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Lettere

I pieni poteri più pericolosi non li hanno i politici, ma i magistrati

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Odore stantio di masseria.
Giuseppe De Filippi


Al direttore - Caro Cerasa, sembra che qualcosa inizi a muoversi per il corretto inquadramento della vexata quaestio del controllo concomitante della Corte dei conti. Stupisce che finora nessuno abbia fatto riferimento agli articoli della Costituzione 100 e 103 sui poteri della Corte. Le norme, che ne sottolineano l’indipendenza, attribuiscono a questo organo il controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo e quello successivo sulla gestione del bilancio dello stato. In primis, occorre chiarire se il controllo concomitante rientri in una delle due fattispecie. Se si conclude che esso è riconducibile al riscontro preventivo, allora la sua concreta introduzione con la relativa disciplina non può non essere oggetto di una norma che, dunque, si sarebbe obbligati a emanare per attuare la previsione costituzionale. A conclusioni opposte si arriverebbe, invece, se il controllo in questione non fosse “dovuto” per applicare la Carta nello specifico punto, ma rispondesse solo a una valutazione che una parte dello schieramento politico, non il governo e la maggioranza, potrebbe ritenere fondata sul buon andamento e l’imparzialità della Pubblica amministrazione. Insomma, occorrerebbe sgomberare il campo, prima di passare eventualmente a un confronto sullo stretto versante politico. Con i migliori saluti. 
Angelo De Mattia

Sul tema della Corte dei conti c’è un dettaglio segnalato giorni fa da Sabino Cassese su questo giornale. E il dettaglio è questo: il giorno dopo l’annuncio dell’emendamento che avrebbe limitato i poteri della Corte dei conti, l’Associazione dei magistrati della Corte ha richiesto al governo l’istituzione di un urgente “tavolo di confronto”. Basta questo dettaglio per inquadrare un problema più ampio: quando un corpo dello stato sceglie di muoversi rispetto allo stato che rappresenta come se fosse un sindacato, quel corpo dello stato dimostra di essere diventato qualcosa di simile a una corporazione. E quando un corpo dello stato si comporta come un sindacato nei confronti dello stato che dovrebbe rappresentare, dando dunque l’impressione di dover rappresentare qualcosa di diverso dal singolo interesse dello stato, quel corpo dello stato, come dice Cassese, dimostra di compiere, senza accorgersene, atti di una “gravità straordinaria”. I pieni poteri più pericolosi per l’Italia oggi non si trovano fra i politici: si trovano tra i magistrati. 


Al direttore - Consiglio non richiesto a Elly Schlein: lunedì, aprendo la direzione del Pd, legga il testo del discorso di Mario Draghi su Ucraina e inflazione al Mit di Boston. Il dibattito potrebbe trarne un discreto giovamento.
Michele Magno

Sull’Ucraina, nessun dubbio. Ich bin ein draghianer. Ma anche un po’ melonianer.
 

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