate italiane
Al direttore - Aderisco all’appello tuo e del tuo giornale per la liberazione del giornalista Evan Gershkovich, arrestato in Russia il 29 marzo scorso con l’accusa di spionaggio. Mi auguro che presto si unisca il maggior numero possibile di direttrici e direttori di altre testate italiane: le lotte per la libertà e i diritti non hanno colore, né “bandiera aziendale”, né confini. Subito dopo l’arresto del reporter statunitense, la Fnsi si è schierata al fianco della Federazione internazionale e della Federazione europea dei giornalisti per ogni iniziativa di mobilitazione e per arrivare alla sua liberazione. Va detto che la notizia dell’arresto non stupisce: la repressione della libertà di stampa in Russia da parte del regime autocratico di Vladimir Putin non nasce certo con la guerra di aggressione all’Ucraina. Era il 7 ottobre del 2006 quando Anna Politkovskaja, autrice di reportage sulla guerra in Cecenia e le violazioni di diritti umani e civili da parte degli aggressori russi, fu uccisa a Mosca nell’ascensore del palazzo di casa sua. Per quell’assassinio la Russia è stata condannata nel 2018 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per non “avere messo in atto le indagini appropriate per identificare i mandanti”. L’intolleranza di Putin verso i diritti e la libertà di espressione portò nell’aprile del 2021 a inserire il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, tra le “personalità non gradite” in Russia. Fatti che si tende a rimuovere. Come si tende a rimuovere che colui che è considerato l’ideologo di Putin, ovvero Aleksandr Dugin, solo pochi anni fa è stato accolto in Italia dagli amici sovranisti. Conservare la memoria invece è l’unico modo per leggere correttamente il presente e costruire il futuro. Con la ferma consapevolezza però che la lotta per la libertà di stampa e di espressione non può essere a giorni alterni, o a “governi alterni”. Ecco perché anche in questa occasione voglio rinnovare la richiesta di liberazione di Pablo Gonzalez, giornalista spagnolo arrestato oltre un anno fa e tuttora detenuto in Polonia con l’accusa di spionaggio a favore della Russia. Concludo ricordando una delle più eclatanti vicende degli ultimi anni: quella di Julian Assange. Esattamente oggi, 11 aprile, sono 4 anni che è in carcere in Inghilterra, e potrebbe essere estradato negli Stati Uniti, dove rischia fino a 175 anni di carcere per aver rivelato abusi e crimini di guerra compiuti dalle forze statunitensi e britanniche in Iraq e in Afghanistan. Quando si imbavaglia, o peggio si “incarcera” la libertà di stampa è necessario che la reazione sia sempre collettiva, perché il giornalismo non è un reato, ma un presidio democratico a tutela del diritto dei cittadini a essere informati.
Vittorio di Trapani, presidente Fnsi
Grazie presidente (anche se su Assange abbiamo idee molto diverse: gli eroi della libertà di stampa vanno individuati tra coloro che sfidano i regimi illiberali, non tra coloro che usano i regimi illiberali per proteggere i propri attacchi alle democrazia liberale). Per il resto sottoscrivo. E siamo contenti che il nostro appello sia stato allargato e abbia offerto un assist utile per presentarne uno simile rivolto al nuovo ambasciatore russo e firmato, oltre che dal nostro giornale, anche dai direttori di molte testate italiane (Luciano Fontana per il Corriere della Sera, Maurizio Molinari per Repubblica, Massimo Giannini per la Stampa, Massimo Martellini per il Messaggero, Agnese Pini per QN). Reagire a tutti i livelli contro i regimi illiberali. Non considerare la neutralità come un valore aggiunto (interessante vedere chi, tra le testate più famose, in Italia, non ha firmato l’appello). E considerare le escalation da condannare non i tentativi dell’occidente di difendere il mondo libero, ma i tentativi di Putin di sfidare con la violenza i confini delle democrazie liberali. Scegliere da che parte stare non dovrebbe essere così difficile, no?