lettere al direttore
Lode alla politica sana, che non cerca alibi né evoca congiure
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - A proposito della tassa sui cosiddetti extraprofitti delle banche, visti i pesanti prevedibili rilievi della Bce e le contestazioni, innanzitutto sotto il profilo giuridico, dell’Abi, ci si dovrebbe chiedere, da parte del governo, se sia valsa la pena di non informare la stessa Assobancaria, prima di emanare la norma contenuta nel decreto “Asset”, e di non chiedere il preventivo parere della Banca d’Italia, almeno per gli aspetti tecnici. Una presunta autosufficienza deve fare i conti con l’einaudiano “conoscere per deliberare” che esige competenza prima di decidere e, per esempio, non conduce a stabilire di tassare, non certo con avvedutezza, il margine d’interesse e non accorgersi di tassare anche il rendimento dei titoli pubblici. Proprio la vitale raccolta di risparmio da parte del Tesoro. Ora, con la serie di emendamenti presentati al Senato, si riavvolge il nastro. Ma non sarebbe stata una prova di saggezza agire per tempo? Perché si finisce con il costringere ad agire “de damno vitando”, quando ci si potrebbe meglio dedicare a costruire?
Angelo De Mattia
A proposito di Einaudi. Segnalo una splendida citazione fatta ieri dal capo dello stato, Sergio Mattarella, nel corso dell’assemblea di Confindustria. “E’ necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché sé stessi”. Il messaggio del presidente della Repubblica, anche se ovattato, è chiaro: la politica sana, con la testa sulle spalle, non è quella che cerca alibi, non è quella che evoca congiure, non è quella che gioca con i capri espiatori, non è quella che promuove la logica dello scalpo ma è quella che sceglie di scommettere sulla responsabilità senza usare il complottismo per sfuggire dalla realtà. A buon intenditor poche parole.
Al direttore - Non c’è futuro senz’acqua. Ma in futuro avremo sempre meno acqua disponibile. Non solo per le esigenze idropotabili dei cittadini. Ma anche per i fabbisogni delle imprese (agricole e industriali) e per la produzione di energia idroelettrica, l’unica fonte rinnovabile programmabile e quindi asset strategico per la sicurezza e la flessibilità del sistema energetico del paese. La disponibilità abbondante di acqua consente all’Italia di generare il 18 per cento del proprio pil, qualcosa come 320 miliardi di euro l’anno. Una volta e mezza il Pnrr. Eppure l’acqua è un bene a rischio, come denunciato dall’Onu. Siamo abituati a considerare l’acqua un bene inesauribile. Questo ci ha portato a darla per scontata, a sminuirne il valore e, in definitiva, a non prendercene abbastanza cura. Mai come oggi serve dunque un cambio di rotta. Per questo insieme a The European House-Ambrosetti abbiamo realizzato lo studio “Acqua: azioni e investimenti per l’energia, le persone e i territori”. Un’analisi che non solo mette in luce le criticità del nostro sistema idrico ma indica anche le azioni che possiamo da subito mettere in atto per superare l’emergenza, recuperare acqua per le esigenze di famiglie e imprese e rilanciare l’idroelettrico. Per decenni abbiamo sotto-investito nelle infrastrutture idriche e, nonostante l’inversione di tendenza degli ultimi anni, serve un ulteriore sforzo per colmare il gap di investimenti di oltre 20 euro/anno per abitante che ci separa dalla media europea di 78. Il dossier individua alcune precise linee di intervento: un pacchetto di investimenti da 48 miliardi di euro in 10 anni in grado di generare ricadute economiche positive per ulteriori 77 miliardi. Con leve precise: riuso, riduzione degli sprechi e recupero sono le parole chiave che potrebbero consentire all’Italia di avere a disposizione altri 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua, più di quanto perso nel 2022 (dei 36 miliardi di mc persi, quelli “consumabili” dall’uomo sono stati infatti 7,1). Lo studio stima che dal riuso dell’acqua depurata, soprattutto in ambito agricolo, si possano recuperare 5,4 miliardi di mc, realizzando nuovi depuratori nei territori oggi ancora scoperti; altri 1,6 miliardi di mc si possono ottenere da un massiccio intervento contro le perdite (in media viene sprecato oltre il 40 per cento dell’acqua immessa in rete) e riducendo i consumi (siamo il secondo paese europeo per prelievi, ben 156 mc pro capite l’anno, e siamo i primi per consumo di acqua in bottiglia); 2,5 miliardi di mc arrivano infine da nuove infrastrutture per la raccolta delle acque meteoriche (oggi riusciamo a trattenerne solo l’11 per cento). E’ fondamentale concentrare gli sforzi di tutti – istituzioni, imprese, cittadini – su una gestione attenta e virtuosa di questo bene primario. Bisogna investire molte risorse, ma ci sono aziende pronte a farlo, se messe nelle giuste condizioni.
Renato Mazzoncini, amministratore delegato A2A