Lettere
Viva la Resistenza, quella di ieri e quella di oggi contro i nuovi fascisti
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - E’ curiosa e anche un po’ comica la vulgata secondo la quale i cattolici democratici “doc” sono solo nel Pd. Per cui, quando parla Prodi o Delrio è come se parlassero tutti i cattolici democratici e popolari italiani. Con tutto il rispetto dovuto a quei cosiddetti “cattolici adulti” è bene sottolineare che anche nell’area cattolico democratica e popolare c’è un forte pluralismo sotto il versante delle singole opzioni politiche. Certo, mi rendo perfettamente conto che essere oggi cattolici democratici e popolari in un partito che ha eletto una segretaria con un profilo politico e culturale preciso e netto – e cioè un partito con una forte impronta radicale, libertaria e massimalista – non è affatto un esercizio semplice, né facile. Ma, al di là di questi cattolici che legittimamente continuano a militare in quel partito, è indubbio che, oltre a prendere atto che c’è uno spiccato pluralismo politico in quest’area culturale, oggi c’è anche e soprattutto la necessità, se non addirittura il dovere, di recuperare e ricostruire quella “politica di centro” che resta uno dei tratti essenziali e qualificanti di questo filone di pensiero nella storia democratica del nostro paese. E questo è un aspetto decisivo anche dopo le polemiche che hanno investito il potenziale luogo politico centrista rappresentato dall’ormai ex “Terzo polo”. Ma è altrettanto indubbio che, seppur all’interno del bipolarismo che caratterizza l’attuale assetto politico del nostro paese, è sempre più indispensabile ridar vita a quella “politica di centro” – meglio se attraverso un partito di centro dinamico, riformista e democratico – che resta cruciale soprattutto in un quadro generale che rischia di scivolare sempre di più lungo la china, pericolosa e nociva, degli “opposti estremismi”. Ecco perché, al di là della retorica sul comportamento politico dei “cattolici adulti”, adesso si tratta di qualificare realmente il ruolo e la stessa “mission” dei cattolici democratici e popolari nella società contemporanea che non è più quello di tutelare ruoli di potere personali e di corrente all’interno di partiti dove si è gentilmente “ospitati” ma si è politicamente irrilevanti e culturalmente del tutto ininfluenti. E una cultura politica – e la conseguente tradizione storica – vive ed è credibile nella misura in cui non si riduce a essere una grigia e banale appendice nella vita politica contemporanea.
Giorgio Merlo
Al direttore - Riscrivere Agatha Christie, segnalava Giulio Meotti, come sta facendo l’editore francese Le Masque per allinearsi alle altre edizioni internazionali? Riscrivere tutto Ian Fleming, il povero, amato, politicamente scorretto Bond, in onore della cancel culture? Travestire Kipling da “Libro de Kipli”? Facciano, facciano. Fin qui l’impresa è facilotta, direi culturalmente piccolo-borghese (ops). Li vogliamo vedere fare il salto di classe e riscrivere “Finnegans Wake” come Finnegans Woke. Per quello ci vuole il sangue blu, blu cobalto. L’asticella è altissima. Ci provino.
Luca Rigoni
Al direttore - Il direttore dell’Avvenire, Marco Tarquinio, è riuscito a scrivere un editoriale sul 25 aprile – indicato come “liberazione dalla guerra” – in cui parla della “escalation” militare in Europa e dell’aumento record di spese per “apparati bellici” da parte di “noi europei” riuscendo a non citare mai il responsabile di questa guerra e dell’aumento delle spese militari: la Russia di Putin. Se alcune indiscrezioni apparse sui giornali sono vere e presto lascerà la direzione del giornale dei vescovi, Tarquinio potrebbe avere un grande futuro da contorsionista.
Luciana Marrina
Suggerirei, con simpatia, al nuovo direttore dell’Avvenire di archiviare la stagione della resa pacifista, incarnata bene da Tarquinio, e di fare un passo in avanti rileggendosi le parole pronunciate ieri a Cuneo dal capo dello stato: “La Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per il riscatto nazionale: un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti”. Anche quella, a suo modo, fu un’escalation, no? Viva la Resistenza. Quella di ieri, in Italia, e quella di oggi, contro i nuovi fascisti.