lettere al direttore
Quando il diritto di sputtanamento è spacciato per diritto di cronaca
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Il procedimento penale che coinvolge uno dei figli del presidente del Senato è destinato purtroppo ad attirare, ancora per lungo tempo, una irrefrenabile curiosità mediatica. Al di là della sua indiretta rilevanza pubblica, è proprio la natura estremamente intima degli accadimenti narrati a rappresentare, per estremo paradosso, la sicura garanzia del suo successo “commerciale”. Per quanto intrinsecamente superficiale e falsificatoria, la quotidiana narrazione “in diretta” degli sviluppi dell’inchiesta e delle peculiarità dei suoi protagonisti continuerà pertanto ad attrarre il pubblico fino alla nausea. Nulla, ovviamente, che abbia davvero a che fare con il giornalismo, ma solo con una consolidata capacità “professionale” di trasmettere, al maggior numero di lettori possibile, l’irresistibile sensazione di poter guardare in casa d’altri dal buco della serratura. Era già accaduto a Roma, per una festa tristemente segnata da quello che è stato ribattezzato come lo stupro di Capodanno, e sta accadendo adesso a Milano: in entrambi i casi con effetti che si riveleranno esiziali su tutte le persone coinvolte, oltre che sulle loro famiglie. E in questo caso, nel quale la notizia sembrerebbe essere stata addirittura proposta alla stampa “quasi in contemporanea” con l’avvenuto deposito della denuncia, anche con gravi rischi di condizionamento per una indagine già di per se stessa estremamente delicata. Tutto questo è ovviamente vietato dalla legge, e tutti coloro che hanno rivelato informazioni segrete (o che le riveleranno nei prossimi giorni) dovrebbero essere chiamati a risponderne in sede penale, ma potrà purtroppo continuare ad accadere serenamente nel nostro paese senza che nessuno intervenga. E anche i diretti interessati, destinati a diverso titolo a esserne verosimilmente travolti sotto ogni aspetto, sembrano a loro volta alimentare – volontariamente o involontariamente – questo drammatico cortocircuito, del quale nessuno sembra più stupirsi veramente: è la stampa, bellezza. Così, proprio sotto il cappello del diritto di cronaca, si acuisce ulteriormente la squallida deriva di una società virtuale e voyeuristica che sembra aver smarrito qualsiasi riferimento.
Luigi Compagna
Il diritto di sputtanamento spacciato per diritto di cronaca. La dittatura del tribunale del popolo spacciata per giusto processo. La logica dello scalpo spacciata come vaccino contro i presunti mostri. Quando il voyeurismo si impossessa della giustizia, lo stato di diritto di solito si trasforma in un circo. All’interno del quale le accuse diventano automaticamente condanne e all’interno del quale i teoremi valgono più delle prove. E’ l’ordalia, bellezza.