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LETTERE

I comuni faranno da sé per aumentare le licenze dei taxi. Speriamo

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Si dice che i leader della lista pacifista di Michele Santoro parteciperanno alla prossima edizione del “Grande Fratello Vip”.
Michele Magno

Non gli conviene: troverebbero il nostro adorato Giampiero Mughini a mordergli le caviglie. 


Al direttore - Le elezioni in Repubblica Slovacca, anche se circoscritte nella tormentata storia del paese, sono il primo bagno di realtà in vista delle elezioni europee. E’ stata la prima elezione in cui l’invasione russa del territorio ucraino ha inciso in maniera determinante, consegnando la vittoria relativa a una forza che ha proposto un disimpegno verso gli aggrediti. E’ stata la prima elezione, dopo l’Ungheria e poco prima delle elezioni in Polonia, in un paese confinante con la regione interessata dal conflitto. E’ stata un’elezione in cui la postura ideologica di Orbán nei confronti dell’Unione e del ritorno al nazionalismo ha tracimato i confini nazionali. Si ha la sensazione di un ritorno alla “solita” Europa frenata dagli egoismi nazionali. Se il voto alle prossime europee avverrà in questo clima, l’Unione avrà ben poche speranze di percorrere quell’ultimo miglio che ancora la separa dal suo compimento. Ruolo del Parlamento, diritto di veto, unione fiscale, politica industriale, politica estera e di difesa saranno i capisaldi su cui chiedere un mandato chiaro ai cittadini europei. Anche sull’Ucraina. Sottovalutare il peso che la propaganda russa ha nelle nostre democrazie è esiziale. Così come separare il sostegno agli aggrediti dal desiderio di pace dei cittadini europei. Sostenere l’Ucraina è la pace. Perché la guerra sta dall’altra parte, dalla parte dell’aggressore. Sostenere l’Ucraina è l’Europa. Perché tutto quello che è contro l’Europa sta dall’altra parte, dalla parte di chi non nasconde l’odio verso il nostro sistema di valori aperto e plurale. Il nostro sostegno è la nostra politica estera, è quello che determina le nostre relazioni internazionali, è la nostra sicurezza e indipendenza, è la nostra strategia di pace e di diritto internazionale. Per il Pse il minimo da pretendere è che Robert Fico sia dichiarato incompatibile con la nostra storia e con il nostro futuro. E’ una presa d’atto, neanche una decisione. Andava certamente fatto prima, come chiesto nel 2015 dalla delegazione italiana, e sicuramente dopo le responsabilità politiche connesse all’omicidio di Jan Kuciak e Martina Kušnírová. I partiti e i gruppi parlamentari europei saranno chiamati ad assumere decisioni non più rinviabili: la più importante è quella di diventare veri partiti europei con l’impegno a una sostanziale cessione di sovranità delle delegazioni nazionali. Se buona parte della vita dei cittadini è condizionata dalle scelte assunte a Bruxelles, l’attuale lontananza dei partiti nazionali dai luoghi della decisione pesa enormemente sulla qualità della democrazia europea.
Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, Pd

Vero, cara Picierno. Così come è vero però che in Europa, e al Parlamento europeo, negli ultimi mesi è stato proprio il Pd a mostrare segnali di cedimento sull’Ucraina. L’ultimo caso è stato a giugno, se non ricordo male, quando con la proposta di legge per l’aumento della produzione di munizioni e missili per compensare le forniture dirette all’Ucraina il Pd si è diviso in tre. La sua linea è chiara ed è giusta. Mi chiedo se sia esattamente anche la linea del suo segretario. Grazie e in bocca al lupo.


Al direttore - Mi aiuti a capire, caro Cerasa, perché si continua a considerare di destra lo spot di Esselunga? Non solo non si tratta di una famiglia felice, ma nulla lascia intendere che i genitori siano stati sposati; né è dato capire come sia avvenuta a suo tempo la procreazione della bambina della pesca. La sola circostanza plausibile sembra essere l’attitudine eterosessuale del padre e della madre di Emma (che inoltre non si definiscono genitore 1 e genitore 2). Basta questo in Italia per essere di destra?
Giuliano Cazzola


Al direttore – Taxicrazia a Roma. La ballata degli inetti: sindaco, consiglio comunale, partiti, sindacati, autorità della concorrenza, magistratura e servizio pubblico, associazioni utenti.
Massimo Teodori

Una risposta buona, in verità, la può trovare nella lettera successiva.


Al direttore - Sull’attuale tema delle licenze taxi la città di Roma è in prima linea. In un periodo storico in cui l’intermodalità dei mezzi di trasporto è diventata fondamentale, avere un servizio taxi efficiente ed efficace è fondamentale per migliorare la mobilità urbana. Per questo sosteniamo pienamente la proposta di introdurre tante nuove licenze taxi, considerando anche come sono cambiate le abitudini degli italiani dopo la pandemia. Un cambiamento importante del modo di muoversi che necessita di implementare i servizi, soprattutto nei momenti di maggiore afflusso turistico e secondo i reali bisogni della città. Nonostante il decreto legge nazionale che martedì verrà convertito in legge non aiuterà i comuni a utilizzare procedure semplificate per il rilascio delle nuove autorizzazioni, i comuni sapranno sopperire alle carenze della normativa giungendo all’obiettivo dell’aumento dell’offerta di servizio prevista fino al 20 per cento (che a Roma significherebbero 1.700 nuove licenze) anche attraverso i soli strumenti ordinari.
Lorenzo Marinone, consigliere comunale e delegato del sindaco alle Politiche giovanili

Sperèm!

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