lettere
Dalla clava alle carezze. Il Colle e la splendida incoerenza meloniana
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Se ho ben capito, caro Cerasa, uno dei vantaggi del premierato sarebbe quello di consentire al presidente eletto, direttamente, di nominare o revocare i ministri senza dover mediare, come avviene adesso, con il capo dello stato. Per quanto mi riguarda continuo a essere grato a Giorgio Napolitano perché – a quanto si disse a suo tempo – si mise di traverso sulla nomina di Nicola Gratteri alla Giustizia e a Sergio Mattarella per aver impedito, in modo esplicito e pubblico, che Paolo Savona andasse al Mef. Sbaglio secondo lei?
Giuliano Cazzola
Su questo tema, un appunto e una nota. Se non ricordo male, tempo fa il partito di Giorgia Meloni usava il tema della riforma istituzionale come una clava da mostrare minacciosamente contro il capo dello stato. Il tema era quello: faremo la riforma istituzionale, la riforma presidenziale, anche per poter finalmente avere un altro capo dello stato, finalmente eletto dal popolo. Due giorni fa, invece, al termine della sessione di consultazioni della premier tutti i responsabili del dossier, da Fazzolari a Casellati passando per Ciriani, hanno tenuto a far sapere in modo diretto che la riforma a cui lavorerà il governo si occuperà di rendere più forte il ruolo del capo del governo, nel futuro, senza intaccare un granello della legittimazione dell’attuale capo dello stato, nel presente. Come al solito, sarà la splendida incoerenza a salvare Meloni da se stessa e l’Italia dalle promesse di Meloni. Ben scavato.
Al direttore - Sono di etnia iapigia.
Michele Magno
Al direttore - Ci sembra che Franco Lo Piparo sul Foglio dell’altro ieri abbia scritto cose ragionevoli e storicamente fondate a proposito del fatto che Giorgia Meloni ha delle buone ragioni “antifasciste” a non voler pronunciare per il momento la parola “antifascismo” anche se, aggiungiamo, è auspicabile che ritorni sulla questione casomai qualificando il termine con qualche aggettivo. La cosa fondamentale, però, è che Giorgia Meloni ha marcato il suo netto distacco dal fascismo in quanto tale con le seguenti frasi contenute nella sua lettera al Corriere della Sera: “Da molti anni i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo” e “rimane senza dubbio l’affermazione dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”. Piuttosto, anche alla luce di quello che lei ha scritto nel suo libro dal titolo “Le catene della destra”, bisogna essere molto rigorosi nel richiedere a Giorgia Meloni altre cose che riguardano ad esempio il putinismo e la politica sanitaria. Su Putin, diversamente da Salvini e anche da Berlusconi, Giorgia Meloni ha fatto delle ineccepibili scelte di stampo atlantico ed europeista. Non altrettanto si può dire sulla politica sanitaria, nel passato segnata da posizioni inaccettabili sui vaccini per i bambini, sul green pass e anche sui No vax. Ciò detto, siamo però sorpresi per il fatto che le opposizioni Pd e Terzo polo non incalzino Giorgia Meloni su due questioni: l’adesione al Mes e la richiesta di utilizzare il Mes sanitario viste le condizioni in cui si trova la sanità italiana. In effetti negli ultimi tempi il ministro dell’Interno francese e la vicepresidente spagnola hanno aperto polemiche francamente destituite di fondamento e di serietà che mettono anche in evidenza che in Europa la situazione è assai complessa e non riguarda soltanto le posizioni dei paesi appartenenti al cosiddetto patto di Visegrád anche perché essi risultano molto divisi da una questione fondamentale quale è l’atteggiamento da assumere nei confronti della Russia di Putin. A questo punto Macron se c’è batta un colpo anche perché quelli che ha dato sulla Nato e su Taiwan, parlando con Xi Jinping, sono molto sconcertanti.
Fabrizio Cicchitto