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Tra Recalcati e Murdoch, tutta la vita il magistero amoroso di Rupert
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Dunque mi pare si incrocino due magisteri amorosi, a parte quello scherzoso e pudico del Dalai Lama. Uno è quello dello psico-affabulatore Recalcati, che ci insegna come si fa a fare l’amore con la stessa donna per vent’anni senza stufarsi. L’altro è Rupert Murdoch, che mandò a Jerry Hall, secondo quanto da lei rivelato, questa mail d’addio: “Non nego che ci siano stati momenti incantevoli nel nostro passato. Ma ho molte cose da fare”. Rupert tutta la vita, come si dice adesso tra i giovani.
Con cordiale osservanza
Giuliano Ferrara
“Mi chiedo solo se la tristezza che proverei senza di te è meno della tristezza che provo stando con te”. (Murdoch deve avere ascoltato probabilmente Tom, il marito di Shiv, la figlia di Logan Roy, che in “Succession” interpreta un patriarca molto simile al Rupert del nostro cuore).
Al direttore - Quando Carlo Calenda afferma che lui e Renzi non si ruberanno i Rolex in fondo ammette che la loro separazione è più adatta al gossip che alla cronaca politica.
Giuliano Cazzola
Due cuori, due capanne, pochi voti, molti Rolex.
Al direttore - Tutti contro Giorgia, tutti per Giorgia. Che ci sia un gomplotto delle opposizioni al governo e dei sempre più nervosi alleati di governo per non far sfigurare la premier Meloni è corroborato da numerosi indizi come illustrato dal Foglio. Ma ne voglio aggiungere un altro che ha offerto Romano Prodi. Prodi non è un ex premier qualunque, ha una visione – giusta o sbagliata non importa – della politica, ha battuto due volte Supersilvio, è stato a capo della Ue. Interrogato a “Otto e 1/2” di un giudizio sullo stato di salute del governo non ha saputo andare oltre le profonde divisioni della sua coalizione e la necessità di un leader di comporre le divergenze, fare sintesi, smussare. Ora questo avveniva nelle stesse ore in cui Meloni portava a casa un accordo sulle nomine nel quale non ha stravinto ma ha ottenuto molto salvando l’unità con una strategia alla Prodi, dimostrando di avere una visione.
Marco Cecchini
“Il compromesso è una parola nobile, e questo chiedo a Schlein, compromesso su tutto. Politica economica, sociale e diritti sono un mazzo di fiori che deve stare insieme, il problema è non accentuare. Sui diritti civili ho fatto una grande battaglia, e ci ho anche rimesso molto. I diritti li ritengo di un’importanza colossale ma non possono diventare la bandiera esclusiva di un partito”. Così Romano Prodi giovedì sera da Lilli Gruber. Perfetto.
Al direttore - Le argomentazioni del Foglio sulla riduzione del cuneo fiscale e contributivo sono in larga parte condivisibili. Resta il fatto che, come rilevato, la riduzione non è strutturale. Ma per misure di questo tipo non è il Def la “sede” più adeguata. Occorrerebbe un piano generale nel quale si affronti l’intera gamma delle misure, da un lato, fiscali e contributive, e dall’altro del welfare in chiave, appunto, programmatica. E ciò in modo che possano essere essere chiari gli obiettivi, il percorso che si progetta, le trasformazioni che si vogliono, come avviene la redistribuzione, coloro che della riforma si avvantaggiano e coloro che subiscono nuovi oneri (perché non vi sono “pasti gratis”) e così di seguito. E’ sperare troppo? Un “vaste programme”? Eppure, si tratterebbe di una innovazione che rappresenterebbe una vera prova straordinaria di trasparenza e di responsabile impegno da parte di forze di governo, quali che esse siano.
Con i più cordiali saluti
Angelo De Mattia