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Lettere

Il circo mediatico esiste, ma la giudice di Catania non c'entra

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Quando ero un bambino la nonna, bracciante agricola, soleva dirmi con tono ispirato che io da grande avrei visto il socialismo. Ora da nonno racconto ai miei nipoti che loro, da adulti, attraverseranno lo Stretto di Messina su di un ponte.
Giuliano Cazzola

Siamo pronti a diventare per un giorno ultrà del salvinismo, e siamo pronti anche a fare caroselli e a offrire cannoli a tutti, se questo governo riuscirà a mettere il primo mattoncino del Ponte. Lo capiremo presto però. Lo capiremo dalla prossima legge di Bilancio. E si accettano scommesse: Meloni, per il ponte amato da Salvini, stanzierà qualcosa oppure no? Se avete qualche sospetto, è più che fondato. Ma chissà.


 

Al direttore - Vedo diversi esponenti della maggioranza esultare per il fatto che nella giornata di martedì vi è stata “una raccolta record per la seconda emissione dei Btp Valore”, nella prima giornata di collocamento ha raccolto 4,76 miliardi di euro. Vedo però poche persone ricordare che il tasso con cui il titolo è stato messo sul mercato è molto alto. Qualcuno spiegherà che registrare aste da record con tassi molto alti è più un sintomo di un problema che di una virtù?
Andrea Pellizzoni

E’ quello che scriviamo oggi a pagina tre. Questo governo si basa su un presupposto pericoloso e spericolato. Scommettere sul fatto che verrà preso sul serio quando dice e fa cose serie e scommette sul fatto che non verrà preso sul serio quando dice e fa stupidaggini. Finora l’equilibrio ha funzionato. Ma cosa succederà se coloro che ogni giorno devono acquistare il nostro debito pubblico inizieranno a prendere sul serio il governo anche quando dice e fa stupidaggini? Il confine è labile e il rischio di superarlo c’è. E i tassi dei titoli di stato indicano che qualche preoccupazione inizia a esserci. Urge campagna su un fronte delicato: l’affidabilità-tà-tà.


 

Al direttore - Caro Cerasa, se cerco su di un vocabolario il significato della parola “democrazia” trovo la segue definizione: “Forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti.”. Se poi vedo il potere illimitato e senza responsabilità alcuna di cui gode la magistratura nel nostro paese mi rendo conto che tale potere rappresenta la negazione del concetto di democrazia. Se infatti una legge dello stato non viene applicata dai magistrati vuol dire che non siamo in democrazia ma in uno stato autoritario controllato dai magistrati. Forse mi sbaglio, ma ho la netta sensazione che in Italia la sovranità non appartenga al popolo come dice la Costituzione ma bensì alla magistratura. Mi sembra che i magistrati che dovrebbero applicare la legge siano invece essi stessi la legge per cui, se lo vogliono, decidono ignorando del tutto le leggi fatte da un Parlamento democraticamente eletto grazie alla loro totale irresponsabilità. Certe sentenze sono un attentato al concetto di democrazia e costituiscono tentativi di imporre uno stato autoritario dove pochi “eletti” vogliono imporre la loro volontà alla maggioranza dei cittadini e dei loro rappresentanti.

Pietro Volpi 

Il tentativo di alcuni magistrati di portare acqua al mulino delle Repubblica giudiziaria esiste ed esiste da anni. Ma la battaglia contro gli ingranaggi del circo mediatico giudiziario è una cosa seria e non andrebbe sputtanata. E quando un governo usa l’arma del complotto dei magistrati a caso, senza ragioni, significa che quel governo sta scegliendo di mandare in vacca anni di sana, giusta e sacrosanta lotta contro la repubblica delle manette. Una Repubblica fondata sui magistrati ideologizzati decisi a usare ogni strumento per abbattere il governo di turno. Non è il caso della giudice di Catania, lolanda Apostolico. Leggete oggi i nostri articoli, di Antonucci e Mirenzi.

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