Foto Epa, via Ansa

lettere al direttore

Anche sull'ambiente, viva l'ottimismo contro i catastrofisti

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ringrazio per l’articolo di Micol Flammini sulla pazienza. Un insegnamento per tutti. Grazie e buon lavoro.
Paolo D’Anselmi

   


   

Al direttore - Ho letto il bell’articolo di Roberto Volpi sul Foglio di oggi e seguo con attenzione, stima e quasi sempre condivisione quanto spesso dite in fatto di conservazione. Premetto che mi occupo di natura e di come conservarla – fra l’altro con la creazione, cinquant’anni fa, dell’Oasi di Sant’Alessio e ora con progetti in Ecuador – da sessantacinque anni e più. Sfugge a tutti il fatto fondamentale. Ci accusano di distruggere il mondo e non si rendono conto che da oltre cinquant’anni l’uomo – dovrei dire l’uomo occidentale, ma lasciamo perdere – sta dedicando importanti risorse alla conservazione della natura. E che così facendo va contro le leggi stesse inculcateci dall’evoluzione, secondo la quale ogni essere vivente considera il resto del mondo come a sua disposizione, per sfruttarlo o, se gli va, distruggerlo. Nessun essere vivente infatti ha mai dedicato qualcosa di sé alla conservazione della natura. E meno che mai l’uomo del passato, cui spettano tutte le grandi estinzioni, spesso volute.
Harry Salamon 
direttore dell’Oasi di Sant’Alessio

E’ un punto fondamentale questo. L’ecoansia nasce anche dall’incapacità di saper raccontare quello che gli uomini fanno per curare la natura. Per prendersene cura. Per conviverci. Per governare i fenomeni avversi. E la tentazione di non raccontare quello che si fa non è una sbadataggine. E’ figlia della volontà da parte dell’esercito degli allarmisti di alimentare il catastrofismo. E alimentare il catastrofismo è l’unico modo per trasformare le battaglie sull’ambiente in armi utili a giustificare le proprie ideologiche battaglie politiche. Viva l’ottimismo. Anche sull’ambiente.
 

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